Centinaia di migliaia di americani hanno festeggiato la fine del 2020 durante il fine settimana, e la triste realtà della pandemia e dell’aumento dei contagi a causa degli spostamenti sta iniziando a farsi sentire ancora di più. Almeno 351.000 vite sono state perse a causa del COVID-19 negli Stati Uniti, dall’inizio della pandemia, secondo i dati raccolti dalla Johns Hopkins University. I numeri rappresentano circa il 19% degli 1,8 milioni di morti globali correlate al coronavirus. E secondo il Dottor Fauci la fine è lontana, e i “prossimi mesi saranno terribili,” come riporta il NY Times.
Un americano su 940 è ora morto a causa del virus. I tragici traguardi arrivano sulla scia del peggior mese mai registrato per numero di contagi, decessi e ricoveri. Tra il 1° dicembre e il 31 dicembre, sono stati segnalati 77.082 decessi negli Stati Uniti e sono stati registrati oltre 6,25 milioni di casi. Si prevede che i numeri di COVID-19 aumenteranno in tutto il paese nelle prossime settimane dopo le vacanze natalizie, analogamente a quanto accaduto dopo il Ringraziamento.

Fra le zone maggiormente colpite figura New York, che il 7 Gennaio ha registrato un nuovo record: ben 17.588 contagi. Qualche giorno prima del nuovo anno il numero massimo registrato si aggirava a circa 13.000. Le morte giornaliere sono circa 54. Dall’inizio della pandemia, la Grande Mela conta oltre 467.327 casi totali e 25.416 morti.
Secondo quanto ha affermato il governatore di New York, Andrew Cuomo, nonostante il numero di contagi continui a salire, gli ospedali non sono ancora sopraffatti dal numero di pazienti, ed hanno ancora posti letto disponibili. Comunque la preoccupazione resta: solo qualche giorno fa, in una città a nord di New York City, è stata rintracciata la variante inglese del coronavirus, del 70% più contagiosa.
Nello specifico, le ospedalizzazioni sono 8.251 nello stato di New York, tra cui 1.357 in terapia intensiva, e 843 persone sono intubate. Il tasso di positività è pari all’8.34%. In media, giornalmente arrivano 288 nuovi pazienti, e ne vengono dimessi 537. In risposta ai numeri, il sindaco Bill De Blasio ha mandato una lettera al Vice Presidente Mike Pence, chiedendo un’accelerazione della produzione del vaccino anti COVID-19.
La velocizzazione del processo permetterebbe di allocare le dosi aggiuntive di vaccino alla città e ad altre aree vicine. Inoltre, il sindaco ha chiesto al governo anche di fornire un preavviso maggiore riguardo la quantità di dosi che arriveranno in città, e sul programma di consegna, per poter pianificare in modo più efficace. Nelle ultime due settimane, infatti, NYC si è ritrovata “in ritardo” nella campagna di vaccinazione: meno dell’1% della popolazione ha ricevuto la dose, una percentuale che, secondo il programma, avrebbe dovuto essere più alta.

Il vero problema negli Stati Uniti è però la California, il cui tasso di contagi cresce più velocemente che in ogni altro stato americano, dove 1 residente su 60 è infetto. Gli ospedali iniziano a mandare via i malati a causa della carenza di posti letti disponibili.
La California ha registrato 99.7 casi ogni 100.000 persone negli ultimi sette giorni, secondo i dati compilati sul tracker del coronavirus del New York Times, superando di gran lunga tutti gli altri stati tra cui l’Arizona, al secondo posto, e il Tennessee al terzo, rispettivamente con 84,9 e 78,8. Per dare un’idea, all’inizio di ottobre la California registrava circa 8 casi ogni 100.000 persone.
In termini del numero di contagi, i dati odierni sono rincuoranti. Ieri è stata registrata una diminuzione del 2% rispetto alla media delle due settimane passate, ma i decessi sono in grande aumento: 511, circa il 45% in più. A crescere del 20% sono anche le ospedalizzazioni. Fra le zone più colpite vi sono Los Angeles, San Bernardino e Riverside. Lo schizzo drammatico di infezioni, secondo gli esperti, è stato causato dalle vacanze del Ringraziamento, e gli spostamenti avvenuti in quel periodo, in combinazione con l’arrivo della nuova variante del coronavirus, più contagiosa.
Gli ospedali non riescono a tenere il passo con il numero di pazienti che richiedono assistenza. La scorsa settimana, per esempio, molti hanno dovuto ritardare, o cancellare, un elevato numero di interventi chirurgici, per creare posto per i pazienti COVID-19, e sopratutto per assicurarsi di avere abbastanza personale a disposizione.
Nella contea di Los Angeles, il Methodist Hospital of Southern California ha convocato un team di triage interno che giornalmente effettua valutazioni “sulla gravità dei pazienti critici, che consente di distribuire le risorse a coloro che ne hanno più bisogno”, ha spiegato il chief strategy officer Cliff Daniels, come riporta Modern Healthcare. Le linee guida pubblicate sul sito web dell’ospedale sono ben chiare: “Se un paziente si ammala gravemente ed è molto improbabile che sopravviva alla malattia, alcune risorse potrebbero essere assegnate a un altro paziente che ha maggiori probabilità di sopravvivere”.
La contea di Los Angeles, la più popolosa della nazione con 10 milioni di residenti, è una delle quasi due dozzine della California meridionale e della Central Valley che hanno sostanzialmente esaurito i letti delle unità di terapia intensiva per i pazienti COVID-19. I funzionari della sanità hanno avvertito mercoledì che i ricoveri continueranno per almeno le prossime tre settimane, poiché le persone che hanno ignorato le regole di distanziamento sociale per riunirsi per Natale e Capodanno si ammaleranno.

Insomma, in tutti gli USA i numeri non sembrano migliorare. Secondo la CDC, si registreranno circa 25.000 nuovi decessi soltanto durante l’ultima settimana di Gennaio. Gli stati continuano ad esaminare i campioni positivi per cercare di localizzare chi fra i malati ha contratto la variante più contagiosa proveniente dal Regno Unito, ma non basta: serve il vaccino, e secondo gli esperti, serve che almeno il 20% della popolazione sia immune per iniziare a vedere qualche miglioramento.