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April 27, 2016
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In aiuto dei profughi siriani, Angela non è Francesco

La cancelliera tedesca in visita ai campi profughi in Turchia, ma che differenza con il papa a Lesbo

Tommaso Della LongabyTommaso Della Longa
merkel siriani

Angela Merkel accolta da i profughi siriani in un campo al confine con la Turchia

Time: 3 mins read

Sette giorni. Tanto è passato tra le visite ai migranti di Papa Francesco e della Cancelliera Merkel. In mezzo, il mare Egeo e la scelta non casuale di due differenti luoghi: la Grecia per il Pontefice, la Turchia per il leader tedesco. Da una parte, la voglia di andare a parlare con chi sperava nell’Europa per avere un posto sicuro dove stare e si è ritrovato bloccato sull’isola di Lesbos. Dall’altra, un esercizio cinico di sorrisi e accordi per far dimenticare all’Unione europea che la questione migranti è ancora aperta. Mentre Francesco ascoltava con una faccia piena di sofferenza le storie di siriani, afghani, iracheni, madame Merkel partecipava al tipico grande avvenimento in salsa turca: campo profughi “a cinque stelle”, bambini sorridenti, fiori e tanti flash. Chissà se gli addetti alla comunicazione della Cancelliera avevano sollevato il problema, eppure la Germania e di riflesso l’Europa fanno una gran brutta figura nel paragone fin troppo semplice tra le due visite.

Mentre la Merkel era vicino al confine turco-siriano, tante organizzazioni umanitarie denunciavano la scelta del luogo della visita: “un campo profughi edulcorato, sterilizzato, per molti versi artificiale”. E non si fa fatica a crederlo. In Turchia l’accesso ai campi profughi è stato sempre molto difficile, con le autorità che hanno spesso cercato di controllare l’afflusso dei media. D’altra parte cosa ci si può aspettare da uno Stato che incarcera i giornalisti contrari al potere e che usa la guerra siriana per bombardare i villaggi curdi? Ma torniamo alla visita.

La Merkel ha sancito in questo modo il patto tra UE e Ankara: soldi per evitare l’arrivo di migranti in terra europea. Un po’ come quando l’allora governo Berlusconi aveva approvato la politica dei respingimenti dei barconi verso la Libia, riempiendo di soldi Gheddafi e il suo governo per non avere migranti in Italia. All’epoca si scatenò il (giusto) putiferio, in Italia e in Europa. Questa volta, invece, tutto è normale e i leader europei si danno pacche sulle spalle come se la questione fosse conclusa: della serie, occhio non vede, cuore non duole.

Ma la leader tedesca ha alzato ancora di più l’asticella, confermando i rapporti preferenziali tra Germania e Turchia, dal punto di vista economico e politico: la Merkel ha preso pubblicamente posizione a favore di “zone di sicurezza per i profughi” nelle regioni siriane lungo il confine turco. Non a caso questa è una reiterata richiesta del presidente turco Erdogan. Non lasciamoci ingannare però: non si tratta di un grande spirito umanitario, tutt’altro. Sarebbe un modo per entrare ufficialmente in Siria con la scusa politicamente corretta dei profughi. D’altra parte la Turchia, insieme all’Arabia Saudita e al Qatar, dall’inizio sostiene i cosiddetti ribelli siriani contro il governo di Damasco, lasciando aperta la porta alla cosiddetta “autostrada del terrorismo”, ovvero il confine turco-siriano da dove qaedisti e militanti di ISIS entrano ed escono dalla Siria senza grandi problemi.

Se l’intento umanitario della signora Merkel fosse serio, si darebbe seguito a quei corridoi umanitari tanto richiesti dalle organizzazioni internazionali, ovvero passaggi sicuri per i siriani dalle zone di guerra all’Europa, senza bisogno di pagare trafficanti di uomini e rischiare la vita in mare. Inoltre Erdogan e Merkel sanno benissimo che uno dei problemi più gravi sono le aree sotto assedio dentro la Siria dove è difficile far arrivare gli aiuti umanitari, dove la gente muore di fame. Anche in questo caso, le aree “sicure” vicino al confine turco servirebbero a poco.

Diciamoci quindi la verità. La Germania, insieme  all’Unione europea tutta, ha sancito un patto con una nazione, dove i diritti umani e la libertà di espressione non sono garantiti, raccontandolo come un accordo storico. Cara signora Merkel, la prossima volta vada a parlare con i migranti reclusi o con quelli non “preparati” dal governo per le interviste. Scoprirà purtroppo una realtà differente, fatta di sofferenza, frustrazione e sfruttamento: una realtà che dovrebbe far vergognare l’Unione europea e i governi che stanno tradendo i principi fondamentali dell’Europea come la solidarietà, il rispetto e il dialogo.

Post scriptum: E’ troppo chiedere a politica e diplomazia di intervenire seriamente per fermare il conflitto in Siria? Invece di spendere milioni per armare le varie fazioni siriane, non si potrebbe imporre la fine della guerra? Tutti conoscono gli attori in campo, basterebbe che le varie potenze mondiali richiamassero all’ordine i propri sgherri. Non è poi così difficile. A meno che non si guadagni di più in questa situazione…

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Tommaso Della Longa

Tommaso Della Longa

Giornalista, giramondo, romano e romanista, classe 1980. Scrittura e viaggio sono la mia vita. Per anni freelance in zone di crisi, poi nell’umanitario, prima nella Croce Rossa Italiana e poi in quella Internazionale. Ho tanti posti preferiti, tra cui Gerusalemme, Beirut, il Turkana e Belfast. Porto nel cuore le storie delle persone incontrate, dal Congo alla Siria, fino alle strade italiane. Il sorriso dei migranti, in Serbia come in Iraq o a Lampedusa, mi spinge ad andare avanti cercando di capire, imparare e raccontare sempre la verità, anche se scomoda. Ho denunciato gli abusi “in divisa”, come ho indagato sulle pagine buie degli anni di piombo. Dopo un anno a Beirut, sono tornato a Roma, perché ancora credo si possa costruire qualcosa in Italia. Sono un irriducibile idealista, lo so.

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