Così come l’apertura degli idranti in una giornata bollente significa a New York l’arrivo dell’estate, così i marciapiedi caldi e le spiagge di nuovo affollate segnano il ritorno di una tradizionale bevanda alcolica e fruttata: lo schiaccianoci.
Fresco, illegale e colorato, è il cocktail estivo più amato dai newyorkesi. La ricetta varia da un fornitore all’altro, ma gli ingredienti principali sono il liquore – vodka, rum, tequila o cognac – mescolato con Kool-Aid o caramelle. Responsabile di briose sbornie per la sua irresistibile dolcezza e confezionato in tozze bottiglie di plastica, si gusta congelato nei parchi, sul bagnasciuga o agli angoli delle strade.
Quest’anno, contrariamente alla scorsa estate – quando gli articoli più richiesti erano guanti, mascherine e disinfettanti per le mani –, i venditori degli schiaccianoci registrano un record di vendite, nonostante l’allarme per il sovrapprezzo ($15 a bottiglia contro i $5 degli anni pre-pandemia) dovuto all’incremento nazionale del valore dell’alcol. “L’inflazione ha raggiunto anche loro, mi ricordo quando, un tempo, $10 era una cifra astronomica”, ha scritto un consumatore, Mario Ismailanji, su Twitter. Lo conferma Prince Lewis, 33 anni, che vende i suoi drink per $15 a Prospect Park tutto l’anno. “Nei giorni di maltempo o addirittura di neve, ne vendo solo uno o due. Ma in un fine settimana estivo, come quello passato, supero anche i 1.000 dollari”.

Lo schiaccianoci ha un ricco significato culturale, e anche se i dettagli variano a seconda della persona a cui si chiede, si concorda sul fatto che sia stato creato nel 1993. José Chu – che lavorava come manager tra la 101esima strada e Broadway, al Flor de Mayo, un noto ristorante cinese-latino – si attribuisce il merito di averlo inventato. Ha dichiarato a GrubStreet, nel 2019, di aver ideato il nome della bevanda dopo aver visto una pubblicità del New York City Ballet, mentre preparava un cocktail improvvisato – composto da Bacardi 151, Southern Comfort, Amaretto, succo d’ananas, granatina e Rose’s Sour Lime – con l’aiuto di uno spacciatore locale, di nome Juice.
Diversi anni dopo, nel 1999, Fatyuil, una giovane parrucchiera, della Repubblica Dominicana, venuta a conoscenza della mitica bevanda e stanca del suo lavoro, riuscì ad appropriarsi della ricetta, e nel suo appartamento di St. Nicholas Avenue creò una versione rivisitata che vendeva per pochi dollari. L’idea fu vincente e la bevanda divenne un fenomeno clandestino. Gli imprenditori dominicani-americani, parrucchieri ed ex detenuti, videro presto un’opportunità e iniziarono a commercializzare gli schiaccianoci nelle bodegas, dai barbieri, alle parate e agli incroci più trafficati.
Così, oggi, sotto i grattacieli della Grande Mela, i commercianti (soprattutto immigrati e persone di colore) di questa vivace microeconomia fanno a gara per guadagnarsi da vivere. La licenza per la vendita di bevande alcoliche nello Stato di New York è rilasciata – dalla Liquor Authority – solo se la distribuzione avviene all’interno di un locale. Le vendite in strada, quindi, sono illegali e punibili con una multa (dai 250 ai $500) o una notte di detenzione. “Gli scontri con la polizia, avvengono di frequente sulle spiagge della città”, racconta l’avvocato Todd Spodek. “Gli agenti perquisiscono e confiscano i prodotti soprattuto di uomini neri, e sono proprio le attività commerciali sul lungomare a lamentarsi perché temono per i loro profitti”.
Secondo il professore di sociologia della NYU, Jacob Faber, questa disuguaglianza accentuata da una politica protettiva per i negozi indipendenti “è stata creata da trasferimenti intergenerazionali di ricchezza che hanno escluso le persone di colore e hanno portato a un accesso disuguale al capitale e all’imprenditorialità”.

Il 2019 è stato l’anno con maggior controlli e arresti da parte del Dipartimento di Polizia di New York. “In nove anni è stata l’estate peggiore che abbia mai vissuto”, ha detto Dee, 40 anni, una venditrice di schiaccianoci di Brooklyn che ha chiesto di non rivelare il suo cognome. “È solo un altro modo per prenderci di mira”. “Se non vendo schiaccianoci, non posso pagare l’affitto. Non ho scelta”. E aggiunge, “tutti i giovedì, non appena finisco di lavorare come disinfestatrice inizio la mia impresa illegale”.
Therese Nelson, chef e storica culinaria nera che vive a East Harlem, ha affermato che, nonostante le leggi sugli alcolici siano chiare e vadano rispettate, “criminalizzare i venditori neri e ispanici senza mirare a comprenderli o ad aiutarli, alimenta il divario tra le forze dell’ordine e le comunità di colore”.
Con la pandemia il panorama dei cocktail di strada ha subito uno scossone: mentre i venditori ambulanti continuano a non avere diritto per le licenze e svolgono le loro attività illegalmente, una nuova legislazione ha permesso ai ristoranti di vendere cocktail da asporto. Così è nata una emulazione spietata dei drink di strada e il mercato è diventato fortemente concorrenziale. “Abbiamo fatto tutto il lavoro sporco per renderlo popolare, e ora chi ha i soldi e i mezzi sta capitalizzando quello che abbiamo costruito”, ha detto un venditore di schiaccianoci che si fa chiamare solo J.R..
Le reazioni dei venditori senza licenza, a questo fenomeno, sono state di due tipi: da una parte, c’è chi continua a eludere e confondere le regole, grazie all’apertura di profili anonimi su Instagram, attraverso cui organizzano le vendite (la piattaforma social ha centinaia di account e i pagamenti vengono effettuati tramite Cash App e Zelle), dall’altra c’è chi ha deciso di regolarizzare le attività, registrare il marchio e avviare un business a passo con i tempi.
L’account Brooklyn Nutcrackers, ci racconta che grazie ai social “spedisce i suoi 22 gusti in tutto il mondo e gli affari vanno bene, ma il suo segreto è la pazienza con la concorrenza e un pizzico di anonimato”. Simili sono le parole di Lewis Prince, lo storico venditore ambulante di Prospect Park: “Mentre gironzolo per il parco ho rapporti cordiali sia con la polizia che con i colleghi. A New York c’è torta per tutti”. Ma, Lewis, ha anche aggiunto che “spera nella governatrice Kathy Hochul e nel sindaco Eric Adams affinché prendano in considerazione la possibilità di legalizzare il lavoro dei venditori di schiaccianoci”.

E mentre la maggior parte continua a operare nell’ombra, uno di loro – il trentacinquenne Amseshem Foluké – ha deciso di ritirarsi dalla strada e legalizzare la sua attività. Dopo la laurea, nel 2007, Foluké si è trasferito a New York per lavorare come produttore video e giocatore di streetball professionista, anche se, di nascosto, ha sempre venduto schiaccianoci. “Li spacciavo ovunque potevo -all’ingrosso, ai festival, alle partite di basket – e ogni notte congelavo fino a 300-400 bottiglie”.
Da un anno, Foluké, ha lanciato una raccolta fondi GoFundMe, ma grazie all’aiuto di un avvocato, ha creato una società a responsabilità limitata, ha registrato il suo marchio (Oyays) e ha fatto diversi colloqui con alcune grandi aziende. “Non voglio essere arrestato per intascare 20.000 dollari al mese, quando posso inseguire il sogno di guadagnarne 20 milioni, in modo lecito”, dice Foluké.
Oggi, il mercato dei cocktail pronti da bere negli Stati Uniti, vale 5 miliardi di dollari, e secondo la società Marketwatch “si stima che il mercato globale dei ready-to-drink toccherà vendite per $ 32 miliardi entro la fine del 2024”. Secondo Nielsen Holdings Inc, la categoria degli schiaccianoci ha registrato una crescita del 90,4% su base annua e la pandemia ha accelerato la tendenza.
E che non si tratti di un trend passeggero, sembra confermato. I social network hanno ridisegnato completamente il modo di acquistare le bevande alcoliche e consolidato nuovi comportamenti di consumo, ma l’auspicio di tutti i venditori illegali è che questa estate i poliziotti chiudano un occhio. Perché a New York, è risaputo, la canicola si combatte anche grazie agli schiaccianoci!