Il teatro cinematografico del Moma è tutto esaurito.
Per presentare insieme a Cinecittà i 100 anni di Federico Fellini anche se col ritardo dovuto al Covid, il Museum of Modern Art di New York ha scelto “La strada” dando inizio alla prima completa retrospettiva del grande regista italiano che si concluderà il 12 gennaio del 2022.
Paolo Sorrentino, indicato da molti come il nuovo Fellini del Ventunesimo secolo, presente a New York alla serata inaugurale ammette senza esitazioni: “Federico Fellini è il numero uno, tutti gli altri sono solo imitazioni….E io in mezzo agli altri”.

Il Museum of Modern Art, scegliendo “La strada” che è del 1954 per ritornare alla prima proiezione dal vivo dopo il lockdown dl Covid e rilanciare anche dietro le mascherine discrete un capolavoro di disperazione e umanità che non ha tempo, sapeva di non sbagliare.
Giulietta Masina, Anthony Quinn e Richard Basehart non ci sono più. Così come Federico Fellini, che se ne è andato 5 mesi prima di Giulietta nell’ottobre del 1993, ma il pubblico del Moma ritrova in quelle immagini girate più di 60 anni fa una forza e un’energia intatte che il mondo digitale di oggi non è riuscito a intaccare. ”La strada” presentata al Moma e restaurata in 4K con la collaborazione di Cinecittà, della cineteca di Bologna e della cineteca Nazionale sa trattenere e rilanciare tutta la sua provocazione verso una società italiana maschilista e bigotta, che troppo lentamente ha scelto l’emancipazione costretta a passare prima dalla violenza, dalla disperazione e dalla solitudine.

Giulietta Masina e Anthony Quinn non sono polverosi interpreti del bianco e nero, ma ritornano con la potenza di eroi moderni e perdenti. “Non potevamo essere più orgogliosi di questa completa retrospettiva che non ha precedenti. È il miglior tributo che possiamo concedere all’estro di Federico Fellini – dice la Hui – perchè ha saputo creare in ogni inquadratura un mondo inimitabile tra le mura degli studios di Cinecittà dove ha realizzato tutti i suoi film che gli hanno portato 4 Oscar”.
Cento anni dopo la sua nascita, il sogno felliniano ritorna a New York e non appena “la strada” comincia a scorrere con la scopiettante motocicletta di un saltinbanco, il mondo di Gelsomina si intreccia con quello di Zampanò ubriaco e violento che non sa prendere e conservare l’amore che lo circonda.
La curatrice del dipartimento cinematografico del Moma La Frances Hui non esagera quando descrive la completa retrospettiva felliniana come un gioiello raro che contiene un’umanità profonda e senza prezzo. E per la prima volta, alcuni capolavori, si potranno vedere proiettati sul grande schermo.

La collaborazione del Moma con Cinecittà attraverso questa rassegna raggiunge un punto nobile, perché apre al pubblico americano e italiano di New York la visione di una collezione cinematografica non solo attuale, ma di straordinaria importanza artistica.
Paolo Sorrentino, che pure cerca di insediarsi sulla scia dei successi felliniani con la seconda candidatura all’Oscar dopo “La grande Bellezza” e spera che anche “È stata la mano di Dio” arrivi sul gradino più alto, si trova ad essere in questi giorni uno spettatore interessato nella grande partita delle statuette. Ma questo è anche il segnale che il cinema italiano è vivo e vuole continuare ad essere vincente.

E l’inconfondibile sciarpa rossa di Federico Fellini, che tutti si sono potuti mettere al collo come omaggio di Cinecittà e del Moma l’altra sera al termine della proiezione, è la prova che anche dopo la pandemia e i test, il cinema italiano in America considera vicino il grande rinascimento ed è pronto ad aprire un canale di distribuzione sempre più accattivante e competitivo.
Insieme a Camilla Cormanni e Paola Ruggiero di Cinecittà, la curatrice del Moma La Frances Hui ha messo in piedi una forza d’urto che consentirà con le nuove restaurazioni 4K di ritrovare un nuovo piacere di Fellini fino a metà gennaio.