Innanzitutto lasciatevi dire due paroline su New York: dimenticatevi di Sex and the City. State pur certi che Carrie Bradshaw col cavolo che camminava su tacchi vertiginosi da 500 $ e trovava un grande amore dietro l'altro se faceva la freelancer a Manhattan!
Questa città è bastarda: la ami quanto la odi. Può essere estremamente rude, competitiva, cara e assolutamente carente di uomini etero decenti.
A New York c’è qualunque cosa, ma la disponibilità economica segna molto fortemente i confini di accessibilità a tutti quei beni e servizi che definiscono il quotidiano di ognuno di noi. Qui, più che altrove, tendenzialmente comanda il soldo: dalla copertura sanitaria all’educazione, dal cibo ai servizi alla persona, dall’abbigliamento alla casa. Avere liquidità a volte può fare veramente la differenza tra la vita e la morte, e di certo sempre fa la differenza sulla qualità della vita che ci si può permettere.
C’è di buono che la meritocrazia esiste e che tutti possono darsi da fare per costruirsi un futuro benessere. E questo è il sogno americano. Qui insegnano a fare i soldi ai bambini fin dall’asilo. Li mandano a vendere biscotti, limonata o a suonare il violoncello per la strada. In Italia ci vergogneremmo di passare per mendicanti, qui no. Ognuno utilizza le proprie potenzialità per raccattare quei dollari che gli consentono di sbarcare il lunario e magari di migliorare la propria condizione.
Quello che troverete tra queste righe è proprio il racconto, condito da consigli spero utili, di questa quotidiana lotta alla sopravvivenza nella giungla newyorchese, tra mega cene di gala al Waldorf Astoria e il ratto grande come un panda che trovi ad aspettarti in cucina quando torni nell'appartamento di Harlem che condividi con altri 3 coinquilini di ogni nazionalità e provenienza.
Una realtà cruda, ma anche divertente, che vuole sfatare molti miti e dare una prospettiva reale di quella New York che viene spesso rappresentata o come gabbietta dorata o come covo di criminali. Io vi dirò la verità e nient’altro che la verità, su cosa vuol dire arrivare oggi a Manhattan, senza soldi e senza conoscenze, e viverci lottando per entrare e restare nel flusso della city praticamente a budget zero.
Sembra assurdo, ma nonostante i suoi oltre 8 milioni e 300mila abitanti, le persone qui sono spesso estremamente sole. Gli esseri umani qui sono super impegnati a lavorare 20 ore al giorno, chi per sopravvivere, chi per fare soldi, chi per non farsi fregare il lavoro, chi per cercare la sua strada… praticamente tutto è business oriented, quindi i contatti si coltivano solitamente per questioni lavorative, della serie "vediamo se possiamo esserci utili", spesso con relativa totale vanificazione della sincera e onesta amicizia. Ovviamente a volte ci sono le eccezioni, ma rappresentano una percentuale alquanto esigua. Ne consegue che quando le persone si guardano attorno nel poco tempo libero che hanno, spesso quello che trovano è la desolazione totale (oppure il solito ratto in cucina, coinquilini estremamente fastidiosi, etc…).
Dopo una tale premessa, magari vi chiederete "ma perché uno deve restare in una tale giungla?". Giusta osservazione. Per ora vi dico solo che in tanti fuggono via dopo breve e chi resta si tempra. Ci si lascia contagiare dall'energia prorompente della città, si impara a seguire il ritmo di miss NY e non ci si ferma più.
Ovviamente la storia è diversa per quei fortunelli che arrivano qui con green card, lavoro ben pagato, marito/moglie americana… quelli non ci passano mica dalla cambusa! Ma anche per queste persone non è tutto rose e fiori, e mi pare giusto raccontarvi anche di loro.
Insomma, di tutto e di più. Io entro quotidianamente in contatto con una tale varietà di fauna umana, da Bloomberg all'artista spiantato, dalle signore che organizzano party di beneficenza a chi protesta contro lo shutdown, da tutte le cariche istituzionali & co ai clandestini che non possono uscire dagli States. Questa rubrica vuole essere un racconto personale e divertente di tutto quello che c'è in questo grande calderone chiamato New York, e di come una ragazza italiana relativamente giovane ha imparato a viverci da sola.