New York è da sempre famosa per la sua metropolitana, la MTA. Prima della pandemia il sistema di trasporto pubblico contava ben 5.5 milioni di passeggeri settimanali, ma con l’esplosione di Covid-19, il numero è sceso di almeno 1/3. La metro continua ad operare ad una capacità quasi normale nei quartieri del Queens e del Bronx, da dove provengono la maggior parte degli essential workers, che non hanno potuto smettere di utilizzarla.
Nelle zone più “ricche”, però, come Manhattan, soltanto il 20% del numero di passeggeri pre-pandemia prende la metro, preferendo invece mezzi di trasporto privati e più sicuri. Inizialmente la paura era legata alla trasmissione del virus, ma la meno affluenza di passeggeri ha successivamente incrementato il timore che la metropolitana sia un luogo sempre meno affidabile.

Come ha riportato il New York Times, mentre i crimini “minori” sono in netta diminuzione, quelli violenti, come omicidi, stupri e furti a mano armata sono aumentati del 40%. E così si apre una delle peggiori crisi nella storia della MTA di NYC, che ha perso ben 12 miliardi durante la pandemia.
Un buco economico così grande che difficilmente potrà essere colmato nel prossimo futuro, e potrebbe anche portare ad un aumento dei costi dei biglietti, per giunta già dispendiosi ($2.50 per swipe), e il 40% del personale potrebbe essere licenziato. Se il prezzo incrementasse, il costo di un biglietto sarebbe equivalente a quello di due tratte al giorno, e dal momento che non vi è alcun tipo di sconto per chi ha una tessera settimanale o mensile, per moltissimi una tariffa così salata diventerebbe insostenibile. Basta immaginare una famiglia di quattro persone, che dovrebbe spendere circa $600/700 al mese solo per la metro.

Inoltre, il “declino” della metropolitana ha riportato in vita un fenomeno tutto anni ’70: i graffiti. Viaggiando nel tempo, a quando la metro di NYC era più che pericolosa, i graffiti nello sfondo rappresentavano il trademark della MTA. Per questo, nell’immaginario comune sono associati a quel decennio di paura e violenza. Da inizio 2020, sono ben 183 i nuovi “atti di vandalismo” nelle metro, riportati sulle linee Q, G, M, 1, 6. I funzionari del trasporto pubblico si oppongono con veemenza, ricordando che causano “costi inutili e portano via tempo ad operatori della metro, che potrebbero essere invece a servizio dei newyorkesi”.

Ma è anche vero che i graffiti, negli ultimi decenni, sono stati rivalutati, e spesso diventati delle vere e proprie forme d’arte. Forse, l’antipatia generale nasce dall’innata associazione fra i graffiti e la violenza degli anni ’70. Il danneggiamento di spazi pubblici rimane un’azione illegale come è giusto che sia. Ma molti dei graffiti riportati durante il 2020, rappresentano delle vere e proprie piccole opere d’arte: uno, per esempio, ritrae una scena da “Alice nel Paese delle Meraviglie”, un altro un ritratto di Betty Boop. Hanno quindi una forza espressiva superiore agli imbrattamenti dei vandali, che si limitano a scrivere un nome con una bomboletta a gas.
La popolarità dei graffiti, come un vero e proprio genere d’arte a se stante, può essere in larga parte attribuita a Banksy, un famosissimo street artist inglese che vuole restare anonimo. Banksy è un ribelle e con i suoi murales esprime critica politica e sociale. Le sue opere appaiono in tutto il mondo e attraverso queste, denuncia la povertà della condizione umana e le assurdità della società occidentale.

Nel corso degli anni, dal momento che i graffiti sono quasi esclusivamente rappresentati su superfici come le mura degli edifici, moltissime città hanno ritagliato zone apposite per questi artisti, come palazzi in disuso o abbandonati, onde evitare problemi di vandalismo o costi di ripulitura. E’ un modo per favorire l’abbellimento di zone che altrimenti sarebbero malandate, dotandole di una certa “personalità” e permettendo ad innumerevoli artisti di potersi esprimere senza rischiare multe o arresti.
Certamente, però, la situazione si complica quando i graffiti sono ritratti su “superfici” come i vagoni della metro. D’altra parte, la MTA e la città di New York non possono lasciarli “imbrattati”, ed occorrono soldi e lavoro per ripulire il sistema di trasporto pubblico. Non è quindi facile determinare quale sia la linea fra una forma d’arte e una forma di vandalismo. Sicuramente la street art ha guadagnato moltissima fama e rispetto negli ultimi anni, ma è anche vero che i vagoni della metropolitana devono essere puliti, ospitali ed, in un certo senso, “anonimi”.