Per chi non è cresciuto a New York, scendere in strada quando la città è innevata è come immergersi con entrambi i piedi nel set di un film.
Ci sono i taxi che da gialli diventano bianchi, i fiocchi che cadono in mezzo ai grattacieli, i bambini che saltano con uno slittino in mano diretti a Central Park. In città la gente è poca, ma i coraggiosi che si incontrano sembrano felici, nonostante il freddo sia talmente intenso da ghiacciare le dita di chi prova a scattare qualche foto.
Le strade sono ancora un po’ bloccate, ma per chi è abituato all’Italia è incredibile vedere i marciapiedi puliti (almeno a Manhattan) dopo solo mezz’ora dalla fine di una bufera andata avanti ininterrottamente per ore. Uno squadrone di irriducibili, giacchetta giallo fosforescente e scarponi da neve ai piedi, guida i camion spargisale e toglie con forza i cumuli di neve. Per i passanti rimane solo qualche pozzanghera da evitare, ma nient’altro. Se è vero che a New York tutto si muove più velocemente, gli spazzaneve non fanno certo eccezione.

A Central Park c’è un clima di festa. Gruppi di amici sono usciti di casa apposta per non perdere l’opportunità di avere una nuova immagine da postare su Instagram. Si danno consigli a vicenda su quale sia la posa migliore da tenere e dopo qualche secondo si alternano, pronti a ricambiare il favore. Genitori e figli si raggruppano attorno alle collinette per giocare a chi le scende prima.
Qualcuno rotola, qualcuno si sdraia. I più temerari la fanno di corsa, sperando di non finire con la faccia nella neve. Le coppie si stringono e si guardano, baciate da un timido sole che si mostra appena dopo la tempesta.
C’è anche chi, preso dal momento, decide di mettersi gli sci. “Addirittura?”, gli chiedo sorpreso. “Se non ora, quando!”, mi risponde sorridendo.

Di certo c’è che New York, con la neve, cambia faccia. Il bianco le dà quel tocco natalizio che non si esaurisce mai, nemmeno quando Natale è passato da un po’.
È come se dicesse “basta, fermatevi un attimo a guardarmi” e quest’ordine i newyorkesi lo rispettassero con devozione. Le macchine non suonano più il clacson, passano tra le strade lentamente e lasciano ai pedoni la precedenza.
La colonnina di mercurio segna -10°C, che sono 14° se misurati con la scala Fahrenheit, quella che si trova in tutte le previsioni meteo locali. Quando il tramonto inizia a colorare i palazzi di rosso, tutti portano lo sguardo al cielo.

Una signora anziana è seduta su una panchina insieme al suo cane, un barboncino che indossa un cappotto azzurro. Ha gli occhi puntati sul “The Pond”, il lago ghiacciato che si incontra all’ingresso di Central Park, e non smette di parlare tra sé e sé.
Mi avvicino per fare qualche foto al panorama e la domanda mi viene spontanea. “Quante ne ha viste di scene così?”. Mi guarda un po’ perplessa, esita per un’istante e poi, quasi sospirando, risponde “tante, veramente tante”. Pare non debba dire nient’altro, invece dopo aggiunge “but it’s always like the first time”.
È sempre come la prima volta. Non è difficile crederci.