La sua vita sembra il copione di Sliding Doors. Una di quelle vite che ha preso una direzione per una decisione ripensata all’ultimo momento. Decisione rivelatasi, poi, determinante e vincente per il suo futuro.
Dietro però c’è il fato, il destino. Quello che i greci chiamavano “tuke” a cui nessuno può sottrarsi, nel bene e nel male. Come non si è potuto sottrarre Andrea, trentenne di Pordenone, che in una serata d’estate non sapeva che, in un gioco strano di incastri, qualcuno aveva già deciso per lui. Era il destino, che si è presentato sotto la forma di una decisione banale: andare a una serata trendy nella Milano fighetta oppure andare a cena a Pordenone, con gli amici di sempre. Una decisione che non implicava di certo, apparentemente, riflessioni esistenziali. Da prendere così al volo, seguendo magari l’umore piuttosto che altre sensazioni.
Andrea opta per Milano ma si sente in colpa per gli amici che avevano organizzato una cena per lui, rientrato da poco dopo un viaggio premio negli Stati Uniti. Così ci ripensa, lascia Milano e ritorna a Pordenone dove ad attenderlo a cena c’è il responsabile della Gabetti per il mercato americano, invitato dagli amici pensando ad Andrea e alla sua recente esperienza negli USA. Il tipo rimane colpito dal dinamismo, dall'esperienza e dalla voglia di fare di Andrea, e gli propone, su due piedi, di lavorare per il loro ufficio di New York. Ecco che torna il destino: proprio in quel momento, alla Gabetti, stavano cercando un manager su New York.
Andrea non ci pensa due volte e, il mese successivo vola nella Grande Mela. Anche perché l’America gli era rimasta nel cuore. Nessuna fuga però. Lui in Italia era soddisfatto. Laurea in Economia alla Ca’ Foscari di Venezia, lavoro manageriale presso un’importante società di consulenza e revisione contabile, la KPMG, che è stata la sua palestra di vita per tre anni.
Il ragazzo non ha nessun dubbio. Troppa è la curiosità, la voglia di fare nuove esperienze e avere nuove opportunità. Arriva a New York nel 2010 occupandosi di real estate nell’ufficio Gabetti. Il settore immobiliare lo affascina anche se in quell’anno New York, l’America, sta attraversando una delle crisi più profonde a causa proprio dello scoppio della bolla immobiliare.
I primi sei mesi sono di esplorazione, newtorking, relazioni, contatti. Ma c'è poco da riflettere: a Gennaio 2011 Andrea accetta l’offerta di lavoro per Capital Realty Investors, società che si occupa di investimenti immobiliari, rivolgendosi in particolare ad investitori europei, dove oggi è responsabile del business development.
Dinamico e con voglia di fare, Andrea Pedicini pensa di essere nella Grande Mela “on a mission”. Intanto la prima missione l’ha già compiuta: aver saputo cogliere le opportunità che la vita gli stava riservando.
Andrea ti senti che il destino abbia deciso per te?
Direi che il destino mi ha messo a disposizione delle ottime opportunità, in primis quella di poter trasferirmi qui a New York. La decisione di cogliere tali opportunità è sempre dipesa da me però. L’incontro che mi ha portato a New York è stato del tutto fortuito ma se non avessi avuto la volontà di abbandonare la “strada sicura” – in Italia lavoravo da circa tre anni in KPMG, une delle principali società di consulenza e revisione contabile al mondo – probabilmente sarei ancora lì. Quando sono arrivato a New York non conoscevo letteralmente nessuno e mi avventuravo in un settore, quello immobiliare, di cui avevo solo letto e sentito parlare. Oggi, dopo circa 4 anni, le cose sono un po’ diverse.
Lavori in un settore importante soprattutto in America, quello immobiliare. Chi è il tuo cliente tipo?
Tendenzialmente investitori europei, molti italiani, ma anche francesi e spagnoli. Fascia di reddito alta che consente un investimento immobiliare nella Grande Mela. Molti imprenditori, manager d’azienda ma anche attori e atleti professionisti che in questi anni hanno affidato i propri investimenti alla nostra società e con i quali abbiamo instaurato un rapporto professionale e personale di alto livello.
Cosa cercano?
Tendono a prediligere investimenti a lungo termine, con rivalutazioni consistenti (sopra il 10% annuo) e rendite garantite. A New York il mercato immobiliare è talmente dinamico che difficilmente un immobile resta sfitto per più di qualche settimana.
Perché comprare casa nella Grande Mela, rimane un investimento, nonostante tutto?
Direi un ottimo investimento, non un semplice investimento, a patto di acquistare nel momento giusto e nelle aree giuste. Come già detto le consistenti rivalutazioni e la dinamicità del mercato rendono la scelta di investire a New York (tanto a Manhattan, quanto a Brooklyn ultimamente) vincente. Inoltre un mercato assolutamente trasparente e una burocrazia ridotta al minimo consentono a chiunque disponga dei capitali sufficienti di approcciare il mercato immobiliare con grande sicurezza.
La speculazione immobiliare ha reso NY una città solo per ricchissimi. Sei d’accordo?
Non sono d’accordo e vorrei sfatare il mito che New York sia una città solo per “ricchissimi”. Molto dipende dallo stile di vita che s’intende fare. È vero che il costo della vita è piuttosto alto ma è anche vero che gli stipendi medi sono tendenzialmente molto più alti che nel resto degli Stati Uniti. E poi New York è la città delle opportunità: qui ci si può realizzare per davvero, a patto di avere voglia di fare (e un po’ di fortuna).
Pensi ci sarà una prossima bolla immobiliare? Perché e quali le cause questa volta?
Il mercato immobiliare è per definizione ciclico. Non c’è dubbio che una crescita dei prezzi come quella registrata nell’ultimo biennio non è sostenibile nel lungo periodo. La mia previsione è che i prezzi tenderanno a crescere ancora per 2-4 anni per poi arrestarsi. Molto dipenderà dalle politiche americane sui tassi d’interesse e dalla tenuta degli investitori esteri, in primis quelli cinesi. Tenderei comunque ad escludere effetti catastrofici analoghi a quelli del 2008, causati dalla crisi dei mutui sub-prime.
Chi decide che un quartiere deve essere alla moda e prossimo alla gentrification facendo alzare cosi i prezzi delle case?
Premesso che non tutti i quartieri si prestano a diventare “trendy” alla stessa maniera, non c’è dubbio che un impulso notevole è dato dal movimento degli artisti (designer, pittori, musicisti, attori). Particolarmente significativo è il caso di Williamsburg, a Brooklyn, dove negli ultimi anni i prezzi sono più che raddoppiati arrivando a raggiungere e superare i valori medi di molte aree di Manhattan. Tanto che oggi, gli artisti della prima ora, quelli che di fatto hanno dato il via alla gentrification di Williamsburg, preferiscono migrare verso zone meno battute, in primis Bushwick.
C’era una volta Harlem e la sua gentrification. Poi è toccato ad alcune zone di Brooklyn. Oggi chi vuole investire a lungo termine pensando alla rivalutazione di un quartiere, dove dovrebbe acquistare?
A Manhattan le zone su cui puntare sono il Lower East Side, Hell’s Kitchen a Midtown, sull’impulso del progetto di riqualificazione urbanistica di Hudson Yards e il Financial District che sta conoscendo una trasformazione profonda, grazie soprattutto alla Freedom Tower e alla nuova stazione di Fulton Street. Harlem ha conosciuto uno sviluppo vertiginoso negli ultimi 5 anni e probabilmente può offrire ancora un margine speculativo significativo da qui ai prossimi anni. A Brooklyn tenderei ad escludere Williamsburg dove la speculazione immobiliare è diventata più difficile, mentre guarderei con interesse a Bushwick per i motivi spiegati sopra. In Queens, i quartieri di Astoria e Long Island City rappresentano ottime alternative, anche grazie ad una rete di trasporti rafforzata negli ultimi anni.
Rimangono le zone chic e quelle difficili da gentrificare.
Certo, le zone più “chic” sono Soho, West Village, e l’Upper East Side. Non si espande ancora con facilità il Lower East Side, come anche la zona più meridionale di Brooklyn. Il Bronx sarà probabilmente l’ultimo bourough di Manhattan ad attraversare una fase di gentrificazione, che comunque è destinata ad arrivare prima o poi.
Chi vuole puntare sulla ristorazione o aprire una galleria d’arte, dove può investire?
La ristorazione è un settore delicato e difficile a New York: la competizione è molto alta e gli standard molto elevati. Non esiste un quartiere che si presti meglio di altri ad aprire un ristorante, non a caso quasi ogni quartiere di Manhattan vanta svariati ristoranti di grande successo: si tratta di essere capaci di intercettare le esigenze e le aspettative della potenziale clientela. Per quanto attiene le gallerie d’arte, quelle più classiche e istituzionali sono a Chelsea e a Soho, mentre quelle più d’avanguardia oggi aprono sulla Bowery, nell’area che vede nel New Museum of Contemporary Art il proprio fulcro.
Che cosa pensi del progetto di de Blasio di costruire case per renderle più accessibili al ceto medio?
Sulla carta il progetto è valido ed encomiabile: si tratta di fatto di rivalutare una delle zone meno sviluppate della città, East New York, offrendo soluzioni abitative a prezzi molto più vantaggiosi rispetto a Manhattan. Il problema è che nel corso degli ultimi 12 mesi i prezzi dei terreni nell’area sono più che triplicati, rendendo il progetto più ostico. New York è una città particolarmente sensibile alla speculazione immobiliare: non a caso il valore delle transazioni nell’area è passato da $2.7M nel 2013 a $42M nei soli primi 6 mesi del 2014.
Con te mettiamo nero su bianco un’ipotetica mappa semiotica di New York. Dove vivono artisti, fricchettoni, hipster, uomini d'affari, radical chic e famiglie?
Gli alternativi radical chic a Soho o Tribeca. Gli artisti fricchettoni li trovi nell’East Village o nel Lower East Side a Manhattan e a Williamsburg o Greenpoint a Brooklyn (ultimamente anche Bushwick sempre a Brooklyn). Gli uomini di affari optano per Central Park South, in particolare Columbus Circle. Senza dubbio i VIP intesi come attori, cantanti, etc. preferiscono Soho o Tribeca a Manhattan e Williamsburg a Brooklyn. Le famiglie amano Upper West Side, Tribeca, Battery Park a Manhattan oppure Park Slope a Brooklyn. Invece, quelli votati al green e all'ecologia scelgono Battery Park. L'alta borghesia resta fedele all’Upper East Side. Infine gli studenti: direi ovunque trovino una stanza attorno ai $500-1,000/mese.
Invece il quartiere che senti tuo, quello dove vivi?
Attualmente vivo in un quartiere che apprezzo molto: tra Battery Park, il Financial District e Tribeca. Se dovessi spostarmi, probabilmente opterei per il West Village che è decisamente la zona di Manhattan che mi piace di più.
La tua New York. Una giornata tipicamente newyorchese per te.
Sveglia alle 7:30am, caffè a casa, lettura delle email. Colazione a Tribeca, lettura del Corriere della Sera (on-line) e del New York Times. Alle 9am arrivo in ufficio e di routine controllo sempre due cose: l’andamento dell’euro sul dollaro (come detto la maggior parte dei miei clienti sono europei) e l’inventario delle nuove proprietà immobiliari per individuare potenziali nuovi investimenti. Se ho un cliente in città di solito ci si incontra per pranzo e poi si va insieme a vedere le proprietà oggetto dell’investimento, il che presuppone passare tutto il pomeriggio in giro per New York. Finiti i meeting della giornata solitamente mi trovo per un aperitivo (uno di numero, dato che di fatto non bevo) a Soho House o allo Standard Hotel in Meatpacking. La maggior parte delle volte sono a cena fuori, il più delle volte con amici, o a volte con clienti. Cerco di andare in palestra almeno 3 volte alla settimana e quando posso vado a giocare a tennis.
Andrea tra 20 anni e Andrea da “pensionato”.
Dunque tra 20 anni avrò poco più di 50 anni. Professionalmente mi piacerebbe guidare un fondo d’investimenti immobiliari, mettendo a frutto l’esperienza e le relazioni acquisite in questi anni a New York. Non mi dispiacerebbe vivere tra Stati Uniti (New York o San Francisco) e Europa (Italia o Francia). Da un punto di vista personale mi augurerei di essere stato capace di mettere in piedi una bella famiglia. Per quanto riguarda la mia vita da "pensionato" mi vedo in Italia, possibilmente in Toscana, che è una delle regioni del nostro paese che amo di più. Credo infatti che la qualità di vita che abbiamo in Italia abbia ancora pochi paragoni in giro per il mondo.
Tre elementi indispensabili per potercela fare a NY.
Non sono sicuro che bastino tre elementi per farcela a New York, comunque nell’ordine direi che serve una gran sicurezza in se stessi, una buona dose d’intraprendenza e voglia di fare e, appunto, un po’ di fortuna.
Se non New York, dove e cosa faresti oggi?
Probabilmente a Londra, a fare esattamente quello che sto facendo a New York.