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Terremoto giustizia a New York: i pm che indagavano l’azienda di Trump si dimettono

Carey R. Dunne e Mark F. Pomerantz, gettano la spugna dopo che il nuovo procuratore distrettuale di Manhattan, Alvin Bragg, ha espresso dubbi sul caso

Massimo JausbyMassimo Jaus
Terremoto giustizia a New York: i pm che indagavano l’azienda di Trump si dimettono

Una vista delle Corti di giustizia a Downtown Manhattan (Foto di Terry W. Sanders)

Time: 4 mins read

Quasi ogni giorno nei tribunali di Manhattan c’è una vicenda giudiziaria in cui è coinvolto l’ex presidente Donald Trump, la sua famiglia o le sue aziende.

Oggi, dopo quasi due anni di indagini, i due pubblici ministeri che guidano l’indagine del procuratore distrettuale di Manhattan sull’ex presidente Donald J. Trump hanno improvvisamente rassegnato le dimissioni. Carey R. Dunne e Mark F. Pomerantz, hanno gettato la spugna dopo che il nuovo procuratore distrettuale di Manhattan, Alvin Bragg, gli ha detto di avere dei dubbi sul caso in cui la società di Trump è coinvolta.

Contattati dal New York Times i due inquirenti hanno confermato le dimissioni ma non hanno voluto commentare la vicenda.

Alvin Bragg (foto da https://www.alvinbragg.com/)

Senza l’appoggio di Bragg ad andare avanti, i pubblici ministeri alla fine del mese scorso hanno rinviato gli interrogatori davanti al gran giurì. Le ragioni della mancanza di fiducia di Bragg nella vicenda sono sconosciute e da quando è entrato in carica ha rilasciato poche dichiarazioni pubbliche sullo stato dell’inchiesta. In risposta alle dimissioni dei pubblici ministeri, un portavoce di Bragg ha affermato di essere “grato per il loro servizio” e che l’indagine era in corso.

Il tempo stringe per questo gran giurì, il cui mandato scadrà ad aprile. I pubblici ministeri possono chiedere ai giurati di votare per prolungare il loro mandato, ma generalmente evitano di farlo. Inoltre sono spesso riluttanti a creare un nuovo gran giurì dopo che uno precedente ha ascoltato le testimonianze, perché i testimoni potrebbero fare dichiarazioni contrastanti. E senza Dunne, un veterano dell’ufficio che è stato strettamente coinvolto nell’indagine per anni, e Pomerantz, una figura di spicco nei circoli legali di New York che è stato arruolato per lavorarci, l’indagine probabilmente si bloccherà.

Ieri Roberta Kaplan, l’avvocato di E Jean Carroll, la donna che accusa l’ex presidente di averla violentata in un camerino del lussuoso department store Bergdorf and Goodman, ha annunciato che invece di avere l’ex presidente in tribunale per deporre sulla vicenda, preferirebbe avere un campione del suo DNA.”Vogliamo che il caso vada avanti”, ha detto Kaplan, sottolineando che una deposizione “comporterebbe inevitabilmente l’allungamento dei tempi”.

E Jean Carroll nel 2006 (Foto Wikimedia/ julieannesmo)

La storia è tortuosa, come quasi tutte le vicende giudiziarie dell’ex presidente. La vicenda era iniziata in un tribunale statale dopo che E Jean Carroll, in un libro del 2019, accusava Trump della violenza subita negli anni ’90. In seguito alla pubblicazione del libro l’ex presidente l’aveva ridicolizzata e aveva detto che la donna era una bugiarda  e soprattutto “troppo brutta per essere violentata”. Di rimando E Jean Carroll ha citato in giudizio per diffamazione l’ex presidente. Trump fece intervenire il Dipartimento della Giustizia e l’allora Attorney General William Barr per applicare l’immunità poiché Trump era il presidente, si rivolse al tribunale federale chiedendo la sospensione del procedimento. Una volta decaduto come presidente la vicenda giudiziaria si è riaperta e non più nel tribunale statale ma in quello federale che aveva deciso il differimento.

L’avvocato di Trump Alina Habba ha definito la decisione dell’accusa “sorprendente”, poiché nessun campione di DNA era stato richiesto prima non rendendosi conto che la richiesta era stata fatta in precedenza al tribunale statale. Il magistrato si è riservato di fare una decisione.

Finita l’udienza l’avvocato di Carroll, Roberta Kaplan, con la sua cliente al suo fianco, sulle scalinate del tribunale ha detto ai giornalisti che un campione del DNA abbrevierebbe i tempi processuali. “Vogliamo che il caso vada avanti”, sottolineando che una deposizione “comporterebbe inevitabilmente una quantità eccessiva di ritardo”. E Jean Carroll poi ha poi aggiunto che attendeva con impazienza il processo a nome di tutte le donne “che sono state afferrate e palpeggiate, aggredite e violentate da uomini al potere e messe a tacere”. “E stiamo cercando di portare giustizia, almeno in questo caso, contro un uomo potente”, aggiungendo che “Si tratta di una questione di principio. Di un uomo potente che aggredisce e violenta una donna e poi la fa franca. Non è giusto”, ha detto.

Ma questo non era il solo caso in tribunale in cui il protagonista era l’ex presidente. Nel vicino tribunale statale c’era Allen Weisselberg il CFO della Trump Organization arrestato lo scorso luglio con l’accusa di aver evaso le tasse su un milione e 700 mila dollari in compensi extra contabili che ha chiesto l’archiviazione delle accuse. Weisselberg, 74 anni, è l’unico dirigente della Trump Organization nell’indagine penale avviata dall’ex procuratore distrettuale di Manhattan Cyrus Vance Jr. e ora “ereditata” dal suo successore, Alvin Bragg. Il giudice Juan Manuel Merchan ha concesso a entrambe le parti fino alla primavera per presentare mozioni e risposte e ha indicato che deciderà in un’udienza di luglio.

Allen Weisselberg com Donald Trump durante una puntata dello show tv “The apprentice” (Youtube)

Gli avvocati di Weisselberg hanno sostenuto che alcune accuse contro il loro cliente sono fuori dai termini di prescrizione o sono giuridicamente carenti. Hanno detto che le dichiarazioni di Weisselberg agli investigatori durante le otto ore in cui è stato in custodia dopo il suo arresto non dovrebbero essere ammissibili perché sono state prese in violazione dei suoi diritti. Trump non è stato accusato di alcun illecito, ma i pubblici ministeri hanno notato che ha firmato gli assegni al centro del caso di Weisselberg, che secondo loro derivavano da uno schema durato 15 anni “orchestrato dai dirigenti più anziani” della Trump Organization. Un giudice la scorsa settimana ha stabilito che Trump e i suoi due figli maggiori, Ivanka e Donald Trump Jr. dovranno rispondere alle domande sotto giuramento in un’indagine civile parallela avviata dall’Attorney General di New York, Letitia James, sulle sue pratiche commerciali della Trump Organization. L’Attorney General ha affermato che la sua indagine ha scoperto prove che la Trump Organization, ha utilizzato valutazioni “fraudolente o fuorvianti” di beni come campi da golf e grattacieli per ottenere prestiti e vantaggi fiscali. La società di contabilità che Trump da più di 10 anni usava lo ha recentemente scaricato dopo aver avvertito gli inquirenti di non fare affidamento sui bilanci preparati. Sebbene l’indagine civile di James sia separata dall’indagine penale, il suo ufficio è stato coinvolto in entrambi, inviando diversi avvocati a lavorare fianco a fianco con i pubblici ministeri dell’ufficio del procuratore distrettuale di Manhattan. Sono state le prove scoperte nell’indagine civile di James che hanno portato alle accuse penali contro Weisselberg.

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Massimo Jaus

Massimo Jaus

Massimo Jaus, romano e tifoso giallorosso. Negli Stati Uniti dal 1972. Giornalista professionista dal 1974. Vicedirettore del quotidiano America Oggi dal 1989 al 2014. Direttore di Radio ICN dal 2008 al 2014. È stato corrispondente da New York del Mattino di Napoli e dell’agenzia Aga. Massimo Jaus. Originally from Rome and a Giallorossi fan. In the United State since 1972. A professional journalist since 1974. Deputy Editor of the daily paper America Oggi from 1989 to 2014. Has been New York correspondent for Naples' "il Mattino" and for Agenzia Aga.

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