Vivendo a New York vi sarà certamente capitato di sentire dai vostri amici o conoscenti, la frase “sto aspettando di essere accettato dal condominio”, per dire che si sta attendendo un riscontro da parte dei residenti del palazzo, dove si vuole affittare o comprare un appartamento. Come un esame. Anche per comprare e affittare bisogna passare un test. Non importa se si hanno soldi e referenze, perché non si tratta di un semplice e legittimo controllo da parte dei proprietari, bensì di un vero stillicidio che talvolta coinvolge l’intero edificio e che eventualmente porterà a un lieto fine.
Dalla campagna elettorale di de Blasio a Federico Rampini (che l'ha usata in un suo editoriale), la metafora del “A tale of two cities”, storico romanzo di Charles Dickens, è entrata in uso per descrivere la Grande Mela come una città di estreme differenze sociali. E anche (soprattutto) nel mercato immobiliare esistono due New York: una lussuosa e una estremamente povera.
Niente di più vero. Non ci sono vie di mezzo. Ancora però, non riesco a capire perché le persone accettano di arrivare a compromessi simili, pur di vivere a New York. Non si tratta di discutere il solito problema della difficoltà di cercare una casa o un appartamento, non è questo, anche a Roma può diventare complicato, piuttosto la chiave sta nel capire perché è così proibitivo e soprattutto, perché ci sono persone disposte a vivere in condizioni anche disumane pur di stare a New York. Ne vale davvero la pena? O è quasi esclusivamente una questione di status, solo per dire “io vivo qui”?
Il Wall Street Journal (basandosi sui dati del rapporto quadrimestrale dell'agenzia di intermediazione immobiliare, Citi Habitats) ha riportato che nella primavera del 2013 gli affitti sarebbero aumentati del 4.3%. Questo normalmente provocherebbe anche un aumento degli appartamenti disponibili. L’affitto sale, la gente lascia casa. Invece no, a New York dove la spesa media per l'affitto è di $3,367 al mese (secondo dati dello stesso rapporto di Citi Habitat), il problema è che c’è ancora una enorme domanda ed un'offerta ridotta.
Il sogno di chi vive a New York, è trovare un bilocale in un palazzo con portiere e ascensore (lussi che pochi hanno) nel centro, per 1.800 dollari. La realtà invece, è che è impossibile. Il lavoro peggiore o migliore a New York – dipende dai punti di vista – è certamente quello dell’agente immobiliare. Gli agenti real estate ricevono credo i peggiori insulti dopo i delivery guys, per quello che mostrano ai loro clienti. Buchi di appartamenti che costano una fortuna. Senza finestre o con muri di cartongesso, dove si sente russare il vicino. E queste sono le migliori delle ipotesi. La musica cambia se naturalmente si ha un grosso budget, ma non più di tanto: anche in quel caso, l’imbroglio è dietro l’angolo. Insomma se le aspettative sono alte quando si cerca un appartamento a New York, al 90% si rimane delusi.
Un ulteriore shock che si subisce quando si inizia vagamente a capire come funziona, è quanto possano essere piccoli gli appartamenti. Non è inusuale per esempio, se si sta cercando un bilocale o un monolocale “convertibile” a bilocale – nessuno dei due è un vero appartamento con due stanze – che si incorra in monolocali con soppalco o mura di cartone che dividono il resto della casa da una camera da letto di fortuna.
A parte il rapporto qualità/prezzo/spazio – che è assurdo! – non è tutto, anche quando si trova un buco per così dire “vivibile”, subentrano poi tutti i requisiti che i proprietari della catapecchia impongono agli affittuari. Prima di tutto, i proprietari di New York desiderano che i loro inquilini guadagnino almeno 40 volte l’affitto mensile, in pratica 80mila dollari l’anno per una casa che costa 2mila al mese. Comodo, ma soprattutto conveniente. Come fanno allora vi chiederete voi, le persone normali che guadagnano sui 35-40mila l’anno? Vivono per strada forse? Non proprio. Se un affittuario non ha uno stipendio che rientra nei requisiti richiesti, avrà bisogno di una persona che garantisca per lui, il guarantor, normalmente un parente o il capo che però deve guadagnare almeno 80 volte il canone mensile previsto dal contratto. In aggiunta al deposito, alcuni proprietari desiderano anche il primo e ultimo mese di affitto in anticipo. In buona sostanza, si devono sborsare 8mila dollari solo per avere le chiavi di casa.
Per fortuna per gli americani, questo accade solo a New York. Nel resto degli Stati Uniti affittare casa, non significa necessariamente andare incontro a tutto questo stressante iter. Allora chissà perché la gente lo fa, è come quando in Italia ci si lamenta perché l’offerta di lavoro si riduce sempre a collaborazioni e progetti gratuiti. Se si iniziasse a rifiutare il compromesso, cosa succederebbe?