Ma allora non siamo solo noi. Allora non è solo l’italiano pizza e mandolino a camminare per strada con lo sguardo perennemente fisso sul suo smartphone. La miniserie tv di Scorsese (si può vedere su Netflix) dedicata allo spirito tagliente e raffinatissimo di Fran Lebowitz ci rincuora. Questa autrice, attrice comica, in fondo sociologa, descrive splendidamente in una puntata della serie, l’ostinato incedere della massa di caproni a testa bassa per le strade di Manhattan, con le ditine frenetiche che pigiano tasti, completamente incuranti delle traiettorie degli altri e del mondo, nella sua accezione più vasta.
E’ bella quella serie tv, guardatela. Lei fa ridere, ma più che ridere fa sorridere che è la chiave base dell’ironia. E l’assenza di ironia, o la difficoltà estrema nel praticarla, è uno dei grandi tumori di questi anni.

La magagna dell’umanità è il non sapersi prendere in giro. Perché siamo tutti così, in fondo. La differenza è solo che in Italia abbiamo i marciapiedi e le stradine più strette. E allora lo scontro frontale col telefonatore seriale è molto più frequente. Ragazzine, donne, uomini d’affari, fontanieri, sportivi, nonne, tutti seri, a testa bassa, come testuggini testarde, proiettate verso il nulla. A Manhattan con i marciapiede molto più larghi, forse è meno rischioso. Meno possibilità cioè di scontro con lo sciame di api operaie dello smartphone. Fra l’altro, sembra quasi ci sia un’antenna che ci guida e che ci faccia intuire l’ostacolo, perché ho visto gente che continuando a guardare il telefono sterzava bruscamente per evitare o un ciclista o un pedone a testa alta (categoria ormai rarissima).
Anni fa, proprio a Manhattan, ho ricevuto una delle più grandi lezioni di vita della mia esistenza. Camminavo a testa bassa, forse guardando lo schermino, avevo l’espressione accigliata. Sulla Lexington all’altezza della 62, a un certo punto, sull’angolo c’è una donna in carrozzina che incrocia il mio sguardo e portando le dita della mano con gesto di apertura davanti alla bocca, mi fa: “Smile! Smile!”. Ecco. In quei casi lì, ci si guarda dentro e si muore. Cosa che ho fatto. Sono morto lì.