Quando tornerà il turismo internazionale a New York? Per il momento le porte dell’America rimangono chiuse, ma se dovessero riaprire entro il 30 aprile 2021 italiani, europei e stranieri in genere avranno modo di esprimere un giudizio in prima persona sulla statua di Madusa che da martedì scorso è stata installata a New York per i sei mesi successivi.“Una statua di nudo assai discutibile”, è stato il titolo di un articolo pubblicato sul prestigioso sito Artnet. “Un uomo dietro a un simbolo del #metoo”, ha scritto il New York Times. “Una statua che veramente simboleggia il movimento femminista?” ha messo in evidenza il sito The Art Newspaper.

Facciamo un passo indietro. Nei mesi scorsi la commissione di NYC Art in the Park aveva approvato l’installazione di una statua realizzata dal quarantacinquenne artista italo-argentino Luciano Garbati. Era una statua in bronzo alta più di due metri che riproponeva in chiava contemporanea un’opera realizzata nel sedicesimo secolo da Benvenuto Cellini. Il grande scultore italiano nel Sedicesimo secolo aveva realizzato una scultura che rappresentava Perseo nudo che nella mano sinistra teneva la testa mozzata di Medusa. La statua in bronzo, che è esposta nella Loggia dei Lanzi in Piazza della Signoria, a Firenze, propone la storia di Perseo che ha appena decapitato la testa di Medusa, una figura mitologica che trasformava in sasso chiunque la guardasse. Nella scultura i capelli dell’orribile Medusa sono come serpenti velenosi.

Nel 2008 Garbati aveva reinterpretato la mitologia rovesciando i ruoli. Medusa con in mano la testa mozzata di Perseo non era più il mostro che Ovidio descrisse ne La Metamorfosi. Non più una figura mostruosa dannata dalla dea Atena dopo essere stata violentata da Poseidone. Medusa punita per un crimine del quale era stata lei stessa vittima.
Dodici anni dopo la scultura di Garbati assume una nuova importanza, soprattutto alla luce del luogo preciso dove è stata installata a New York. Si trova nel mezzo di un fazzoletto di verde chiamato Collect Pond Park, direttamente attraversata la strada dell’imponente edificio al numero 100 di Centre Street. È la sede della Corte Suprema di New York dove il produttore di Hollywood Harvey Weinstein era finito sotto processo con l’accusa di avere abusato sessualmente numerose donne. È lo stesso edificio davanti al quale lo scorso febbraio era apparso Weinstein dopo essere stato trovato colpevole di stupro in due casi specifici avvenuti a New York.

Secondo la commissione di Art in the Parks, il lavoro di Garbati meritava di essere esposto a New York e specificamente meritava una collocazione che lo legasse al movimento mondiale del #metoo. Ma la scelta non è stata applaudita da tutti. La prima critica riguarda l’artista stesso. Perché lasciare che ancora una volta sia un uomo a portare avanti il dialogo su un tema che riguarda prima di tutto le donne. La seconda critica ha degli elementi culturali. Come mai dare voce a un artista che proviene da un paese maschilista, l’Argentina, che non si distingue proprio per la parità di trattamento dei sessi. Una terza critica ha a che vedere con l’origine di questa Medusa: nata dodici anni fa non è certo il frutto di quanto ha portato al movimento del #metoo. E per ultimo la critica riguarda specificamente la raffigurazione di Medusa. Perché presentarla con la testa decapitata dell’eroico Perseo, anziché quella di Poseidone, il suo violentatore?Garbati stesso ha provato a rispondere ad alcune delle critiche. “Sono onorato che la mia scultura sia stata selezionata come un simbolo e attraverso di essa ho realizzato quanto io sia il prodotto di una società patriarcale”.Personalmente la mia critica è una: Medusa è raffigurata come vendicativa. È questo il messaggio del #metoo? Le donne vogliono vendetta? Oppure giustizia, parità, rispetto.