Lo aveva annunciato il Console generale Francesco Genuardi in persona, in occasione della cerimonia inaugurale della partecipazione italiana alla Maratona di New York da lui ospitata; e in effetti, alla vigilia della manifestazione sportiva, presso il santuario di Our Lady of Pompeii, nella bellissima cornice del Greenwich Village, la comunità italiana guidata da padre Angelo ha dedicato la tradizionale messa (officiata in italiano) del sabato alle 6:30 pm proprio ai nostri connazionali che gareggiano nella 42 km più famosa al mondo. Una benedizione speciale, condivisa da tutti gli italiani a New York che alla Parrocchia di Pompeii – luogo di preghiera e condivisione anche delle comunità filippina e brasiliana – hanno trovato un po’ delle loro origini e delle loro tradizioni, religiose e non solo.
In effetti, la storia del bellissimo Santuario che sorge imponente al numero 25 di Carmine Street è un po’ la storia dei nostri connazionali che emigrarono nella “terra promessa” alla fine del 1800, portando con sé la propria fede, tanti sogni e altrettante paure. Così, la Chiesa ha cominciato a costituire un punto di riferimento per gli italiani nel Village, servendone le celebrazioni dal 1892. Non solo: grazie all’impegno dei Padri scalabriniani, essa ha avuto un ruolo fondamentale nella storia dell’immigrazione e dell’integrazione delle comunità straniere, in primis quella italiana, a New York e in tutti gli Stati Uniti.
Da quel momento, il Santuario di Our Lady of Pompeii – che intende rinnovare la devozione di quello omonimo che sorge nella città campana da cui prende il nome – è diventato un punto di riferimento, religioso e non solo, per gli italiani del Village e di New York: ad oggi, in tutta la città è l’unica Chiesa a celebrare la messa in italiano. Una storia che è sembrata riecheggiare tra le mura di quell’edificio nel corso di tutta la Messa, che ha visto una partecipazione più numerosa del solito ed è stata animata dal Coro SOL (Sing Out Loud), composto rigorosamente da italiani, giovani e meno giovani, che si trovano nella Grande Mela per svariati motivi: la maggioranza, naturalmente, per lavoro.
Tra loro anche Rossana D’Angelo, che, verso la fine della celebrazione, ha abbandonato per qualche minuto l’angolo della navata dedicata a coristi e strumentisti per salire sull’altare insieme agli altri italiani in gara che hanno partecipato alla Messa, invitati da Padre Angelo a recitare la preghiera dello sportivo. Quindi, gli emozionati “ospiti” si sono presentati uno a uno, accolti dai calorosi applausi della platea. Tra costoro, anche qualche “compagno di strada” di Leonardo Cenci, l’ormai celebre atleta colpito nel 2012 da una grave forma di tumore al polmone metastatico, che, nonostante i pessimistici pronostici dei medici, l’anno scorso è tornato a correre la Maratona, e lo stesso sta facendo quest’anno accompagnato da una delegazione umbra. Qualcuno si aspettava di vederlo tra le panche del Santuario, visto che Leonardo è anche molto religioso, ma, nonostante l’invito, l’atleta non ha potuto partecipare. Eppure il calore e il sostegno degli italiani è esploso nello scrosciante applauso scoppiato non appena Marco Taccucci, tra coloro che condivideranno con Leonardo questa esperienza, ha pronunciato il suo nome. Perché, forse, è proprio in quel Santuario prima, e lungo i 42 km newyorchesi poi, che si può scorgere l’Italia migliore: quella che non si arrende alle difficoltà, sempre pronta a rialzarsi; quella solidale e generosa; quella che, nonostante tutto, non dimentica se stessa anche a 6000 km di distanza.