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May 15, 2015
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Estate in Sicilia/ Da Agrigento a Siculiana mare inquinato perché i depuratori non funzionano

La Voce di New YorkbyLa Voce di New York
Time: 8 mins read

Il mare di San Leone, ad Agrigento? Inquinato? Il mare di Siciliana, cittadina che dista pochi chilometri dalla Città dei Templi? Inquinato. Tra Siculiana e Montallegro c’è la Riserva marina di Torre Salsa che, ovviamente, risente in modo pesante della totale assenza di depuratori e dei liquami che, tra Agrigento e Siciliana, finiscono in mare! Superfluo aggiungere che, per arrivare da San Leone a Siculiana, bisogna passare da Porto Empedocle, da Realmonte – quindi dalla Scala dei Turchi – fino a capo Rossello… Insomma, lo possiamo affermare senza tema di smentite: nel mare dei luoghi di Pirandello (“il mare africano”, lo definiva il grande scrittore e drammaturgo) si rischia di fare il bagno nell’acqua di fogna, tra scarafaggi e topi morti.

Ad affermarlo non siamo noi, ma i magistrati della Procura della Repubblica di Agrigento che, nelle scorse settimane, sono stati convocati dal Parlamento nazionale per fare il punto della situazione sull’inquinamento del mare ad Agrigento e dintorni. Leggendo i verbali dell’audizione si rimane basiti! I magistrati sono stati sentiti dalla Commissione parlamentare di inchiesta sulle attività illecite connesse al ciclo dei rifiuti e su illeciti ambientali ad esse correlati.

Inizia Ignazio Fonzo, Procuratore aggiunto di Agrigento: “Il punto fondamentale – dice il magistrato – è che in questi siti, a partire dal comune di Agrigento, in interi quartieri, come, per esempio, nel quartiere balneare di San Leone, non esiste alcun tipo di depurazione. Zero. Lo sversamento dei rifiuti, tutti, avviene direttamente a mare. Due anni fa, nell’estate 2013, noi abbiamo sequestrato e abbiamo dovuto bloccare, imponendo all’amministrazione (il riferimento è all’amministrazione comunale allora guidata da Marco Zambuto, esponente del Pd ndr) che non voleva farlo, la zona con divieto di balneazione, perché avevamo disposto una consulenza tecnica che ci aveva dimostrato in maniera inequivoca in che modo l’inquinamento del mare di Agrigento e della zona fosse evidente”.

“Lo sversamento (dei liquami ndr) – prosegue il magistrato – avveniva nel modo seguente, per farla breve: l’azienda che ha la gestione aveva messo delle grate dove si dovevano bloccare i rifiuti e i cosiddetti pennelli a mare, che, però, non hanno mai funzionato. Era previsto lo sversamento a 200 metri dalla riva. Poiché questi pennelli a mare non hanno mai funzionato e non funzioneranno mai, i 200 metri non esistevano e il mare riportava indietro i rifiuti. I pennelli a mare sarebbero delle condotte che avrebbero dovuto determinare lo sversamento dei rifiuti depurati dagli organici bloccati dalle grate a 200 metri dalla riva. Questi pennelli a mare, però, lo ripeto, non hanno mai funzionato e il mare era assolutamente inquinato. Abbiamo fatto accertamenti, abbiamo utilizzato l’Arpa (Agenzia regionale per la tutela ambientale ndr) e abbiamo ottenuto dal giudice, che ha disposto il sequestro su nostra richiesta, anche degli obblighi di fare in capo all’amministrazione, ma stiamo ancora ad aspettare, perché la società che gestisce il ciclo delle acque, la Girgenti Acque…”.

A questo punto interviene il parlamentare Alessandro Bratti e chiede: la società che gestisce il ciclo delle acque ad Agrigento e dintorni “è una società privata o pubblica”?

“È una società privata – risponde il procuratore aggiunto Fonzo – la Girgenti Acque, che pratica le tariffe più elevate in assoluto ad Agrigento e in tutto il territorio nazionale e che non ha provveduto. Perché? Perché la depurazione non esiste. Gli appalti per i depuratori non sono mai stati attuati. Siamo sempre là. Occorre sempre, dopo le proteste dei cittadini, l’intervento in supplenza dell’autorità giudiziaria per ovviare a queste carenze”.

Riprende la parola il parlamentare Bratti e chiede: “Queste aziende private, almeno in questo caso, anche nel ciclo dell’acqua sono collegate a soggetti criminali del luogo?”.

La risposta del procuratore Fonzo è la seguente: “Il titolare della Girgenti Acque, anzi il maggior azionista, per meglio dire, ha già subìto una condanna passata in giudicato per falso e truffa in relazione ai lavori di costruzione del primo lotto dell’ospedale di Agrigento (si tratta dell’ospedale San Giovanni Di Dio ndr). Sul secondo lotto è stato sottoposto a procedimento penale ed è stata dichiarata la prescrizione del reato, ma permangono delle conseguenze di natura civilistica, perché nella costruzione dell’ospedale era stato utilizzato – è un fatto definitivamente accertato – cemento cosiddetto depotenziato. Noi sequestrammo l’ospedale e poi la Protezione civile ha finanziato dei lavori di messa in sicurezza e di consolidamento”.

“Nondimeno, come voi sapete – prosegue il magistrato – non essendoci più la gestione in-house, i Comuni hanno demandato il servizio idrico a questa società, sulla quale poi, se ci sono altre domande, potranno rispondere le colleghe. Noi abbiamo in corso una serie di attività”. Interviene il parlamentare Giuseppe Compagnone che chiede: “Il nome di quest’azienda qual è? E chi è il soggetto che la gestisce?”.  La società è la già citata Girgenti Acque, risponde il magistrato Fonzo e l’imprenditore si chiama Giuseppe Campione”.

“Ha avuto l’affidamento, immagino, con una regolare gara?”, chiede il parlamentare Compagnone.

Immediata la risposta del procuratore aggiunto: “Ha partecipato solo lui”.

“Scusate – torna a chiedere il parlamentare Compagnone – ma un soggetto che si macchia di tutti questi crimini, mi sento quasi ridicolo, mi perdoni, sono inguaribile, può continuare a gestire un servizio pubblico?”.

Risponde il procuratore aggiunto: “Io capisco che molti rimangano sorpresi quando diciamo queste cose. Lei non sarà l’ultimo… Lei non mi deve fare domande le cui risposte potrebbero sottopormi non dico a censura da parte del presidente, ma ad altro tipo di sanzioni. Non mi faccia dire quello che non posso dire”.

Interviene la parlamentare Dorina Bianchi e chiede: “Voi su questo ci potete dare informazioni?”.

“Dipende, perché abbiamo in corso una serie di attività”, risponde il procuratore aggiunto del Tribunale di Agrigento.

“Se segretiamo, almeno alcune ce le potete riferire?”, chiede la parlamentare Dorina Bianchi.

“Se segretiamo, sì, certo”.

A questo punto i parlamentari discutono sul fatto – in verità un po’ assurdo – che in una città turistica come Agrigento non esista un sistema di depurazione delle acque che finiscono in mare. Il parlamentare Bratti commenta: “Si è verificato in altri casi, in altre regioni, che sono stati costruiti depuratori, magari perché c’erano importanti finanziamenti europei, ma che poi questi depuratori non sono mai partiti. Comunque, fisicamente qualcosa c’era. In questo caso, quindi, non esistono proprio?”.

Risponde Antonella Pandolfi, sostituto procuratore presso il Tribunale di Agrigento:  “La società Girgenti Acque, nel momento stesso in cui ha assunto nel 2007 la gestione del servizio idrico integrato, si è impegnata a ricevere tutti gli impianti della provincia, che sono, peraltro, numerosi. Adesso è in corso un’attività di indagine che è nata proprio dal sequestro delle due condotte. A partire da lì noi abbiamo deciso di estendere, una volta per tutte, l’indagine per cercare di capire la situazione nella sua interezza. Purtroppo, l’esito di questi accertamenti è desolante. Sempre per parlare della solita cittadina, Siculiana, c’è un depuratore che è stato realizzato negli anni Ottanta dall’Ente Acquedotti Siciliani (EAS), che non è stato mai attivato. Non solo, ma su sollecitazione mia, stiamo cercando di fare in modo che il comune requisisca questo impianto. L’EAS, nell’ultima Conferenza di servizi, addirittura, nega di averlo realizzato. Mi dicono che non si trovano i documenti rispetto alla proprietà di questo depuratore. Ovviamente, la Girgenti Acque si guarda bene dal volerlo prendere in carico”.

“Qual è il problema anche per Siculiana, come per San Leone? – prosegue la magistrata -. Mentre nel progetto originario le acque che devono poi essere immesse nel mare dovrebbero venire prima depurate, in realtà che cosa accade, sia per i pennelli di San Leone, sia per quelli di Siculiana? Vengono immessi reflui con una grigliatura assolutamente elementare, che non può essere qualificata nemmeno come trattamento primario, perché a monte avrebbero dovuto essere realizzati i depuratori. Poiché, però, il depuratore non c’è, continuano a essere messi in questo modo. Peraltro, ricordiamo che vicino a Siculiana c’è una riserva naturale bellissima, la riserva di Torre Salsa. Vi consiglio di andarci”.

“Ci sono stato la scorsa estate. È un posto meraviglioso”, dice il parlamentare Bratti.

 “Ve lo consiglio – riprende il pubblico ministero Antonella Pandolfi -. Non sono luoghi molto sponsorizzati, ma sono veramente notevoli dal punto di vista paesaggistico. Nella speranza di cercare di sollecitare l’amministrazione, però, ovviamente, come diceva il procuratore, noi non ci possiamo sostituire. Non possiamo tenere aperta un’indagine allo scopo di sollecitare gli enti. Ancora adesso io mi trovo con la Conferenza di servizi in cui questo depuratore non viene consegnato. Che cosa dobbiamo aspettare? Dobbiamo sequestrare i depuratori e fare come con le condotte, ossia sequestrarlo e restituirlo con prescrizione? Il problema è anche questo. Mi è stato detto dai funzionari regionali che, alla fine, ad Agrigento siamo, tutto sommato, fortunati, perché la società gestore ancora esiste. A Palermo e credo a Catania addirittura queste società sono fallite, perché assumono il servizio senza essere, in realtà, in grado di sostenerne il carico. A me è stato detto dai vari avvocati e dagli amministratori di Girgenti Acque che loro hanno assunto il servizio perché il loro scopo era quello di aspettare i famosi finanziamenti europei. Io chiaramente rimanevo a bocca aperta. Loro sono una società che opera sul mercato”.

“Il problema è che, in teoria, i cittadini dovrebbero pagare una tariffa dentro la quale ci dovrebbe essere la parte di investimenti della legislazione italiana”, sottolinea il parlamentare Bratti.

Replica il procuratore aggiunto Fonzo: “Mi perdonerete se dico quello che sto per dire, senza alcun intento polemico. Mi sento di dirlo. Poi, se lo vogliamo segretare, lo segretiamo. È chiaro che questo tipo di società diventa anche un assumificio. Non c’è bisogno che vi spieghi perché diventi un assumificio. Lo capite molto meglio di me, ovviamente. Volevo passare la parola alla collega – questa parte, però, la segretiamo – che fornirà una specificazione ulteriore proprio sulle vicende della Girgenti Acque”.

A questo punto viene disposta la disattivazione dell’impianto audio-video. La Commissione prosegue in seduta segreta. Poi si riprende.

“Siete stati più che esaustivi – dice il parlamentare Bratti -. Scusate un po’ la foga, ma ci sono diversi colleghi siciliani e, in più, c’è anche un interesse sull’argomento perché ci si appassiona, anche se noi facciamo un altro mestiere e non vogliamo assolutamente avere gli stessi poteri vostri. Noi cerchiamo di utilizzare il più possibile queste Commissioni anche per avere indicazioni da chi audiamo per poter poi intervenire, come legislatori. Ringraziando i nostri ospiti, dichiaro conclusa l’audizione”.

Dire che siamo basiti è poco. Apprendere, nel maggio 2015, con l’estate che è già praticamente iniziata, che il mare che va da Agrigento alla Riserva naturale di Torre Salsa è inquinato per mancanza di depuratori è semplicemente incredibile. Un inquinamento che, a secondo del vento e delle correnti marine, non risparmia Porto Empedocle e Realmonte con la celebre Scala dei Turchi, fino alla spiaggia di Giallonardo, a Siculiana. Ripetiamo: incredibile!

In questi giorni Agrigento è in campagna elettorale. Si deve eleggere il nuovo sindaco. Si parlerà dei depuratori che non funzionano? Dei liquami, degli scarafaggi e dei topi morti che finiscono in mare? Qualcuno chiederà conto e ragione alle amministrazioni comunali del passato, soprattutto recente?

Foto tratta da italybeyondtheobvious.com 

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