Quando un gruppetto di ragazzi con marcato accento latinoamericano ha affollato l’angolo di strada tra Junction Boulevard e la 32esima Avenue nel Queens, Jennifer – un’infermiera di 36 anni che abita nei dintorni – ha voluto portare loro dei vestiti e offrirgli una cena a base di Domino’s Pizza.
Erano tutti migranti, buona parte dei quali arrivati a New York su qualcuno dei pullman organizzati dal governatore GOP del Texas Greg Abbott per protestare contro il Governo federale per gli incontrollati flussi migratori al confine meridionale.
La maggioranza di loro portava uno zainetto, altri anche una valigia, lanciando occasionalmente qualche occhiata all’orizzonte per controllare l’arrivo di un altro pullman – questa volta diretto a sud-est, in Florida.
A chiedergli di partire è stata una tale chiamata Camila, componente di una non meglio precisata “organizzazione”, che si è presentata nei pressi del loro shelter con dei volantini inequivocabili: 15 dollari all’ora, straordinari pagati e 15 dollari per il cibo al giorno. Il loro compito? Ripulire il Sunshine State dalle macerie provocate dall’uragano Ian.
“Vado lì per il lavoro. Per noi migranti è stato difficile trovare lavoro qui a New York, per questo molti di noi sono partiti”, ha rivelato uno di loro al New York Post. Una donna dice invece di essere venuta a conoscenza della misteriosa offerta di lavoro grazie alle chat di gruppo dei migranti. Un richiedente asilo, anche lui venezuelano, sostiene che un centinaio di persone avrebbero già lasciato il rifugio per senzatetto sulla 30esima strada a Manhattan in direzione Tampa e zone vicine.

Rimane però ignoto il datore di lavoro. Chi è Camila? A quanto pare non lavora a City Hall, dato che le autorità cittadine hanno fermamente negato di aver organizzato trasporti extra-Stato. Né all’Agenzia federale per la gestione delle emergenze (FEMA), che ha smentito qualsiasi coinvolgimento. Eppure, nonostante il rischio-truffa, sono decine quelli che partono ogni sera.
Il perché lo spiega bene uno di loro: “È difficile ottenere documenti per lavorare qui”. E così i pullman diventano per loro metafora di redenzione dopo i “viaggi della vergogna” dal Texas, di riscatto sociale, e, soprattutto, di dignità.
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