In un vivace e soleggiato sabato di novembre del 2020, dopo mesi in cui i newyorkesi avevano vissuto in isolamento a causa della pandemia, Leigh Altshuler ha aperto per la prima volta le porte del suo negozio, Sweet Pickle Books, nel Lower East Side di New York.
Una libreria di testi usati, dove si possono trovare libri di seconda mano, dalla psicologia alle biografie di celebrità, fino a classici come Piccole donne, ma quello che la rende davvero unica è l’attività secondaria di sottaceti artigianali, come suggerisce il nome. È un luogo che riconduce nel cuore del Lower East Side dell’inizio del XX secolo – enclave degli immigrati ebrei – dove si vendevano barattoli di sottaceti nelle stradine brulicanti di carretti ambulanti.
Leigh Altshuler, 30 anni, ha deciso a suo modo di continuare a tramandare questo patrimonio culturale attraverso la realizzazione – in collaborazione con una fattoria in Texas – di due ricette esclusive di sottaceti (con aneto e speziati) per la sua libreria. E che in poco tempo, grazie alla loro perfetta croccantezza, hanno conquistato tutta New York.
Da dove arriva questa curiosa idea, che viaggio fanno i tanti libri che affollano il negozio, e che storie nascondono tra le loro pagine, ce lo racconta proprio lei, mentre sorseggia un caffè e si scusa se la “fa sembrare un po’ matta”. Ma tutt’altro. La sua è una pazzia bella, coraggiosa, di quelle che ti fanno venir voglia di batterle il cinque, perché malgrado lo stress economico della pandemia abbia costretto molte piccole attività della città a chiudere, ha ispirato Leigh Altshuler a creare il negozio dei suoi sogni. E se c’è qualcosa nell’odore dei deliziosi sottaceti abbinati a vecchi libri che solletica i newyorkesi in tutti i posti giusti, questo è il ricordo che Sweet Pickle Books richiama nel presente e che attraverso la memoria rivive.

Aprire una libreria indipendente di testi usati, nel Lower East Side, durante la pandemia, è stato un vero e proprio atto di fede. Come è nata l’idea?
“A causa della pandemia ho perso il mio lavoro nel settore del marketing per il McKittrick Hotel e questo, se da un lato mi ha fatto sentire persa, dall’altro mi ha dato la possibilità di chiedermi cosa veramente desiderassi fare della mia vita a New York. E così ho ragionato molto su quali sono le attività che contano davvero e di cui questa città non potrebbe mai fare a meno. Dopo i negozi di liquori, i newyorkesi hanno bisogno di libri. Ed è nato tutto per caso, mentre passeggiavo nel mio quartiere – il Lower East Side –, dove ho visto un locale con una piccola vetrina vuota e mi sono chiesta se l’affitto fosse accessibile e il nome che avrei potuto dargli. Pochi giorni dopo ho deciso di provarci, ma alla condizione che avrei fatto un passo alla volta. Ne ho realizzato uno dopo l’altro e non sono riuscita più a fermarmi, fin quando è arrivato il giorno dell’apertura. È successo tutto in modo naturale, mi sono lasciata guidare dal mio amore per i libri di seconda mano e dal rapporto simbiotico che vivo con la città”.
L’unica libreria di New York che insieme ai libri vende una linea personalizzata di barattoli di sottaceti. Perché questa combinazione?
“È un accoppiamento che sorprende e molte persone pensano che semplicemente io ami mangiare i sottaceti o che sia una scelta del tutto casuale. Niente affatto. La mia intenzione è sempre stata quella di rendere omaggio allo scomparso Lower East Side: il vecchio quartiere dei sottaceti. Ce ne erano a tonnellate in Essex Street, a sud di Delancy, proprio dietro al mio fruttivendolo all’angolo si contavano 3000 venditori nel 1900, e ora Pickle Guys è l’unico rimasto. Il quartiere è cambiato da allora e ho pensato che fosse giusto che qualcuno mantenesse viva la sua storia”.

Come ti fa sentire dar voce al passato di questo importante quartiere?
“Ho un legame personale con questo quartiere e ho sentito il bisogno di realizzare qualcosa che lo fortificasse. Ho investito in lui il mio tempo, i miei soldi, le mie idee, non per creare qualcosa di nuovo, ma per dar voce a quella che è stata la dura vita degli immigrati ebrei che lo hanno abitato e che hanno affrontato molti stenti guadagnandosi da vivere grazie al decapaggio. Tutto questo lo trovo speciale. Mi sembra irreale vedere passare i tour del Tenement Museum che si fermano davanti al mio negozio, ma ogni volta mi dico che ce l’ho fatta proprio come i miei antenati” .
La lunga e stretta vetrina del negozio situata a Orchard Street onora anche la storia della tua famiglia?
“Esattamente, voglio che ricordi la mia famiglia di immigrati ebrei e mia madre. Sono cresciuta guardando il film Dall’altro lato della strada, che parla di una donna ebrea che lavora in una libreria e che si fidanza con un venditore di sottaceti nel Lower East Side. Una storia che ho sempre pensato potesse accadere solo a New York e che mi ha influenzata nella scelta di questo mix eccentrico e divertente, fatto di libri e barattoli di sottaceti, pensato per il mio negozio”.

L’acquisto e la vendita di libri usati è un’attività impegnativa e laboriosa. Da dove arrivano quelli che popolano il tuo negozio?
“Oh si lo è! I libri sono davvero pesanti soprattutto quando li devo trascinare a piedi per New York. Molti clienti che entrano in negozio vogliono solo i sottaceti e quindi per loro ho applicato una regola: doni un libro in cambio di un barattolo. Ma la maggior parte dei libri li compro, in grandi lotti, da venditori privati e alcuni me li spediscono. Ricevo pacchetti dalla California, da Seattle e dal Montana. Ogni libro che arriva tra le mie mani ha sulle spalle un lungo viaggio e richiede un’attenta valutazione e selezione, nonostante poi sullo scaffale costi solo 7 dollari. I libri usati comunicano sempre qualcosa e alcuni possono davvero fare la differenza. È un’esperienza speciale”.
I libri usati possiedono due storie: quella degli autori e quella di chi li ha posseduti. Sono dei veri e propri tesori narrativi. Tutto quello che viene dimenticato tra le pagine, cosa racconta di New York?
“È la cosa più bella dei libri usati e la mia preferita. Trovo sempre fotografie, cartoline, semplici biglietti che fungevano da segnalibri, annotazioni, dediche. Sono piccoli pezzi che raccontano la storia di chi li ha posseduti, letti e sfogliati. Descrivono New York come null’altro al mondo, nella loro semplicità. Quando trovo le ricevute, riesco ad immaginare esattamente dove si trovasse il lettore. Pochi giorni fa, ho pescato un biglietto aereo che immagino fungesse da segnalibro con il numero del posto segnato a matita. Devo dire che è stato piuttosto divertente. Apro i libri del mio negozio e loro mi raccontano di come era la città, dei luoghi che frequentavano le persone ma anche di com’era il mondo. E poi mi soffermo sempre ad osservare le sottolineature, perché mi permettono di scoprire cosa quella persona imparasse mentre leggeva, e questo mi aiuta ad interpretare le storie di molti miei libri preferiti con occhi diversi”.

Che tipo di rapporto si instaura con le persone che ti vendono i libri?
“Amo le persone che vengono in negozio per lasciare i loro libri e con tutte loro ho instaurato un legame. Parliamo molto e archivio le informazioni che mi raccontano, spesso mi capita sotto gli occhi un libro che mi ricorda una di loro e lo metto da parte. Ce ne sono molti pronti in un angolo, ad aspettare che tornino. Lo trovo adorabile. Porto nel cuore una cliente che, dopo aver letto il mio profilo sul New York Times, è venuta a trovarmi in negozio nel giorno del suo 86° compleanno, per donarmi una poesia con cui mi ringraziava per averla ispirata a fare coming out e a fidanzarsi con una sua amica. È nata una delle amicizie più importanti e inaspettate che ho la fortuna di vivere. Tutto questo grazie alla libreria”.
Spesso si è gelosi dei propri libri, soprattutto quelli che si amano e che almeno in parte costruiscono l’identità di una persona. Si fatica a lasciarli andare. Oltre al fascino, qual è l’arricchimento del leggere e scambiare libri usati?
“Non sono tanto sicura della gelosia, ma c’è sicuramente un coinvolgimento emotivo. Lo noto in tutti i clienti, dai giovani agli anziani (ho clienti di 92 anni). Le diverse fasce di età dei miei clienti mi ricorda che per capire il presente dobbiamo imparare dal passato, e questo avviene attraverso lo scambio. È lo stesso criterio che dovrebbe spingere a leggere i libri di seconda mano perché solo se mi arricchisco con letture del passato posso capire quelle del presente, e di solito quello che viene prima permette di dare un senso al dopo e soprattutto aiuta a percepire dove ci troviamo”.
Allora i libri usati rendono contemporanea New York.
“I libri usati sono ciò che rende New York davvero speciale”.

Hai lavorato per diversi anni come direttrice delle comunicazioni presso la libreria Strand Book Store di New York. Cosa ti porti di quella esperienza?
“Oh tutto! Ho sempre amato leggere, ma quello è stato il luogo in cui mi sono davvero innamorata del mondo dei libri e del business di quelli usati. Sono stata davvero fortunata perché ho vissuto una grande ed inestimabile opportunità. Le persone che lavorano con i libri sono creature fantastiche e insegnano l’empatia. Lì dentro tutti eravamo diversi ma avevamo qualcosa in comune: l’amore per i libri. E sperimentare questa sensazione è stato davvero speciale. Strand è la Walt Disney delle librerie, devo molto alla proprietaria Nancy, al direttore, allo staff e alle persone che gestivo perché erano straordinarie e piene di talento. È stata – sospira – un’esperienza incredibile e di questo sono immensamente grata”.

Scaffali pieni di libri su un pavimento di legno duro e scritte come “Notice husband and cat missing $100 reward (for cat)”, appese sulle pareti. Ogni libreria indipendente è lo specchio del libraio che la abita. Quanto ti ritrovi in tutto quello che ti circonda?
“Ritrovo me stessa in tutto quello mi circonda. Il mio ragazzo ha realizzato i disegni del merchandising e gli sono molto grata, è un design fantastico e sono fortunata ad averlo a disposizione. Non solo perché progetta tutto, ma anche perché è un enorme supporto emotivo, fisico e intellettuale. Ho assunto due dipendenti e ci tengo molto che sprigionino la loro personalità e le loro idee nel negozio, lo stesso vale per i miei amici e i clienti, tutti devono riconoscersi tra gli scaffali della libreria. Gli angoli più creativi mi appartengono, sono decisamente una personalità eccentrica e molti dei miei pensieri, soprattutto quelli più sciocchi, svolazzano tra i libri”.
Qual è l’esperienza che desideri che i tuoi clienti vivano?
“Voglio che tutti si divertano e che tutti si sentano appagati una volta che escono. È proprio questo quello che desidero: soddisfare qualsiasi bisogno, non solo letterario ma anche emotivo. Una chiacchiera, un sorriso, una nota di gioia per una canzone che passa, il morale sollevato, insomma la mia libreria deve essere quel luogo sicuro quando ti chiudono fuori di casa”.
Hai iniziato a scrivere i primi capitoli di questa bella avventura, come ti immagini quelli futuri?
“Non ne ho idea. Vivere un giorno alla volta rende tutto più speciale. Chissà cosa riserva il futuro! New York è in continuo cambiamento come la mia vita, e sono certa che questa avventura assumerà tante forme diverse. Sono entusiasta di scoprire le possibilità che mi offrirà e soprattutto dove mi porterà”.