In questo momento la Sicilia è teatro di un’esercitazione militare di proporzioni gigantesche: la più grande esercitazione Nato dopo la seconda guerra mondiale. Fino al 6 Novembre l’aeroporto di Birgi, nel Trapanese, è praticamente un via vai di aerei militari, soldati e armi di tutti i generi e di tutte le specie. Abbiamo già dato notizia di questa grande esercitazione. Oggi torniamo a parlarne per raccontare la reazione dei siciliani, o meglio, di quella parte della popolazione siciliana che si batte contro la guerra e per il trionfo della pace. E per parlare anche degli altri pericoli che incombono sulla Sicilia e del disinteresse, verso questi temi, da parte della politica siciliana (tranne il Movimento 5 Stelle e alcune frange della sinistra alternativa al PD). Andiamo ai fatti.
In un comunicato diffuso dal ‘Coordinamento provinciale contro la guerra e la Nato’, leggiamo che, “dopo una mobilitazione caratterizzata da un fitto calendario di iniziative e eventi sparsi nel territorio siculo è stata partecipata da un migliaio di persone la manifestazione regionale indetta a Marsala contro la guerra e le esercitazioni Nato a Birgi”. Una manifestazione di pacifisti promossa dal già citato ‘Coordinamento provinciale contro la guerra e la Nato’ e dal ‘Coordinamento regionale dei comitati No Muos’.
Un migliaio di persone che scende in piazza contro una grande esercitazione militare non è una rivoluzione: insomma non sono tantissime. Ma con i tempi che corrono (e, soprattutto, con la pioggia battente che ha colpito la Sicilia lo scorso 1 novembre, giorno della manifestazione) non sono nemmeno pochi. Gli anni delle grandi manifestazioni pacifiste contro i missili Cruise di Comiso promosse da Pio La Torre nei primi anni ’80 del secolo passato sono oggi un pallido ricordo. Allora c’era il Pci (La Torre era il segretario regionale di questo partito). Oggi c’è il PD, partito che non ha mai protestato contro il Muos di Niscemi e non trova nulla da ridire sulle guerre USA e sulla Nato. E che sponsorizza trivelle in mare e a terra e inceneritori di rifiuti.
Nonostante la pressoché totale assenza della politica siciliana rispetto a questo tema (il Parlamento siciliano non si è mai occupato di questa grande esercitazione militare, come se la cosa non interessasse l’Isola), qualcosa, tra la gente di Sicilia, si comincia a muovere. Come il “secco no di cittadini, partito da tutta la provincia trapanese ed estesosi repentinamente a tutta la Sicilia, alla guerra, alla Nato, alle esercitazioni militari tangibilmente dannose alla salute e all'ambiente, all'utilizzo inaccettabile di fondi pubblici in spese militari”, come leggiamo sempre nel comunicato.
Insomma, i pacifisti siciliani ci provano. E aggiungono: “Un secco no anche a chi vuol rendere la Sicilia, oltre che laboratorio di guerra, anche pattumiera d'Italia. Le trivellazioni nel Canale di Sicilia, la preoccupante possibile scelta di usare i territorio dell'area Ennese come deposito nazionale di rifiuti radiottivi, gli inceneritori sparsi in tutto il territorio (e che da qui a poco quasi sicuramente aumenteranno in numero) sono gli altri temi scottanti portati in piazza. Una manifestazione dunque trasversale ed eterogenea che vede i cittadini, gli abitanti della Sicilia uniti in difesa del proprio territorio. Presenti anche collettivi studenteschi, movimenti sociali e in difesa del territorio quali movimento No Triv e movimento No inceneritori Valle del Mela, partiti, sindacati. Tantissime le bandiere della pace e della Sicilia, performances varie che hanno animato il corteo”.
“Come cittadini ci siamo mobilitati contro queste esercitazioni e contro chi vuol rendere la terra in cui viviamo luogo in cui si gioca a fare la guerra – si legge sempre nel comunicato – luoghi da contaminare e deturpare sia nell'immagine che nella sostanza. Rivendichiamo il diritto di vivere in maniera degna, in salute e in serenità nei territori in cui siamo nati e proprio per questo oggi siamo scesi in massa da tutta la regione. In ballo c'è il nostro presente e il nostro futuro nei luoghi che amiamo da cui non vogliamo scappare, ma in cui vogliamo vivere e che intendiamo difendere in maniera determinata e compatta. Luoghi che non meritano di diventare laboratori bellici o pattumiere radioattive”.
Quindi il racconto della paura che da qualche tempo si vive in alcune aree della provincia trapanese: “Se martedì scorso – si legge sempre nel comunicato – due mega elicotteri militari sono atterrati dentro il prezioso Parco archeologico di Selinunte, perché in panne, chi abita le zone limitrofe l'aereoporto ultimamente viene svegliato nel cuore della notte da enormi boati. Ci hanno detto, mentendo, che dobbiamo stare sereni e che tutto è sotto controllo, ma eventi come questi negano nei fatti le loro parole. E' sotto i nostri occhi dunque che la nostra terra non è più un luogo sicuro e anche i nostri beni più preziosi, la nostra salute, la nostra serenità, sono esposti a rischi. Secondo i piani di chi ci governa, la Sicilia diventerà, e già lo è, laboratorio di sperimentazione bellica, luogo in cui si testano tecniche atte alla sopraffazione e all’annientamento dei popoli, in cui si testano infrastrutture e strumenti bellici estremamente dannosi alla salute e all'ambiente”.
“Noi siciliani – prosegue il comunicato -conosciamo molto bene gli effetti devastanti frutto della militarizzazione dell'Isola. Il Muos di Niscemi, la base di Sigonella, gli impianti di radio telecomunicazione, le installazioni radar e le postazioni per le guerre elettroniche presenti a Lampedusa, il radar della135^ Squadriglia dell’Aeronautica militare di contrada Perino, a Marsala, hanno negli anni generato incremento del rischio di insorgenza di tumori, inquinamento acustico, fenomeni di estinzione animale e vegetale, malformazioni fetali. Dati ufficiali rendono inoltre noto che, secondo gli impegni assunti dal governo nel quadro dell’Alleanza, la spesa militare italiana sarà portata al 2% del PIL, cioè circa 40 miliardi di euro all'anno. Un enorme esborso di denaro pubblico sprecato per le spese militari se teniamo conto delle emergenze sociali che caratterizzano il nostro Paese e in maniera specifica la nostra regione, se teniamo conto dei tagli ai servizi, all'istruzione, alla sanità”.
Per i pacifisti, la manifestazione “ha dimostrato che la gente ha, davanti a tutto questo, avvertito il desiderio e l'esigenza di esprimere il proprio dissenso, rivendicare il diritto di poter determinare le sorti della propria terra, schierarsi apertamente contro la guerra, la Nato, gli usi impropri dei territori per finalità belliche e che li intendono quali discariche o luoghi da sfruttare e stuprare nelle loro bellezze”.
Lascia basiti, rispetto allo scenario descritto, il silenzio della politica siciliana. Non una parola sulla manifestazione. E, a parte il Movimento 5 Stelle e alcun frange della sinistra alternativa al PD in fase di organizzazione (in Sicilia si cerca di mettere assieme le varie anime di una sinistra che c’è, ma è divisa), nessuna protesta si è levata dal mondo politico non soltanto contro la militarizzazione dell’Isola, ma anche contro le trivelle a caccia di petrolio e gas che rischiano di distruggere i fondali marini e alcune zone pregevoli della terra ferma. Nessuna protesta contro la follia del governo Renzi e del governo Crocetta che propongono la realizzazione di ben sei inceneritori di rifiuti da realizzare in Sicilia (esclusivamente per ‘fottersi’ i soldi, come si dice dalle nostre parti, perché gli inceneritori nulla hanno a che vedere con l’emergenza rifiuti, vera o presunta – o forse provocata ad arte da mafia e politica, che in Sicilia sono da sempre la stessa cosa – perché per realizzare un inceneritore ci vogliono da cinque a dieci anni). Nessuna protesta contro l’ipotesi di utilizzare la Sicilia come discarica per i rifiuti radioattivi.

Il manifesto della “rivoluzione” oggi simbolo del grottesco…
Crocetta, che oggi è il simbolo tragicomico di una Sicilia allo sbando, quando, nel Novembre del 2012, si è insediato alla guida della regione siciliana, diceva: “La rivoluzione è iniziata”. Oggi la Sicilia si ritrova ultima in classifica per occupazione in generale, per occupazione giovanile, per occupazione femminile. Da quando questo personaggio tragicomico governa l’Isola tutto è andato indietro: l’economia, l’assistenza sociale, la formazione professionale, la tutela dell’ambiente, la sanità, l’artigianato, la spesa dei fondi europei.
Crocetta il “rivoluzionario” ha avallato il Muos di Niscemi (“Uno strumento di pace”, l’ha definito) e finora è l’unico presidente della Regione – tra le Regioni italiane coinvolte nelle perforazioni petrolifere – a non aver presentato ricorso presso la Corte Costituzionale contro le trivelle. Ma se il comportamento di Crocetta è vergognoso, non è di meno il comportamento dei partiti che l’appoggiano, PD in testa. Anche questi partiti non trovano nulla da dire sul Muos, sulle trivelle, sull’inquinamento della Valle del Mela, in provincia di Messina (incredibile, in questo luogo, la concentrazione di agenti inquinanti tra raffineria di Milazzo, decine di altre industrie chimiche, vecchie centrali elettriche e un mega elettrodotto in costruzione i cui tralicci passano dai centri abitati, ‘regalando’ onde elettromagnetiche alle popolazioni), sui sei inceneritori di rifiuti programmati solo per ‘incassare’, speculando sul territorio e sulla salute della gente e via continuando con altre schifezze.
Davanti a questo disastro figuriamoci se questi partiti del centrosinistra siciliano si lasciano impressionare dalla più grande esercitazione militare in corso in Sicilia dopo la Seconda guerra mondiale. In queste ore questi signori debbono dare vita al quarto governo regionale in tre anni. Per finire di ‘spolparsi’ quello che resta di una Regione ormai con il culo a terra.