C’è un angolo di Manhattan in cui, in un giorno di sole, il dolore ha stritolato anime e luoghi. Cosa avvenne l’11 settembre del 2001 lo ricorda il mondo intero. Ma ci sono storie nelle storie. E trasformazioni.
Andiamo a Cedar Street. Al numero 155. E voliamo nel tempo, fino al 1916. Qui, in una piccola casetta a schiera, usata come taverna, fu fondata la Chiesa greco-ortodossa di San Nicola. Il luogo è lo stesso in cui a fine ‘800 alcuni immigrati greci realizzarono una casa di comunità. Un riferimento per tutti coloro che arrivavano in America dopo aver attraversato l’Atlantico senza sapere che cosa avrebbero trovato dopo settimane in mare e dopo soste più o meno lunghe a Ellis Island.
Negli anni, quell’area si è trasformata in un immenso centro finanziario, ma lei, la chiesetta di San Nicola, era sempre lì, aperta a chiunque cercasse una tregua spirituale dalla frenesia di un mondo in rapida crescita. Poi, nel giorno in cui l’orrore inghiottì Manhattan, creò voragini e portò con sé migliaia di vite, la chiesetta sparì, travolta dal crollo della Torre 2 del World Trade Center.
In quel momento, per fortuna, non c’era dentro nessuno. Ma l’angoscia, spessa come una fitta nebbia, non aveva risparmiato nemmeno chi da quel terribile attentato si salvò. Dell’antica struttura non rimase nulla se non qualche piccolo oggetto recuperato nell’area di Cedar Street. Poi, nel 2010, sono stati trovati i resti di una nave proprio laddove sorgeva la chiesetta.

Una coincidenza? Per chi ha fede no, perché San Nicola è il Santo patrono dei navigatori. E così si è fatta sempre più forte l’idea di costruire la nuova Chiesa di San Nicola.
Di questo gioiellino architettonico stanno già parlando le riviste settoriali di tutto il mondo. Si, perché a firmare il progetto è stata l’archistar Santiago Calatrava che, a due passi da lì, ha realizzato anche l’Oculus, immensa stazione ferroviaria che collega la città con il New Jersey e con diverse linee della metropolitana, ma anche centro commerciale la cui struttura esterna ricorda due grandi ali di gabbiano.

La nuova chiesa è costata ben 85 milioni di dollari. E ci sono ispirazioni lontane, come al mosaico della Grande Moschea di Hagia Sophia di Istambul. Ma non è l’unico studio, perché è stato valutato anche il rapporto tra architettura bizantina e numeri, soprattutto in relazione alla cupola, che ha 40 nervature, esattamente come quella di Santa Sofia. E la facciata è in marmo pentelico, lo stesso usato per realizzare il Partenone. Lo ha donato il governo greco. I murales che si trovano all’interno della struttura sono stati dipinti da un monaco, Padre Loukas di Xenophontos. In uno c’è San Nicola che aiuta un uomo che sta annegando in acque agitate. In un altro, il saluto di Gesù ai soccorritori dell’11 settembre.
La chiesa di San Nicola non è più accessibile da Cedar Street ma si trova nella vicina Liberty Street, al numero 130. E’ in una sezione sopraelevata del Liberty Park e si affaccia sulla piazza commemorativa dell’11 settembre. Chi si trova a New York in questi giorni deve sapere che riaprirà il 14 gennaio, poi è visitabile tutti i giorni, tranne il martedì.