Anche Thomas Jefferson cade vittima della cancel culture. Una statua dell’ex Presidente americano, alla Casa Bianca dal 1801 al 1809, che si erge sopra la sala del consiglio del municipio di New York, verrà spostata in un luogo pubblico ancora da determinare, dopo la votazione unanime della New York City Public Design Commission.
Gli sforzi per rimuovere la statua di Jefferson, che possedeva circa 130 schiavi quando morì nel 1826, furono rinnovati durante le proteste per la discriminazione razziale iniziate dopo l’omicidio di George Floyd dello scorso anno.
L’opera, una statua in gesso alta oltre due metri, si trova nella sala del consiglio dal 1915. Ma gli anni di storia non contano più, da quando la cancel culture ha iniziato a impossessarsi degli Stati Uniti.
La scorsa estate, il presidente del consiglio comunale Corey Johnson ha guidato lo sforzo per rimuovere la statua, scrivendo una lettera a De Blasio con la quale giudicava “inappropriata” per lui e i membri neri, latini e asiatici la presenza dell’opera all’interno del consiglio. “Ci sono immagini inquietanti di divisione e razzismo nella nostra città – scriveva nella lettera – che devono essere rivisitate immediatamente”.
“Non siamo revisionisti – ha commentato il membro del consiglio Inez Barron – e non stiamo conducendo una guerra alla storia. Stiamo dicendo soltanto che vogliamo assicurarci che la storia venga raccontata per ciò che è: non devono esistere mezze verità”.