Le voci corrono già da qualche tempo. E sono indicative di un malessere che investe gli ambientalisti siciliani. Un tempo sulle barricate per difendere l’ambiente, oggi sembrano in molti casi un po’ distratti. Non hanno fatto una battaglia contro il Muos di Niscemi. Non sembrano in prima fila nella Valle del Mela, per contrastare la follia di un elettrodotto che sfiora i centri abitati. Sono assenti sul fronte del disastro dei rifiuti. Insomma, dal 2008, da quando in Sicilia governa il centrosinistra tacciono. E, qualche volta, ne combinano di tutti i colori. Com’è successo nel 2012, quando Legambiente Sicilia ha avallato il piano dei rifiuti demenziale del governo Monti e del governo regionale di Raffaele Lombardo, che prevedeva di bruciare i rifiuti nelle cementerie. Per non parlare di quello che sta succedendo nella Riserva naturale di Torre Salsa. Qui va in cena una brutta storia che proveremo a raccontare.
Intanto vediamo di inquadrare Torre Salsa. Ci troviamo in provincia di Agrigento, tra Siculiana e Montallegro. La Riserva naturale si estende per circa 760 ettari. E’ un’area protetta che si affaccia sul mare. Una lunga striscia di costa che corre da Siculiana Marina a Eraclea Minoa, con un paesaggio mozzafiato: spiaggia bianchissima con le dune che si alterna alle falesie. Questa Riserva ha una storia particolare. E’ stata istituita nel 2000, nelle ultime ore di vita del governo regionale di centrosinistra di Angelo Capodicasa. Era un governo, frutto di un ribaltone, poi ‘ribaltato’ da altri ‘ribaltonisti’ di centrodestra. L’allora assessore regionale al Territorio e Ambiente, Federico Martino, esponente di Rifondazione comunista, prima di andare via, forzando un po’ la mano, istituì questa Riserva naturale. Atto amministrativo e politico meritorio. Perché questo incantevole tratto di costa dell’Agrigentino era allora oggetto di appetiti speculativi che l’istituzione della Riserva naturale ha bloccato.
Non senza qualche forzatura, dicevamo. Perché la gran parte di questo territorio fa capo ai privati. Parliamo, in questo caso, dei terreni coltivabili. Perché poi c’è una parte della Riserva dove non si pratica l’agricoltura: le falesie, la spiaggia con le dune e i valloni dove scorrono i torrenti. Tra i privati ce n’è uno importante, proprietario del 40 per cento e forse più dei terreni di Torre Salsa: l’avvocato Francesco Morgante, nume tutelare dell’Italkali, la società a partecipazione regionale che gestisce le miniere di salgemma della Sicilia (la miniera di Realmonte, in provincia di Agrigento, e quella sulle Madonie, in provincia di Palermo). Oltre a Morgante si contano centinaia di piccoli produttori agricoli. Le colture che si trovano nella Riserva sono il grano, la vite, l’olivo (per la precisione, la cultivar Biancolilla, molto diffusa in queste zone), il mandorlo e il pomodoro 'siccagno'.
Questo tratto di costa ha una storia un po’ tormentata. E continua ad essere tormentata. Negli anni ’80, prima dell’istituzione della Riserva naturale, è sfuggito miracolosamente a una speculazione. Ma nulla può fare contro i depuratori di tanti paesi della provincia di Agrigento che non funzionano. Basta recarsi nella parte della Riserva che dà su Montallegro per avvertire l’odore nauseabondo della fogna. Insomma, a seconda delle correnti e dei venti, il mare di Torre Salsa può essere tutt’altro che bello, se non inquinato. (Del resto, i deputatori, in provincia di Agrigento, non funzionano per definizione, come potete leggere qui).
Non solo. A qualche chilometro in linea d’area dalla Riserva naturale sorge la più grande discarica della Sicilia: la discarica privata gestita dalla famiglia Catanzaro. Una discarica sulla quale non sono mancate le polemiche.
Ora sembra ci sia un altro problema: la presenza di soggetti che si presentano dai piccoli proprietari di fondi agricoli che operano nella Riserva proponendo l’acquisto dei medesimi fondi a prezzi stracciati. “Per sedici tumuli di terreno offrono cinque mila euro”, ci dice Antonella Barone, una proprietaria di un’abitazione a Torre Salsa. In effetti, tale offerta è un po’ ‘indecente’: un tumulo, dalle parti di Siculiana, equivale a 2 mila metri quadrati di terreno. L’offerta non sembra affatto svantaggiosa. Anzi.

Il deputato del Parlamento siciliano, Nino Malafarina
A Torre Salsa è sorto un comitato composto da chi possiede casa e terreni. Un comitato che esprime perplessità sulla gestione della Riserva naturale di Torre Salsa da parte del WWF. La vicenda sembra approdata anche nel Parlamento siciliano. Noi abbiamo chiesto ‘lumi’ al deputato Nino Malafarina, che fa parte della maggioranza che sostiene l’attuale governo regionale. “Queste voci sono arrivate anche a me – ci dice Malafarina -. E’ chiaro che si tratta di atti e fatti da accertare. Per quello che ho capito, gli agricoltori difendono i propri sacrosanti diritti. Non so se quello che mi hanno riferito è vero, ma se i gestori della Riserva naturale – fatto, ribadisco, da accertare – dovessero vietare l’accesso ai mezzi per lavorare i terreni, beh, questo sembrerebbe un atto che andrebbe al di là dei poteri di chi gestisce la Riserva naturale. Ripeto: se queste ed altre cose che si dicono sono vere, beh, i cittadini debbono rivolgersi anche alla magistratura. Ad ogni modo – aggiunge il deputato del Parlamento siciliano – porremo la questione Torre Salsa nelle giuste sedi: all’Antimafia regionale e nella quarta commissione legislativa dell’Assemblea regionale siciliana dove è il corso l’esame del disegno di legge che riguarda proprio le Riserve”.
Sembra che i terreni richiesti da questi strani acquirenti un po’ speculatori sarebbero quelli costieri e quelli vicini alle cave. Ma anche i terreni agricoli incolti. Che alcuni vorrebbero acquistare per il classico piatto di lenticchie per poi rilanciarli intercettando i fondi europei. Insomma, quei fondi europei che non arriverebbero agli attuali produttori sarebbero invece pronti per essere erogati a chi, eventualmente, li acquisterebbe. Cosa che non ci stupirebbe, considerata l’opacità con la quale la Regione siciliana ha gestito e continua a gestire i miliardi di Euro del PSR, il Piano di Sviluppo Rurale finanziato dall’Unione Europea.
Noi abbiamo chiesto anche ‘lumi’ ai gestori della Riserva naturale di Torre Salsa. Che sembrano cadere dalle nuvole: “Speculazioni e richiesta di acquisto dei terreni ai piccoli coltivatori? A noi queste cose non risultano proprio”, ci dicono i gestori. Che aggiungono: “I rapporti tra noi e i produttori agricoli della zona sono ottimi. Noi, semmai, aiutiamo gli agricoltori, altro che ostacolarli! Ricordo che Torre Salsa è una Riserva naturale orientata. Nata anche per conservare le tradizioni ella zona. Ci sono agricoltori che hanno presentato progetti di miglioramento fondiario, per passare da seminativo (grano) e colture arboree: mandorli e ulivi. E noi non ci siamo mai opposti. Nella Riserva entra anche la mietitrebbia. Il resto sono solo chiacchiere”.