Durante la mattinata di martedì 15 dicembre, centinaia di ristoratori e lavoratori del settore alberghiero si sono riuniti a Times Square per protestare contro la recente decisione del governatore dello stato, Andrew Cuomo, di impedire ai ristoranti di operare al chiuso. In coro hanno chiesto un piano di salvataggio per far fronte alle loro ingenti perdite.

Rappresentanti del lavoro, candidati sindaci, piccoli e grandi proprietari di ristoranti e sostenitori del settore, hanno tenuto i loro discorsi ai presenti. “Abbiamo bisogno di un’azione immediata” hanno detto.

La ristorazione è una delle principali attività di New York, ed ora, per la seconda volta, sarà economicamente devastata a causa delle misure di contenimento del virus. Per non parlare poi, dei già avvenuti licenziamenti a catena di migliaia di lavoratori, e che continueranno a susseguirsi.

Molta è l’ostilità verso il governatore Cuomo, la cui decisione, secondo chi protesta, sembra più un ordine arbitrario, dettato da motivi politici, piuttosto che da motivi di salute. Infatti, lo stesso giorno in cui comunicava il divieto per i ristoranti di poter lavorare al chiuso, dallo stato di New York veniva pubblicato un rapporto che non indicava i ristoranti come principale sede di diffusione del virus, ma bensì rivelava che la percentuale di contagio più alta si registra nelle proprie abitazioni durante gli incontri privati. È quindi questo il motivo principale per cui i ristoratori sono scesi in piazza. I dati di tracciamento dei contatti mostrano che ristoranti e bar rappresentano solo l’1,43% delle recenti esposizioni a Covid-19.

Secondo il rapporto della New York State Restaurant Association, due terzi dei ristoranti hanno affermato che probabilmente chiuderanno entro la fine dell’anno senza un pacchetto di aiuti completo a loro dedicato. Ed un sondaggio della NYC Hospitality Alliance ha rilevato che, ad agosto, quasi l’87% delle aziende non poteva pagare l’affitto completo. Un vero disastro per l’economia dello stato, che insieme al drastico crollo del turismo, trascinano la città che non dorme mai, in un sonno profondo, da cui, molti temono, faticherà a riprendersi.
