All’Istituto Italiano di Cultura di New York approda una pianista d’eccezione. Venticinque anni, Ying Li è la vincitrice del Premio Internazionale Antonio Mormone e dello Young Concert Artists Susan Wadsworth International Auditions. È stata premiata in altri importanti concorsi internazionali e ha suonato come solista con orchestre come la Philadelphia Orchestra e l’Orchestra dell’Accademia del Teatro alla Scala.
La musica non è solo suono e tempo (il battito del metronomo), ma spazio. Esiste una geografia musicale che è fatta di tradizioni, di consuetudini, di valori compositivi ed espressivi. Il pianismo russo è stato molto diverso da quello americano e da quello italiano che ha particolari caratteri di limpidezza, fedeltà al testo, controllo espressivo.
Ma nell’era globale anche la geografia diventa fluida, i confini si ammorbidiscono, le tradizioni si mescolano. Prendiamo proprio il caso di Ying Li. Nasce in Cina e a soli cinque anni inizia a studiare presso il Conservatorio Centrale di Pechino.
Poi lo spazio si allarga. Nel 2012 Ying Li si trasferisce a Philadelphia per studiare al Curtis Institue of Music con Jonathan Biss e Seymour Lipkin (allievo della scuola mitteleuropea di Rudolf Serkin and Mieczysław Horszowski). Dopo il Curtis, viene la Juilliard School di New York, dove Ying Li si perfeziona sotto la guida di Robert McDonald.
E per completare l’orizzonte, ecco la vittoria al Premio Internazionale Mormone, tutto italiano, organizzato in forme innovative dalla Società dei Concerti di Milano, con una giuria d’eccezione presieduta da Evgeny Kissin e da Enrica Ciccarelli Mormone Matthieu Mantanus.
Nella sua presentazione della premiata, Enrica Ciccarelli spiega così le ragioni del premio e l’impostazione del concorso:
Una delle caratteristiche più innovative del Premio è di essere un incubatore di talento. A differenza degli altri premi che concentrano le prove in un breve lasso di tempo e in un unico spazio, il nostro è un premio “itinerante” e dilatato nel tempo. Gli ammessi sono valutati durante esibizioni pubbliche a Milano cui si aggiunge un ricco calendario di appuntamenti aperti al pubblico. Non solo il premio, ma la giuria diventa così “ itinerante” dato che alcuni dei suoi membri assistono in forma anonima alle esibizioni pubbliche dei candidati nelle varie sale concertistiche nel mondo.
Questa è l’Italia del passato e insieme del futuro. Un luogo di creazione e di promozione dell’eccellenza. Un centro di riferimento per una cultura “italica” (come la definirebbe Piero Bassetti) che non dimentica il radicamento locale, ma sa coinvolgere un uditorio globale.
A testimonianza di questa vibrante italicità l’Istituto di Cultura – ci dice il direttore Fabio Finotti – è fiero di ospitare Ying Li e di diventare anche in futuro una delle sedi in cui si svolgeranno i concerti del Premio Mormone.
Il programma del concerto parla di “italicità” nel modo più entusiasmante possibile. Si va al “Concerto italiano” scritto da un genio che ha amato l’Italia profondamente, pur non essendoci mai stato (Bach) alla grandiosa parafrasi che Liszt dedica a un altro monumento della cultura nazionale: il Rigoletto di Verdi. Viva l’Italia insomma che sa parlare tutte le lingue del mondo.