Di fronte a una sala gremita di maratoneti e sostenitori, il Console Generale Francesco Genuardi ha aperto la serata “The NYC Marathon speaks Italian”, scherzando: “Questa potrebbe essere ormai ribattezzata ‘In bocca al lupo Night’”. Anche quest’anno, infatti, il nostro Paese si conferma secondo per numero di partecipanti – oltre tremila su cinquantaduemila -, come evidenzia il video prodotto da New York Road Runners, proiettato venerdì sera al 690 Park Avenue.
Come si spiega questa grandiosa manifestazione di soft power italiano? A rispondere alle domande della giornalista di America 24 Stefania Spatti, moderatrice della serata, sono ex campioni, organizzatori ed esperti. Prende la parola il Board Member di NY Road Runners, già partner della sede diplomatica per la prima edizione della “Italy Run by Ferrero” dello scorso 3 giugno.
“Non ho mai conosciuto un italiano a cui non piacesse New York e un americano a cui non piacesse l’Italia”, ha dichiarato George Hirsch. Per lui lo sport è un “veicolo nella comunità” e “non esiste nessun’altra iniziativa che possa raccogliere l’adesione di più di cinquantaduemila uomini e donne”.
Parla Carlo Capalbo: dall’alto della sua esperienza ventennale, il fondatore della Maratona Internazionale di Praga ha spiegato che la corsa non è solo attività fisica ma contatto con le autorità, con la società civile e con gli atleti. “Il running non ha ancora toccato l’Italia” in maniera massiccia, ma in tutti i Paesi dell’Unione Europea ci sono ben quarantotto milioni di appassionati.
Lo sa bene il Dottor Gabriele Rosa, allenatore di successo della “regina” delle gare olimpiche. Il medico bresciano ha presentato un gruppo di sei ragazzi affetti dalla sindrome di Down e i rispettivi accompagnatori; due non vedenti e le loro guide; sette membri della Comunità di San Patrignano, pronti al via a Staten Island domenica mattina.
C’è spazio anche per ex numeri uno, come Franca Fiacconi, medaglia d’oro nel 1998 – “Ho iniziato a correre nel 1978. […] New York è come una seconda città, soprattutto dal punto di vista della rinascita sportiva”. Giacomo Leone, salito sul gradino più alto del podio nel 1996, ha ricordato che la competizione della Grande Mela è caratterizzata dalla più bassa percentuale di persone che si ritirano. Forse perché, secondo Gianni Poli, vincitore del 1986, il pubblico di New York è speciale, “è un pubblico che incita fino all’ultimo”.

Un pensiero da Genova arriva con la lettura del messaggio del sindaco, che ha annunciato la Genova City Marathon del prossimo 2 dicembre, dedicata alle quarantatré vittime del crollo del Ponte Morandi. Chiudono gli interventi l’ex Ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti Maurizio Lupi, un “veterano” alla sua undicesima maratona, e Dario Laruffa, corrispondente Rai, per il quale “raccontare la maratona è un modo poderoso di raccontare New York”. Padre Angelo Plodari ha infine informato i presenti che oggi, sabato 3 novembre, si terrà la messa e la preghiera del maratoneta nella Chiesa di Our Lady of Pompeii (ore 18:30 a Carmine Street).
Al termine dell’evento a tutti gli invitati sono stati serviti focacce, pesto, stracchino, mortadella e amaretti. E, a quasi tutti, vino rosso e bianco della Liguria. Non a chi correrà 42 km passando per i cinque boroughs: loro dovranno aspettare fino a domenica sera, quando la città li accoglierà festeggiando, stanchi ma felici.