Alla fine, dopo secoli e secoli di promesse mancate, il Ponte sullo Stretto di Messina è stato realizzato. Anzi è stato già inaugurato: lo ha fatto nei giorni scorsi il premier Renzi, volato in Sicilia per l’occasione.
Peccato che né le persone né le auto né i treni potranno attraversarlo: quello completato e inaugurato non è il ponte di cui si parla da millenni e che è costato agli italiani una marea di soldi, quello che è stato completato servirà solo a trasportare energia elettrica dalla Sicilia al resto d’Italia. Fino ad oggi Calabria e Sicilia erano collegate da un solo cavo elettrico di 9 chilomeri in funzione dal 1992. Il nuovo ponte è il collegamento, realizzato da Terna e operativo dal 28 maggio, si chiamerà Sorgente-Rizziconi.
Il Ponte sullo Stretto appena inaugurato non si vedrà: i sei cavi che lo compongono viaggiano sotto il livello del mare per ben 38 chilometri da Favazzina, sulla costa calabrese, alla Sicilia alla stazione elettrica di Villafranca. Nei punti di maggiore profondità l’elettrodotto sottomarino scende fino a 370 metri sotto il livello del mare. Ma l’intera linea è ben più lunga. Complessivamente 105 chilometri per andare da Sorgente di San Filippo del Mela (Messina), proseguire su linea aerea per 21 chilometri fino a Villafranca Tirrena, da qui scendere sottoterra per 2 km fino a Fiumara Gallo, dove iniziano i 38 chilometri sottomarini per poi riemergere a Favazzina. Da qui, altri 3 km interrati fino alla stazione elettrica di Scilla e ancora 40 chilometri in linea aerea fino alla destinazione.
Come in ogni presentazione che si rispetti non sono mancati i numeri: “600 milioni di euro l’anno in meno sulla bolletta, 170 chilometri di vecchi elettrodotti eliminati, 700 megawatt di energia pulita in più, 38 chilometri sotto lo Stretto di Messina (su 105 chilometri), record mondiale di lunghezza per cavi a corrente alternata”, sono questi i numeri della nuova linea elettrica che collega le stazioni di Sorgente (ME) e Rizziconi (RC).
Ma da cosa deriverà questo risparmio? La verità è sorprendente: nonostante in Sicilia si produca più energia di quanta se ne consumi (circa il tre per cento in più), inspiegabilmente il prezzo dell’elettricità sull’isola (che in Italia viene stabilito dalla Borsa elettrica) fa regolarmente registrare picchi più alti che nel resto d’Italia, a volte addirittura raddoppiati rispetto al resto del Paese.
Il risparmio deriverà principalmente dal differenziale di prezzo (del 40 per cento) che oggi esiste tra la Sicilia e il continente. La ragione secondo alcuni sarebbe che gli impianti sono obsoleti. Con il nuovo Ponte sullo Stretto i prezzi potrebbero diminuire perché diminuiranno i vincoli per gli operatori del mercato elettrico.
Ma secondo Terna, esisterebbero anche altri vantaggi. Come quello ambientale derivante dalla possibilità di utilizzare produzione rinnovabile, soprattutto eolico e fotovoltaico, per oltre 700 MW, e renderà più efficiente la gestione dei flussi delle centrali presenti nel Sud Italia. “Il ruolo di Terna è quello di fare in modo che l’energia verde dal Sud salga verso il Centro e il Nord Italia, soprattutto in un’ottica anche di accomodamento sempre più efficace della produzione rinnovabile. Sappiamo che quello è il futuro“ha detto Matteo Del Fante. Questo dovrebbe consentire di immettere nell’atmosfera 670 mila tonnellate di CO2 in meno all’anno.
Nonostante non si sia trattato del vero Ponte sullo Stretto (per il quale la discussione va avanti da millenni), le polemiche non sono mancate. A denunciare molte anomalie uno dei soci dell’Associazione Mediterranea per la Natura Onlus, riconosciuta dal Ministero dell’Ambiente, Gianni Mento che per oltre un decennio è stato direttore di una riserva naturale integrale e amministratore e coordinatore di tre riserve naturali, ma anche componente il CTS Comitato Tecnico Scientifico del Parco dei Nebrodi (ME) e del Consiglio Provinciale Scientifico delle Riserve della Provincia di Messina. Quindi una persona preparata e che conosce il territorio. “L’iter e la valutazione del progetto dell’elettrodotto Terna Sorgente-Rizziconi sono caratterizzati da numerose “anomalie” nell’applicazione delle norme vigenti (regionali, nazioni e comunitarie), anche se l’opera è in possesso delle autorizzazioni previste dalla legge per il progetto definitivo, che però è ben lontano dai contenuti previsti”, ha detto Mento in una intervista al sito.
Parte dell’elettrodotto attraverserebbe un’area ad elevato rischio di crisi ambientale, la Valle del Mela, dove sin dal 2002 un decreto prevede interventi di risanamento mai eseguiti. Ma non basta. Parte dell’opera avrebbe ancora sotto sequestro un sostegno (il numero 45), che ha in corso un processo per il sostegno 40, che dovrebbe concludersi con una condanna alla demolizione, secondo le norme vigenti; inoltre, molte delle prescrizioni impartite devono ancora essere verificate, quindi non c’è e non può esserci in queste condizioni il collaudo finale.
Per non parlare dei benefici economici per i siciliani. Sempre secondo Mento, “Cambierà pertanto ben poco nella bolletta dei cittadini. Sarebbe logico chiedersi perché si è scelto di non ammodernare le centrali siciliane, visto anche che la rete interna non consente per la sua inadeguatezza e vetustà uno scambio di produzione tra le varie aree dell’isola”. “L’entrata in funzione dell’elettrodotto Sorgente Rizziconi farà fermare solo una delle numerose centrali elettriche della Sicilia, quella di Sorgente nel comune di San Filippo del Mela, già abbondantemente ridimensionata dalle severe prescrizioni dell’Autorizzazione Integrata ambientale del 2009”.
Ma non basta. Anche l’Associazione di cittadini di Villafranca Tirrena ha voluto dire la sua. Proprio su alcuni piloni dell’elettrodotto penderebbe la spada di Damocle dei due ricorsi presentati dall’Associazione MAN al TAR del Lazio, che potrebbero annullare l’autorizzazione dell’elettrodotto; inoltre è pendente davanti al Consiglio di Stato l’appello proposto da 101 cittadini di Serro contro la stessa autorizzazione. E nel 2015 sono stati presentati altri circostanziati esposti, per i quali si attende la fine delle indagini. Inoltre la duplicazione del tratto siciliano del Sorgente Rizziconi e il collegamento con Assoro sarebbero stati inseriti da Terna nel Piano di Sviluppo 2013, che, secondo l’Associazione, mancherebbe ancora della VAS, la Valutazione Ambientale Strategica. Per questo secondo i membri dell’Associazione, l’inaugurazione “non può che essere considerata una farsa”.
Eppure il premier Renzi ha gongolato nel presentare l’opera: secondo lui è la prova concreta che lui sa far bene il proprio lavoro. Peccato che abbia dimenticato che, in realtà, l’iter amministrativo per la realizzazione dell’opera (ammesso che sia stata realmente completata e che non intervenga la magistratura) è iniziato nel 2005 e che l’autorizzazione con decreto del Ministero per lo sviluppo economico risale al luglio 2010. Il suo unico contributo, in fin dei conti, è stato solo tagliare il nastro all’inaugurazione e poter dire di aver realizzato il Ponte sullo Stretto… (anche se non quello che tutti si aspettavano).