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Davanti al Palazzo di Vetro dell’ONU tra i manifestanti ucraini e russi contro Putin

A New York continuano le proteste per l'invasione della Russia in Ucraina. Paura della guerra nucleare? "Si è spinto troppo, speriamo che i suoi lo uccidano"

Stefano VaccarabyStefano Vaccara
Time: 6 mins read

Quando entriamo domenica nel primo pomeriggio al Palazzo di Vetro delle Nazioni Unite, di fronte scorgiamo un gruppetto sparuto di manifestanti con le bandiere gialle-azzurre dell’Ucraina. Troppo pochi per poter farsi sentire dagli ambasciatori appena arrivati per una riunione straordinaria del Consiglio di Sicurezza. Ma quando usciamo alle sei del pomeriggio, ecco che appaiono non solo in tanti, ma sono anche rumorosissimi. Sono giovanissimi, quasi tutti ventenni con qualche trentenne, cantano inni in ucraino, e poi ascoltano attenti i comizi, sventolando le bandiere e alzando i manifesti contro Putin. Andiamo dentro il gruppo, notiamo quelli con su scritto “sono russo ma sto con l’Ucraina”. Ci avviciniamo. 

Tatiana con il suo manifesto di Putin-Hitler (Foto VNY)

Chiediamo ad una donna che alza un cartello con Putin ritratto con i baffetti di Hitler, da dove venga: “Sì, sono russa, mi chiamo Tatiana. Sono di San Pietroburgo. Sono arrivata qui a New York 19 anni fa”. Lavora come manager in una agenzia di trade equity. Era arrivata negli USA per studiare, ma dopo la laurea al Dartmouth College è rimasta ed è diventata cittadina americana. Le chiediamo quale messaggio vuol mandare ai suoi concittadini in Russia: “Son qui per resistere all’invasione della Russia. Sono qui per supportare e difendere l’Ucraina. Mia nonna era ucraina. Sono quindi al 25% Ucraina, giusto? Quando Putin ha detto che questa nazione non esiste e non dovrebbe esistere, quale parte di me dovrei cancellare? Vorrei dire ai miei concittadini in Russia di alzare la voce. Quando sarete in milioni a scendere in strada, non ci sarà alcun potere capace di fermarvi. Alzate la voce e accettate la verità. Già, una terribile verità, e cioè che avete permesso ad un mostro di crescere nel vostro paese ed è venuto il tempo di cambiare”.

I manifestanti russi contro Putin (Foto di Terry W. Sanders)

Putin ha appena detto in televisione che ha messo in allerta le armi nucleari. Pensa Tatiana che il mondo rischia la totale distruzione? Putin lo farebbe se non ottiene quello che vuole? Vale la pena morire per L’Ucraina?

“Io faccio un lavoro qui e lo faccio bene, spero che il Pentagono sappia fare il suo di lavoro… Sì sono convinta che Putin potrebbe farlo. Ma dovremmo quindi fermarci? No!”. Quando chiedo se sono in tanti i russi che solidarizzano in questi giorni a New York con l’Ucraiana, Tatiana mi dice subito di sì. Cosa succederà quindi? Ottimista o pessimista? “Lo scenario migliore” ci dice Tatiana, “è che qualcuno gli spari. Uccida Putin, perché ormai si è spinto troppo lontano. Lo scenario peggiore è che lui decida di lanciare un attacco missilistico nucleare.  Ma io spero anche che gli americani lo stiano controllando e possano fermarlo. Comunque come dicevo non possiamo fermarci in soccorso della nazione Ucraina. Stanno combattendo non solo per loro stessi ma per tutto il mondo. Stanno lottando anche per i russi, anche per me”. Forse il presidente Biden avrebbe dovuto fare di più o ha già fatto abbastanza per l’Ucraina? “Sì gli USA avrebbero dovuto fare di più. La gente chiede una no Fly zone, fino adesso gli hanno dato delle armi per difendersi ma bisogna dare armi più offensive”.

Manifestanti contro la Russia di Putin davanti al Palazzo di Vetro dell’ONU (Foto di Terry W. Sanders)

La mamma di Tatiana vive in Russia, e “appoggia Putin!” Poi aggiunge. “Sì perché anche lei come molti in Russia, ha assorbito la propaganda di Putin per vent’anni. Ora la gente come mia madre crede che la Russia sia in Ucraina per una operazione di pace. Questo è cosa la propaganda russa diffonde”. E Tatiana non riesce a convincerla del contrario? “No, la propaganda è troppo forte”. Ma invece “i russi dovrebbero cominciare ad accettare il fatto che la Russia ha già perso. Aveva perso ai tempi dell’Unione Sovietica, ma invece di ammetterlo come capitò alla Germania e risorgere, i tedeschi oggi sono persone ben diverse da quelli di 75 anni fa, la Russia ha continuato a cullare la rivincita. Ma così continuerà ad essere un paese perdente”.

Andrei, russo di Mosca che da New York manifesta per l’Ucraina e protesta contro il regime di Putin (Foto VNY)

Andrei, un ragazzo russo che alza un cartello accanto a Tatiana, è di Mosca. “Sono dovuto fuggire dalla Russia, ero un perseguitato politico”. Si aspettava che questo potesse accadere? “Mi aspettavo che qualcosa accadesse, ma speravo che non fosse così grave. Quando ho sentito il discorso di Putin sull’Ucraina, ho avuto paura che questo potesse accadere. Quando diceva che l’Ucraina non esiste, che è parte della Russia… Ecco sì ho cominciato a temere il peggio. Non potevo crederci”.

Sono tanti i russi a New York che supportano l’Ucraina? “Sì e in questo momento ci vergogniamo di portare la nostra bandiera e dire che siamo russi, non vogliamo urtare la sensibilità degli ucraini qui, ma intravedo molti russi in questa manifestazione”. Andrei ha ancora parenti in Russia? “Sì e li chiamo”. E tra parenti e amici, in Russia cosa pensano? “La maggior parte sono influenzati dalla propaganda e non capiscano perché ci sia una guerra. Anzi per loro non è una guerra, credono che sia una ‘operazione speciale’. I media in Russia sono controllati dal governo, la censura è forte, e le generazioni più anziane credono nella propaganda di regime. Non sanno come usare internet”. Come giudica Andrei finora l’atteggiamento di Biden e degli USA nei confronti dell’Ucraina? “Avrebbero dovuto fare di più. Avrebbero dovuto proteggere il cielo dell’Ucraina. Più sanzioni e subito, l’economia russa è debole e rende quindi il regime barcollante. Più supporto militare per l’Ucraina”. Ottimista o pessimista su quello che può ancora avvenire? “Spero che finisca tutto molto presto. Credo che chi sta attorno a Putin lo ucciderà, perché si è spinto troppo lontano. Dice di essere pronto ad usare armi nucleari e questo è troppo anche per i russi che finora lo hanno appoggiato. Siamo tutti nello stesso pianeta”.

Una giovane manifestante in solidarietà con l’Ucraina contro Putin davanti al Plazzo di Vetro dell’ONU (Foto di Terry W. Sanders)

Una ragazza giovanissima, ha un cartello “stop the war” e ascolta il comizio che si tiene in ucraino. “Mi chiamo Giulia, ho 17 anni e sono polacca”. Perché è qui, le chiediamo. “Sento il bisogno di esprimere il mio disappunto per Putin, sta sbagliando tutto. Dobbiamo aiutare gli ucraini e i russi a cambiare. Quello che Putin sta facendo è definitivamente un crimine contro l’umanità. So che in questo momento in Polonia si accolgono molti profughi ucraini e io sento che è mio dovere venire qui ed esprimere la mia solidarietà con il popolo ucraino”. Per Giulia l’America sta facendo abbastanza per aiutare l’Ucraina? “So che hanno dato soldi. Non credo che possano far di più, credo che possa diventare troppo pericoloso interferire militarmente, la guerra si potrebbe allargare. Quindi bisogna continuare a dare un aiuto economico”. Cosa succederà? “Spero il conflitto sia fermato, se continuerà temo che diventi devastante per il mondo intero”.

Anastasia, ucraina di Kiev, da 11 anni a New York (Foto di Terry Sanders)

Alla quarta persona che tra la folla facciamo domande, ci dice che è ucraina. “Mi chiamo Anastasia.  Sono nata a Kiev e vivo a New York da undici anni. Sono una analista economica per una compagnia di assicurazioni”. Anastasia si aspettava una crisi del genere? “La guerra è andata avanti per 8 anni nel Donbass, quindi non è una crisi che accade di colpo. Ovviamente si sperava che il conflitto non si allargasse così ma lo scontro c’era da troppo tempo e doveva essere risolto prima. Ora è esploso e deve essere fermato prima che sia troppo tardi”. Chiediamo ad Anastasia se sa cosa pensano i russi in Russia del conflitto: “Il problema è che lì sono stati ingozzati di propaganda e per loro è difficile capire cosa stia veramente succedendo. Soltanto oggi ho parlato con dei miei parenti che vivono in Crimea e sembrano ciechi. Non vedono o non vogliono vedere o credere a quello che sta avvenendo. Ma ci sono in Russia anche molte persone coscienziose che seguono diversi canali, che riescono ad ottenere altre informazioni, e questo mi dà speranza. Sono questi russi che possono fermare il loro governo. Noi facciamo quello che possiamo dall’esterno ma loro devono ribaltare questo regime dal di dentro”.

Manifestante a New York contro Putin (Foto di Terry W. Sanders)

Cosa pensa di quello che ha fatto Biden finora per l’Ucraina? “Gli americani aiutano ma non hanno protetto i cieli del paese”. Ma se l’avessero fatto?  Anastasia non ha paura che un coinvolgimento militare degli americani possa portare negli abissi di una guerra nucleare? Oggi Putin ha detto che ha messo in stato di grande allerta le armi nucleari… “Non credo più che questa crisi riguardi solo l’Ucraina. Non penso che Putin si fermerebbe se riuscirà nel suo intento. Quindi mi chiedi se ho paura che Putin spinga il bottone rosso? E’ un lunatico, non si possono prevedere le sue azioni. Spero con tutto il cuore che questo non accada, ma con quest’uomo non  saprai mai cosa potrà fare, ha perso il senno della ragione”. Anastasia è quindi pessimista su come andrà a finire? “Io resto ottimista. Questa è l’energia che mi consente di svegliarmi ogni giorno, la speranza che tutto andrà alla fine per il meglio. Non solo per l’Ucraina ma per tutto il mondo. Perché penso che l’Ucraina in questo momento combatta per tutto il resto del mondo.  Putin deve essere fermato. Prima dell’Ucraina tutti si inginocchiavano di fronte a lui, ma ora che gli ucraini non lo hanno fatto e resistono, c’è speranza per tutti”.

Cosa pensa Anastasia di Zalens’kyj, il presidente ucraino che non ha lasciato Kiev? “Non me lo aspettavo che sarebbe rimasto. Sono molto orgogliosa di lui per non essere scappato, è restato accanto al popolo ucraino. Credo che sia un gesto eroico e che sta trasmettendo lo spirito giusto a tutti i soldati ucraini che combattono”. Ha ancora parenti a Kiev? “Sì la mia famiglia, mio padre, molti amici. Ogni mattina quando mi alzo, quando li chiamo, ogni secondo che passa senza che mi rispondono mi manda in panico, ma poi li sento e ci torna a tutti il sorriso”.

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Stefano Vaccara

Stefano Vaccara

Sono nato e cresciuto in Sicilia, la chiave di tutto secondo un romantico tedesco. Infanzia rincorrendo un pallone dai Salesiani e liceo a Palermo, laurea a Siena, master a Boston. L'incontro col giornalismo avviene in America, per Il Giornale di Montanelli, poi tanti anni ad America Oggi e il mio weekly USItalia. Vivo a New York con la mia famiglia americana e dal Palazzo di Vetro ho raccontato l’ONU per Radio Radicale. Amo insegnare: prima downtown, alla New School, ora nel Bronx, al Lehman College della CUNY. Alle verità comode non ci credo e così ho scritto Carlos Marcello: The Man Behind the JFK Assassination (Enigma Books 2013 e 2015). Ho fondato e diretto (2013-gennaio 2023) La VOCE di New York, convinto che la chiave di tutto sia l’incontro fra "liberty & beauty" e con cui ho vinto il Premio Amerigo 2018. I’m Sicilian, born in Mazara del Vallo and raised in Palermo. I studied history in Siena and went to graduate school at Boston University. While in school, I started to write for Il Giornale di Montanelli. I then got a full-time job for America Oggi and moved to New York City. My dream was to create a totally independent Italian paper in New York to be read all over the world: I finally founded La VOCE di New York. In 2018 I won the "Amerigo Award". I’m a journalist, but I’m also a teacher. I love both. I cover the United Nations, and I correspond from the UN for Radio Radicale in Rome. I teach Media Studies and also a course on the Mafia, not Hollywood style but the real one, at Lehman College, CUNY. I don't believe in "comfortable truth" and so I wrote the book "Carlos Marcello: The Man Behind the JFK Assassination" (Enigma Books 2013 e 2015). I love cooking for my family. My favorite dish: spaghetti con le vongole.

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