Si è difeso per 90 minuti. Ha incassato colpi, contestazioni e accuse. Ma ha saputo rispondere a ogni singolo attacco. Apparentemente meglio degli altri candidati. Si è dimostrato più calmo e più lucido. È sembrato padrone della situazione, più degli altri due concorrenti. Soprattutto quando si sono scagliati contro di lui. Con rabbia e poche soluzioni. A ventiquattro ore dalla parata in occasione del Columbus Day, dove in molti l’avevano contestato, nel dibattito del 10 ottobre, il primo cittadino, Bill de Blasio, si è presentato con 44 punti percentuali (secondo il New York Times), in vantaggio sui due sfidanti. Per i poll del Marist College, il 5 ottobre, i punti percentuali erano 42. Un dibattito sgradevole e rancoroso, interrotto dalle grida del pubblico e dai toni dei candidati, ma che però non sembra aver scosso, più di quel tanto, la corsa alla città. Che tra meno di un mese dovrà eleggere il suo nuovo sindaco.
Sul palco erano in tre. Due uomini e una donna. Tutti profondamente diversi. Così come i loro programmi elettorali. Bill de Blasio, l’attuale sindaco democratico di New York, in corsa per il secondo mandato, Nicole Malliotakis, candidata del Partito Repubblicano e Bo Dietl, l’indipendente. Che però, qualche mese fa, chiese di poter partecipare alle primarie di entrambi i partiti.
“A volte ci sono elezioni dove le persone pensano che i candidati siano tutti uguali. Non avrete questo problema in questa circostanza. I miei due avversari fanno parte dell’ala destra repubblicana che ha votato per Donald Trump”, ha detto de Blasio nel suo intervento d’apertura, coperto dalle urla di una parte di pubblico che lo contestava. Si è dovuto interrompere più volte, infatti, per poter continuare il suo discorso, aiutato poi dai suoi sostenitori che gridavano “Four more years”, lo slogan che portò fortuna anche al Presidente Obama, quando venne eletto per la seconda volta.
De Blasio cita spesso l’attuale presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, accostando le sue politiche a quelle dei suoi due avversari. Una donna, nata nel 1980, l’unica repubblicana eletta a New York, la prima ispanico-americana e la prima greco-americana. E un ex investigatore che recitò in due film di Martin Scorsese, “Goodfellas” e “The Wolf of Wall Street”. “Signor sindaco, questa elezione non riguarda Donald Trump. Questa elezione riguarda lei”, risponde Malliotakis, che si mostra comunque più tranquilla del collega alla sua sinistra, Dietl, nonostante il suo sguardo tradisca emozione e qualche nervosismo.

Tre i temi principali su cui si sono confrontati i tre candidati. La criminalità, le case popolari e il bilancio della città, cresciuto di circa 15 miliardi di dollari durante i quattro anni di De Blasio. Malliotakis ha definito la crescita della spesa “il simbolo della cattiva gestione” del primo cittadino. Ma alla domanda su quali fossero le soluzioni proposte, la repubblicana è sembrata vaga.
“Quest’uomo non ha fatto nulla per i senzatetto. Li ha fatti diventare un business”, ha sentenziato Dietl. E sugli homeless, anche Malliotakis è intervenuta: “Di che cosa sta parlando?”, rivolgendosi al sindaco dopo che de Blasio aveva sottolineato i passi avanti fatti per risolvere quella che lui stesso ha definito “una crisi”. Poi, Malliotakis ha fatto riferimento alla questione che vedrebbe alcuni homeless collocati negli hotel. Il sindaco si è difeso. Più volte.

“Questi sono problemi seri e dobbiamo affrontarli seriamente”. È stato lapidario e asciutto. Anche quando la candidata repubblicana gli chiede, diretta, se il sindaco teme il Governatore Andrew M. Cuomo, in relazione a una discussione sull’emergenza nella riparazione dei trasporti. De Blasio è arrossito e ha scosso la testa. Ma ha risposto, dicendo di sentirsi tranquillo e disposto ad affrontare il governatore dello stato di New York.
De Blasio si è detto soddisfatto del lavoro delle forze dell’ordine a New York, che lui ha definito “La più sicura tra le grandi metropoli d’America”. “Non se sei una donna”, risponde Malliotakis, subito fermata dalla replica diretta del sindaco. Che la accusa di sfruttare la “tattica della paura”, tipica dei Repubblicani.
De Blasio segna di continuo una linea di confine. Noi e loro. I democrati e i repubblicani. Lo aveva già fatto, poco dopo l’elezione di Trump che aveva contestato in prima persona. E che forse gli serve per tenere compatto un elettorato, quello democratico, che detesta l’attuale inquilino della Casa Bianca.

Il sindaco di New York è apparso quasi sempre forte e ha cercato di sottolineare i suoi successi in questi quattro anni di lavoro. L’abbassamento del tasso della criminalità, la costruzione di nuove case popolari e la complessità dei problemi difficili che, ogni giorno, affronta la città.
Malliotakis, proprio di fianco a de Blasio, ha cercato di sfruttare la vicinanza per rivolgergli accuse e domande dirette. Per la candidata repubblicana, il sindaco ha gestito male il governo della città, spendendo troppi soldi su programmi inefficaci che non hanno risolto i problemi. E ha concluso: “I’m ready to clean up his mess”. Sono pronta a ripulire il suo casino.
“First of all, I’ve got to say go Yankees! (Prima di tutto, ho una cosa da dire: Go Yankees!”. Dietl, invece, che ha sforato il tempo a disposizione e a cui è stato spento il microfono, ha scelto di iniziare così il suo intervento. Di fronte a tutti. Accusando il sindaco persino di “essere un tifoso dei Boston Red Sox”. È stato ripreso dal moderatore per aver parlato sopra gli altri candidati e per averli interrotti. “Sono un uomo d’affari di successo” aggiungendo che potrebbe fare tanto, indirizzandosi probabilmente a un elettorato non poi così tanto indipendente.
E alla domanda della stampa sulla volontà di partecipare alle primarie di entrambi i partiti, qualche mese fa, ha risposto chiamando in causa, suo malgrado, la moglie del sindaco, Chirlan McCray. Dietl, infatti, avrebbe dichiarato di essere stato certo di perdere la causa quando, nel giudice che prese la decisione, rivide la signora McCray, perché entrambe afroamericane. “Se stai dicendo che un giudice prende le decisioni basandosi sul genere o sul colore della pelle, non sei meglio di Donald Trump”, ha replicato De Blasio. Dopo il dibattito, i due, si sono stretti la mano e sono stati raggiunti da Chirlan McCray. A cui Dietl avrebbe chiesto scusa. Nessun “epiteto razziale” e nessuna intenzione di offenderla.