New York diventa un luogo sempre più surreale. Ad Aprile il silenzio di Manhattan faceva rabbrividire. Potevi stare in mezzo ad una delle Avenue e guardare l’orizzonte fermo, senza macchine, senza nessuno. A Maggio, quando l’aria impregnata di terrore iniziava finalmente a dissiparsi, George Floyd è morto in mano alla polizia di Minneapolis. La quiete ha lasciato spazio al caos. La voce delle decine di migliaia di protestanti si alternava al rumore sordo dei fumogeni sparati dalla polizia. Poi a Giugno sono arrivati i botti dei fuochi d’artificio. Sono andati avanti per settimane, senza sosta. Harlem, sotto casa mia, sembrava in guerra. Notti insonni d’angoscia.
Ora siamo a Luglio, il Coronavirus fa sempre più vittime in una America polarizzata e in rivolta contro la scienza. Ma a parte il virus, che con ragione è al centro dell’attenzione e che comunque almeno a New York preoccupa sempre meno, un’ombra subdola e sinistra inizia a coprire questa città.
Secondo le statistiche del NYPD le sparatorie e gli omicidi sono cresciuti notevolmente nei primi sei mesi di quest’anno in confronto allo stesso periodo del 2019: 178 omicidi in confronto ai 147 dell’anno passato, un incremento del 21%. La violenza aumenta, e mentre fino a qualche settimana fa le strade erano insicure a causa del virus, ora a far paura è la gente che la riempie. Durante una sparatoria, questo weekend un bambino di un anno è stato ucciso a Brooklyn. Si trovava con la sua famiglia in un picnic all’aperto quando, attorno alle 11:30 pm due uomini incappucciati si sono avvicinati al gruppo e hanno iniziato a sparare. Il bambino, colpito allo stomaco, è morto poco tempo dopo in ospedale. Questo weekend almeno 34 persone sono state ferite in diverse sparatorie per la città, confermando il lugubre trend che questa città sta seguendo.
L’isola di Manhattan si sta svuotando. In tanti sono scappati all’inizio della Pandemia. Altre zone della città, come Harlem e Brooklyn, invece continuano ad essere popolate, dove chi per necessità o scelta ha deciso di rimanere. Ed è proprio in questi quartieri che negli ultimi giorni la violenza che sta avvolgendo New York ha trovato una nuova valvola di sfogo.
Sabato scorso, sventolando bandiere Trumpiane e cartelloni “Defund De Blasio” (il sindaco di New York), un gruppo di manifestanti Pro-polizia si è dato appuntamento a Bay Ridge a Dyker Heights, un quartiere di Brooklyn abitato in larga parte da italo americani. La manifestazione, in controcorrente rispetto alle richieste dell’altra parte del paese che chiede di ridurre l’immunità, e conseguentemente la brutalità delle forze di polizia Americane, è stata organizzata per supportare il lavoro e il ruolo del New York Police Department.
Alla manifestazione si sono presentati alcune decine anche i coloro che sono scesi in strada per Black Lives Matter, chiedendo invece il ridimensionamento dei fondi per la polizia. Diversi video mostrano come coloro che facevano parte della contro-protesta pacifica siano stati presi di mira con urla razziste e violenza fisica. Alcuni sono finiti in ospedale, e altri invece sono finiti in caserma.
Da una parte i Newyorkesi chiedono disperatamente l’azione delle forze dell’ordine per contenere l’ondata di violenza ed omicidi che sta colpendo la città, dall’altra chiedono che venga ridimensionata. E la questione stessa del ridimensionamento crea altra violenza, come quella tra le strade di Brooklyn questo weekend.
Un camion di traslochi è parcheggiato davanti al mio palazzo. Qualcuno sta caricando mobili, per portarli chissà dove, probabilmente via da qui. Mentre violenza e incertezza crescono, la città dei sogni continua implacabilmente a svuotarsi.
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