Il ragazzo marocchino arrestato vicino Milano con l'accusa di avere partecipato all'attentato al Museo del Bardo di Tunisi del 18 Marzo scorso, in realtà quel giorno era in Italia.
Lo sostiene la Procura di Milano che ha interrogato familiari e conoscenti di Abdelmajid Touil e che ha anche verificato le firme sui registri delle presenze della scuola di italiano da lui frequentata.
Il ministro dell'Interno, Angelino Alfano, che aveva parlato di successo investigativo e di ottimo funzionamento dell'intelligence italiana, abbassa i toni: "Abbiamo eseguito un mandato di arresto internazionale sulla base di indagini svolte da un altro Paese con cui abbiamo collaborato ed è lì che va rivolta la domanda".
"Abbiamo realizzato – ha aggiunto il ministro – una cattura che non era semplice grazie al buon funzionamento del sistema delle impronte digitali e del sistema del rintraccio di una persona che aveva fornito un’identità falsa: tutto ciò che è alla base del mandato di arresto internazionale non è di competenza italiana“.
Tunisi, intanto, insiste nella sua versione. E conferma le prime ipotesi investigative che vedono il 22enne parte attiva nell'attentato. Secondo loro, il 18 marzo il ragazzo avrebbe incontrato, in place Pasteur, i due terroristi che poi sono stati uccisi dalle forze speciali al museo, cioé Yassine Laabidi e Jabeur Khachnaoui, e un tale Othmane. Con loro Touil si sarebbe diretto verso il Bardo.
Come finirà, al momento, non è dato sapere. I magistrati milanesi dovranno decidere sulla richiesta di estradizione della Tunisia. Che per i reati contestati al ragazzo potrebbe pure infliggere la pena di morte. Ma, l'ordinamento italiano, in teoria, esclude l'estradizione in questi casi.
L'unica cosa certa, finora, è che il ragazzo è arrivato a Febbraio in Italia, su un barcone di migranti sbarcato a Porto Empedocle. E che, nonostante fosse stato oggetto di un provvedimento di espulsione, aveva raggiunta la madre a Gaggiano nel milanese.