Erano avvocato e cliente diventati poi compagni di lotta. Con le loro accuse hanno messo in grave imbarazzo Donald Trump e fatto finire in prigione il suo ex avvocato Michael Cohen per 130 mila dollari pagati per mantenere segreta la relazione sessuale dell’allora candidato repubblicano alla presidenza. Lei, Stormy Daniels, compagna a pagamento del rampante imprenditore newyorkese finito alla Casa Bianca, e lui, Mike Avenatti, discusso avvocato californiano, sono ora avversari in tribunale in un processo sempre più bizzarro in cui la donna chiamata come testimone dal pubblico ministero federale accusa il suo ex legale di averla imbrogliata sottraendole quasi 300 mila dollari versati da una società editrice come anticipo degli 800 mila dollari per libro “Full Disclosure” che la Daniels ha scritto.

Un processo bislacco in cui l’imputato ha licenziato il suo avvocato d’ufficio e ora si difende da solo. Singolare anche questo perché Avenatti è stato radiato dall’ordine degli avvocati e sta scontando una condanna a 30 mesi di carcere per un tentativo di estorsione, 25 milioni di dollari, alla Nike. E’ a piede libero dopo che lo scorso anno un magistrato ha prima ordinato la sua scarcerazione per 90 giorni a causa del covid che ha colpito i detenuti nel carcere in cui era recluso, trasformando poi la condanna in arresti domiciliari presso la casa di un suo amico a New York. Ora per il processo in cui è imputato ha ritrovato il suo estro legale difendendo se stesso dopo che, secondo lui, il suo avvocato d’ufficio ha fatto una pessima performance.
Celato tra il pubblico in aula anche l’avvocato radiato dall’albo Michael Cohen, un tempo avversario di Stormy e del suo avvocato, ora alleato della donna contro Avenatti.
Un’udienza piena di battute graffianti tra ex amici ora ostili rivali nel tentativo di influenzare i giurati che dovranno emettere il verdetto. Davanti al sempre più confuso magistrato federale Jesse Fruman, mentre il pubblico ministero Matthew Podolsky e i suoi collaboratori si guardavano interdetti, Avenatti ha riletto i messaggini telefonici carichi di veleno che la Daniels gli inviava mentre era detenuto in California ai quali lui rispondeva con messaggini altrettanto acidi sui lubrificanti intimi che lei pubblicizzava. E poi l’affondo: “Parli ancora con i morti” ha chiesto Avenatti. “Parli sempre con la bambola Susan?” ha continuato affermando che la bambola era usata dalla Daniels nel programma “Spookie Babes” per mettersi in contatto con una ragazza morta negli anni Sessanta. “Susan parla a tutti – ha risposto la Daniels – ha anche un profilo su Istagram. Alcune volte uso delle carte per la meditazione per intavolare una conversazione. Altre volte è lei che si mette in contatto con me”. Stormy Daniels ha poi continuato pressata dalle incalzanti domande di Avennati sul tumore alla testa che le sarebbe strato curato da “Susan” che le consigliava le cure di medicina olistica e lo yoga da seguire, ma anche la terapia Reiki.

Avenatti ha continuato chiedendole se ricordasse di avergli detto che a New Orleans nel 2019 abitava in una casa infestata dai fantasmi. “Si” ha risposto la Daniels. “E ricordi quando in un altro appartamento un altro spirito ti ha contattata piangendo dicendo che non trovava pace per la morte della figlia?”. “E quando lo spirito ti ha ordinato di ferirti con il tagliacarte?” A questo punto il magistrato spazientito ha riportato la testimonianza sulle vicende processuali respingendo il tentativo di Avennati di fare domande sulla salute mentale della Daniels. E si è tornato a parlare di dollari. Dei 300 mila dollari dati come anticipo dalla società editrice che sarebbero stati usati da Avennati per prendere in lease una Ferrari e poi per spese che secondo l’accusa erano personali.
L’udienza del pomeriggio è stata più breve, sia per il weekend che per la neve in arrivo. Si riprende lunedì, fantasmi permettendo.