A New York oggi chi soffre di “Urofobia”, la paura di fare pipì in presenza di altre persone, sembra avere un problema in meno. Questo perché la mancanza di una rete di bagni pubblici efficiente, sta causando lunghe file di attesa e disagi per i cittadini che sono tornati a vivere l’estate all’aperto in città. Si contano 1160 bagni pubblici per gli otto milioni di residenti di New York e la pandemia ha accentuato le lamentele per il servizio scadente delle strutture che sono poche, sporche, difficili da raggiungere e spesso fuori servizio.
I bagni pubblici accessibili, puliti e sicuri sono una necessità in una città grande, densa e diversificata come New York, un bisogno fondamentale, un diritto umano, un problema di salute pubblica, una parte necessaria dell’infrastruttura urbana anche se sembra che vengano considerati luoghi laterali e in pochi se ne occupano, soprattutto dal punto di vista progettuale. Il “The Need for Public Bathrooms”, un opuscolo del 2019 degli architetti e urbanisti Julie Chou, Kevin Gurley e Boyeong Hong, che hanno esaminato lo stato delle strutture dei wc di New York, riporta che i bagni pubblici della città si trovano principalmente nei parchi, nella metropolitana – che ne ha 80 nelle sue 472 stazioni – nelle biblioteche e nelle piscine pubbliche.

Non ci sono mai stati studi mirati di architettura, che in tempi recenti hanno affrontato il problema di come sono organizzati i WC pubblici e delle soluzioni che potrebbero essere adottate per migliorarli anche perché quelli esistenti vennero pensati soprattutto come servizio per i senzatetto della città.
Negli ultimi fine settimana, a Central Park e Prospect Park dove decine di migliaia di persone si riuniscono, le code fuori dai wc erano talmente lunghe da non consentire un’attesa fisiologica sopportabile e molti newyorkesi si sono trovati costretti ad adottare rimedi alternativi. “C’erano tante persone in bicicletta ma sono corso dietro un cespuglio dove non potevano vedermi” ha detto Kyle, al New York Times. Prima della pandemia nonostante le difficoltà nel trovare servizi igienici disponibili era possibile comunque usufruire di quelli dei bar, dei negozi e degli hotel che ora sono chiusi al pubblico e non consentono una soluzione alternativa. “È stato un inferno, soprattutto durante questa pandemia”, ha detto Aria Pinto, un’insegnante di 24 anni che vive a Bedford-Stuyvesant. “Un sacco di caffè che ti permettevano di usare le loro strutture gratuitamente, non vogliono che tu lo faccia più.” Parte del problema di trovare un bagno pubblico a New York sembra derivare anche dal fatto che non c’è una buona segnaletica sulle strade che li indichi.

Le nuove esigenze della società dettate dalla pandemia stanno contribuendo a immaginare nuovi e funzionali progetti. Il Covid-19 ha avuto conseguenze devastanti che hanno cambiato profondamente le persone, le organizzazione e in generale il modo di vivere. La storia delle epidemie e delle crisi passate suggerisce che l’essere umano è capace di trovare nuove soluzioni, proprio perché la necessità è la madre di tutte le invenzioni. Una delle esigenze indispensabili dettata dal coronavirus è quella di ripensare la progettazione degli spazi aperti al pubblico, in particolare dei bagni pubblici, per contenere le misure di controllo del contagio.
La necessità di ritornare alla normalità, rispettando comunque tutti i requisiti di sicurezza necessari, deve cambiare notevolmente il concetto comune di bagno. Esperti di salute pubblica, progettisti, architetti e persino l’Organizzazione mondiale della sanità, hanno riconosciuto difetti fondamentali nella progettazione dei servizi igienici pubblici attuali, che potrebbero diventare uno spazio di diffusione del contagio e suggeriscono la necessità di nuove soluzioni per affrontare la realtà post-Covid19. Le innovazioni suggerite per i bagni pubblici includono cabine autopulenti, porte che non richiedono alcun contatto con le mani, maggiore frequenza di pulizia, rubinetti e dispensers con fotocellula.
A ogni modo, anche se l’implementazione di nuovi bagni pubblici a New York non sarà prossima, non sembra essere un impedimento per i newyorkesi che pensano di continuare a fare pipì se necessario in modalità alternative, come Seidlitz, che ha detto al New York Times: “Ho in programma di incontrare i miei amici al parco tutta l’estate, non mi scoraggia la mancanza di bagni, diventerò più agile nel farla dietro un albero”.