Subito dopo avere pulito i piatti della cena del Ringraziamento, a New York è abitudine dirigersi verso il venditore di alberi di Natale più vicino. Ma quello che più di tutti ottiene la gloria e l’ammirazione del pubblico è senza dubbio quello del Rockefeller Center. Come ogni 1° dicembre, anche quest’anno, il suo arrivo ha inaugurato la stagione natalizia.
Visitato da 2,5 milioni di persone “è facile amarlo, ma è difficile che il tuo diventi il prescelto” ha scritto Manny Fernandez sul New York Times. Già, perché ogni anno la selezione segue regole ben precise. Innanzitutto è necessario compilare un modulo per proporre il proprio abete come albero di Natale del Rockefeller Center. Bisogna indicarne le dimensioni e fornire una foto con una persona o una casa vicino, – ma la maggior parte dei vincitori viene adocchiata e scelta dai giardinieri del Rockefeller e in particolare dal suo direttore Erik Pauze, che lo valuta in base alla forma e alla capacità di sostenere gli ornamenti pesanti.
Quello di quest’anno è stato proprio Pauze a identificarlo. Quando Julie Price ha sentito bussare alla porta di casa una sera di marzo, non immaginava che il suo abete norvegese di quasi 90 anni fosse il prescelto del 2021.

Gli alberi vengono generalmente regalati al Rockefeller Center, che a sua volta dona il legname dopo l’esposizione. Non tutti desiderano donarli: sono molte le famiglie che rifiutano per il legame affettivo con la pianta. Anche la famiglia Price ha avuto un’iniziale titubanza e solo dopo un insistente corteggiamento ha acconsentito: “Abbiamo deciso di lasciarlo andare, affinché porti felicità a New York, specialmente dopo questi anni difficili”. Posizionato nella Rockefeller Plaza, è sostenuto da quattro tiranti in acciaio e un picchetto alla base, adornato con più di 50.000 luci multicolori, sormontato da una stella da 900 libbre con 70 punte ricoperte da 3 milioni di cristalli.
Il primo albero di Natale al Rockefeller Center fu eretto nel 1931, da un gruppetto di operai, quasi tutti immigrati italiani, nell’era della Depressione. “Fu mio nonno a portare lì quell’albero” ha detto Steve Elling, di Great Barrington, Massachusetts. Suo nonno era Cesidio Perruzza, nato negli anni ‘80 dell’800, a San Donato Val di Comino, un piccolo paese della provincia di Frosinone. Il signor Perruzza, e migliaia di uomini come lui, trascorsero la prima metà del ventesimo secolo a scavare la superficie dell’isola di Manhattan per costruire quella che diventò la città di oggi.

Il ruolo avuto dal signor Perruzza non è documentato al di fuori delle storie tramandate dalla sua famiglia. “Mio nonno organizzò una colletta per comprare quell’albero” dice Steve Elling. “Ci raccontò che come ornamenti avevano usato la carta delle gomme da masticare e la stagnola dei candelotti di dinamite”. È molto probabile quindi che l’albero del Rockefeller Center abbia origini italiane e alcuni documenti ne danno la certezza, come una foto che ritrae il signor Peruzza in fila per la paga accanto all’albero, la vigilia di quel lontano Natale. In “Great Fortune: The Epic of Rockefeller Center” anche Daniel Okrent scrive di quell’albero del 1931: “l’antenato dell’albero di Natale più famoso del mondo era un abete modesto, piantato tra due pezzi di roccia” e l’accensione ufficiale due Natali dopo lo trasformò in quel del faro di luce, luogo di ritrovo e splendore che ancora oggi brilla della sua storia.