Diventare, nel 2018, la ‘Capitale’ dell’arte contemporanea, dimenticare la ‘bocciatura’ come ‘Capitale’ europea della cultura di due anni fa e dimostrare di aver meritato di vincere la concorrenza di Repubblica Ceca e Svezia. La sfida che attende Palermo è di quelle che fanno tremare le vene ai polsi: il capoluogo siciliano ospiterà infatti la dodicesima edizione di Manifesta, la più importante biennale itinerante di arte contemporanea del Vecchio Continente.
Un risultato che non sarà certo a costo zero, visto che Palazzo delle Aquile – sede del Comune di Palermo – ha già dichiarato di voler investire 3,5 milioni di Euro, ma che, stando almeno alle previsioni, dovrebbe portare visitatori e sponsor provenienti da ogni parte del mondo. Nel 2014 è toccato alla Russia, nel 2016 sarà la volta della Svizzera e fra tre anni toccherà quindi a Palermo: un lasso di tempo sufficiente per provare a mettere in moto una macchina organizzativa complessa e costosa.
Il regolamento prevede che venga creata una fondazione, il cui socio unico sarà il Comune, ma al cui interno ci saranno anche gli olandesi, proprietari del marchio di Manifesta: presidente onorario sarà Leoluca Orlando (almeno fino alle prossime elezioni), poi ci sarà un consiglio di amministrazione formato da 4 italiani e 4 olandesi. I membri indicati dal Comune di Palermo sono Leonardo Di Franco, presidente dell’Accademia delle Belle Arti del capoluogo siciliano, che sarà anche vicepresidente, Massimo Valsecchi, Maurizio Rotolo ed Egle Palazzolo, con uno di questi ultimi tre che fungerà da tesoriere.
La kermesse durerà 3 o 4 mesi e dovrebbe svolgersi in primavera o in autunno, avendo per base i Cantieri culturali della Zisa, lo Spasimo, la Gam, Palazzo Riso, l’Ecomuseo del Mare e la Favorita. Lo slogan sarà “Feel the past, living the contemporary, design the future”, puntando sulla dimensione multiculturale di Palermo e sul suo essere crocevia di culture e tradizioni che si sposano e si mescolano sapientemente.
Per Hedwig Fijen, direttrice di Manifesta, “questo evento deve ripensare il centro città come luogo in cui vivere il contesto urbano e Palermo, città fantastica e ospitale, è la sede naturale per tutto questo”.
“Dopo essere stata inserita, con l’itinerario arabo normanno, nell’elenco dei siti Unesco che sono considerati patrimonio mondiale dell’umanità – ha detto Orlando – Palermo incassa un nuovo e prestigioso riconoscimento. Si tratta di una grande biennale di arte nomade e migrante, come migrante vuole essere la nostra città. Ci aspettiamo, naturalmente, un altissimo numero di visitatori, perché oggi abbiamo il diritto di promuovere lo sviluppo della città anche attraverso l’arte e la cultura. Manifesta 2018 dovrà essere un nuovo punto di orgoglio per tutti i palermitani e sarà certamente un nuovo e determinante volano di attrazione e sviluppo turistici e nuova economia, sia per Palermo, sia per tutta la Sicilia. È un risultato importante, che si deve al grande impegno personale e alla passione dei due assessori alla Cultura che si sono succeduti, Francesco Giambrone e Andrea Cusumano, cui va tutto il nostro ringraziamento”.
Ma quanto costerà l’intera kermesse? Difficile dirlo per il momento, visto che non c’è un programma definitivo, ma bisogna considerare che da qui al 2018 bisognerà comunque garantire eventi culturali a non finire. A Zurigo si spenderanno 6,9 milioni di franchi, in Russia hanno sborsato 5 milioni di Euro: gli olandesi si sono impegnati a portare dai 2 ai 5 milioni grazie agli sponsor, ma il Comune potrebbe dover pagare fino a 3,5 milioni più Iva. Una cifra considerevole, specie in tempi di magra come questo, ma un milione e mezzo di turisti ripagherebbero la città degli sforzi fatti, oltre a dare di sé un’immagine positiva in mezzo a tanti problemi ed emergenze.
Tutto liscio, dunque? No, perché le opposizioni, PD e Forza Italia in testa, hanno mugugnato: i 3,5 milioni saranno coperti, per la maggior parte, con i proventi dell’imposta di soggiorno chiesta ai turisti. Un obolo che, almeno in teoria, sarebbe dovuto servire per il decoro e la pulizia della città, il rifacimento degli hotel, l’organizzazione di eventi e manifestazioni destagionalizzate, mentre il rischio è che finanzi un singolo progetto che interesserà un target limitato e ristretto, per quanto numeroso.
*Stefano Mangano ha una grande passione: la Sicilia. Storia, monumenti, spiagge, angoli noti e sconosciuti. Temi sui quali ama misurarsi, provando a cogliere gli aspetti positivi di un’Isola che non presenta solo problemi irrisolti, ma anche opportunità da cogliere. Oggi Stefano ci racconta un progetto ambizioso sul quale punta il Comune di Palermo. Illustrando le potenzialità, ma anche i problemi.