Non è stato Lupin, il primo ladro della storia. Quel bandito gentiluomo nato dalla penna di Maurice Leblanc nel 1905 è arrivato tardi sulla scena del crimine. E non di poco.

Settant’anni prima, la mattina del 19 marzo 1831, a New York va infatti in scena un colpo ben pensato. L’obiettivo è la City Bank, uno dei più grandi istituti di credito degli Stati Uniti e gli uomini che si celano dietro l’organizzazione sono due: James Honeyman e William J. Murray. Il bottino? 245 mila dollari dell’epoca, un’enormità. Facendo un calcolo con l’attuale valore della moneta, sarebbero 50 milioni di dollari.
Honeyman e Murray sono due professionisti e si muovono seguendo un piano studiato al dettaglio. Con la cera sciolta fanno il calco delle serrature della banca ed eludendo i controlli di sicurezza riescono a entrare nel caveau. Svuotano le casse, riempiono i borsoni di banconote e poi aspettano. Aspettano tutta la notte. Quando le guardie finiscono il turno, in pochi minuti escono inosservati dall’istituto, facendo perdere le loro tracce tra le strade di New York.
Quando il furto viene scoperto, la città rimane a bocca aperta. È un fatto talmente inedito che nessuno sa con certezza come reagire, ma la prima mossa a cui pensa la polizia è mettere una taglia per la cattura dei due. Chiunque sarà in grado di consegnarli alla giustizia, riceverà un compenso di 5.000 dollari (un milione, con il cambio attuale).

A dirigere le operazioni della polizia newyorkese c’è Jacob Hays, un investigatore che sa il fatto suo. Studia il modo in cui il furto è stato commesso e si rende conto che i suoi ricercati siano uomini esperti. Così, si fa consegnare tutti i rapporti di furti o rapine denunciati in città e annota i nomi che trova in questi fogli. C’è anche Honeyman, nella sua lista, finito davanti al giudice qualche tempo prima come imputato in un processo per furto a Brooklyn.
Così, emana un mandato di perquisizione e manda gli agenti a casa sua. Il blitz però fallisce: nell’appartamento non trovano né Honeyman, né tantomeno il bottino. L’uomo si è trasferito in una pensione poco lontana, portandosi dietro dei bagagli un po’ insoliti. Quando entra per chiedere una stanza, ha infatti con sé tre grandi bauli chiusi a chiave.

L’oste ha letto la notizia del furto data a caratteri cubitali dal Post e naturalmente si insospettisce. Chiama in centrale e chiede di parlare con Hayas, che in pochi minuti suona al campanello della pensione. Entra in camera quando Honeyman non c’è, forza i bauli e dentro trova 185 mila dollari. È la prova schiacciante. Aspetta che ritorni e, appena varcata la soglia della stanza, gli mette le manette ai polsi.
Con Honeyman tra le mani, identificare e trovare Murray è poco più che una passeggiata e infatti, proprio qualche giorno più tardi, anche il secondo ladro finisce dietro le sbarre. La sentenza del tribunale li condanna a cinque anni di carcere, da scontare nel penitenziario di Sing Sing, sulle rive del fiume Hudson.
Ma cinque anni, in fondo, non sono nulla, se confrontati con l’eternità della loro memoria. Centonovanta anni dopo, siamo ancora qui a parlare della vicenda. Due ladri ambiziosi che, prima di tutti, hanno puntato al colpo grosso. E forse Lupin si è ispirato proprio a loro.