New York passa all’ora legale prima dell’Italia e nella notte fra sabato 12 e 13 marzo le lancette degli orologi verranno spostate avanti di un’ora. Come ogni anno, dal 1980, Marvin Schneider, sotto la competenza del Dipartimento dei servizi amministrativi, ripristinerà tutti i più importanti orologi pubblici della Grande Mela.
Tra i 330.957 lavoratori di New York, è lui che da sempre riveste la carica di Clock Master, conferitagli nel 1992 dal sindaco David Dinkins. Si tratta di un mestiere antico, quello di chi ripara i segnatempo, e Marvin Schneider è una figura quasi “sospesa” tra passato e presente, che attraverso la misurazione di ore, minuti e secondi fa ticchettare i tempi di una dozzina di vecchi orologi, con ingranaggi geniali e rigore scientifico.

Ha acquistato le competenze senza maestri, grazie ad attitudini personali e alla fiducia dei funzionari amministrativi conquistata dopo aver aggiustato – durante le pause pranzo dal suo lavoro come supervisore dell’amministrazione delle risorse umane – un grande orologio a torre, rotto da diversi anni, sulla 346 Broadway. Una volta messo a posto, gli fu affidata la riparazione di altri importanti orologi cittadini e grazie ai lavori ben fatti divenne presto l’orologiaio pubblico di New York. “Andavo dagli orafi e molti di loro si prendevano del tempo per spiegarmi le cose”.

“I risultati non avvengono per strane alchimie – racconta – ma sono frutto di un’attenta manutenzione” che prevede la riparazione di ingranaggi, leve e catene, la sostituzione di parti usurate o rotte e l’applicazione di abbondanti quantità di olio sui vecchi meccanismi. “Dopo un po’, è come un battito cardiaco: impari ad ascoltare le idiosincrasie nel ritmo”. Gli antichi orologi della città sono pieni di carattere, tanto che spesso richiedono pazienti aggiustamenti di intere giornate. Su alcuni, sono stati aggiunti dispositivi digitali, “un’eresia”, ha aggiunto Schneider, dal momento che l’alimentazione manuale attraverso i pesi è una rarità, oltre che il simbolo della grande orologeria americana.
“Il Clock Tower Building mantiene i suoi ingranaggi secolari, l’orologio nella Brooklyn Borough Hall una volta è stato il mio peggior nemico e il Sun Clock, all’angolo della 280 Broadway, lo considero una reliquia. Sono gli eroi silenziosi e discreti della città: tengono il sistema in funzione”. Questa settimana, Schneider l’ha dedicata al rituale semestrale di regolare gli orologi in base all’ora legale, ma non è affatto contento: “È un inconveniente e ci vogliono diversi giorni per adattarmi”. Sembra essere d’accordo anche Frank Pallone Jr., democratico del New Jersey e presidente della Commissione per l’energia e il commercio della Camera: “È un fine settimana che rende molti di noi infelici”.
Negli Stati Uniti l’ora legale è iniziata nel 1918 come tentativo per risparmiare energia durante le difficoltà della Prima guerra mondiale. Gli Usa seguirono la Germania, che prese la stessa decisione nel 1916. L’idea era quella di massimizzare le ore di luce nelle giornate più lunghe dell’anno togliendone una la mattina, quando la maggior parte delle persone dormono, e aggiungendola alla fine del giorno. L’ora legale tutto l’anno fu implementata nel corso della Seconda guerra mondiale, guadagnandosi ai primi tempi l’appellativo di “ora di guerra”. Alla fine dei conflitti i diversi Stati decidevano liberamente, scegliendo se e quando spostare gli orologi. Ma questo mosaico di ore differenti causava diversi problemi: i canali televisivi, le società di trasporti e le industrie diffuse in tutto il Paese faticavano a star dietro a tutto questo.

Questa situazione portò allo Uniform Time Act del 1966, che fece esattamente ciò che il suo stesso nome suggeriva: impose l’uniformità dell’ora in tutto il Paese, compreso il giorno di inizio e di fine. Anche se alcune modifiche hanno cambiato le date, ancora oggi è questa la legge che regola lo spostamento dell’ora. Negli Stati Uniti, come in Italia, ogni anno si discute sul fatto se l’ora legale sia davvero necessaria e se la sua adozione porti effettivamente a uno stato di stress temporaneo causato dal dormire un’ora di meno e dallo spostare i propri orari biologici. Qualche anno fa l’Atlantic definiva il passaggio all’ora legale “dispendioso, inutile e persino pericoloso”. Nello stesso periodo il Wall Street Journal raccontava le conseguenze negative del Daylight Saving Time per le relazioni sociali e la salute.
Ancora non si è raggiunto un accordo sulla riforma dell’ora legale, diverse sono le opinioni in merito e nel corso dei decenni ogni sindaco di New York ha avuto il proprio rapporto con gli orologi e con il signor Schneider. Ad ogni modo, molti sono i newyorkesi che su quei quadranti, nonostante l’era degli smartphone, fanno ancora affidamento. La città non può fare a meno della grande maestria di Marvin Schneider per far battere all’unisono gli ingranaggi del tempo.