Alex Katz: Gathering. È questo il titolo della magistrale retrospettiva, visitabile fino al 20 febbraio 2023, organizzata dal Museo Solomon R. Guggenheim sulla carriera di uno dei più importanti artisti americani ancora in vita. La mostra comprende dipinti, schizzi a olio, collage, stampe e opere “ritagliate”
Nato nel 1927 a Brooklyn, Alex Katz cresce con la famiglia a St. Albans, nel Queens, dove viene incoraggiato dai genitori a perseguire i suoi interessi per l’arte e la poesia. Si trasferisce successivamente nel Maine, dove frequenta la Skowhegan School of Painting and Sculpture. Sono questi gli anni in cui si avvicina alla pittura realista, fondamentale per il suo sviluppo e tutt’oggi punto fermo delle sue pratiche.

A New York e sulla costa del Maine trascorre la vita: due luoghi da cui estrapola i soggetti delle sue opere spaziando dal ritratto, alle scene di vita quotidiana fino ad arrivare al paesaggio.
Percorrendo la grande chiocciola del Guggenheim, progettata dal celebre architetto Frank Lloyd Wright, la mostra si apre con gli schizzi intimi dell’artista che ritraggono i passeggeri della metropolitana di New York e culmina con i paesaggi estasianti e immersivi del Maine che hanno dominato la produzione di Katz negli ultimi anni.
Da sempre affascinato dalle dinamiche del tessuto sociale della città, già nel suo primo periodo di produzione la narrazione dei dipinti si svolge attraverso la rappresentazione di diversi soggetti, che l’artista stesso chiama “composizione di persone”.
A partire dalla seconda metà degli anni Cinquanta, Katz abbraccia la ritrattistica, genere che in quegli anni era stato abbandonato a favore del maggiore dinamismo formale dell’Espressionismo Astratto di Jackson Pollock e Willem De Koenig.
A ispirarlo è la sua cerchia sociale più immediata: una costellazione di artisti, poeti e ballerini nei loro loft industriali nel centro di New York.

Le pennellate di questo periodo sono inconfondibili: vivaci e immediate, per rappresentare i suoi soggetti solo esteriormente, senza considerare il loro scavo psicologico. “Non chi sia la persona o cosa significhi per me, ma solo come appare”.
Qualsiasi riferimento al paesaggio o all’ambientazione viene ridotto al minimo, i personaggi si stagliano su fondi bianchi o monocromi.
Nel 1957, Katz incontra l’affermata biologa ricercatrice italo-americana Ada Del Moro, che diventa nel giro di pochi anni moglie e personaggio principale di oltre mille delle sue opere.
L’avvento delle riviste, dei cartelloni pubblicitari e degli schermi cinematografici lo portano nei primi anni Sessanta a riconsiderare il suo stile. Un dipinto deve riflettere il tempo della sua realizzazione. “La gente guarda i miei dipinti – racconta Katz – con gli occhi allineati dalla visione di film e fotografie delle riviste.
I soggetti diventano quindi via via sempre più grandi, come lo zoom di una macchina fotografica, così che l’attenzione dello spettatore viene portata sul dettaglio dei volti e la loro espressione.
Sia che affrontino singoli individui o gruppi sociali, i ritratti di Katz documentano una comunità in continua evoluzione. Nell’evocare uno scambio di sguardi tra amici o un fascio di luce filtrato attraverso gli alberi, l’artista ha sempre cercato di registrare “le cose veloci che passano”, comprimendo il flusso della vita quotidiana in una vivida esplosione di percezione ottica.