Scrivendo dalla Sicilia e della Sicilia non ci capita spesso di dare belle notizie. Soprattutto quando si parla di Regione siciliana e Comuni. Ma questa volta la crisi economica e finanziaria lascia il posto alla storia di un Comune che nell’Isola delle mille contraddizioni e dei mille problemi irrisolti merita un posto a sé: San Vito Lo Capo che oggi, numeri alla mano, si presenta come la punta di diamante del turismo siciliano. Non è, quella di San Vito Lo Capo, Comune del Trapanese che si affaccia sul mare, una storia di Resort e di Hotel a 5 stelle. E, invece, la storia di un territorio bellissimo, abitato da gente operosa, senza grilli per la testa. Gente che, nonostante i problemi, riesce ad attirare turisti.
C’è chi dice che il segreto di San Vito Lo Capo sia la sua bellissima spiaggia. Ma questo è vero solo in parte. La spiaggia di questo tratto di mare della provincia di Trapani è bellissima. E il mare è pulito. Ma a San Vito Lo capo i turisti vengono otto mesi all’anno. Il mare può funzionare per quattro mesi all’anno. Se i turisti vengono anche in primavera e in autunno, beh, il mare non spiega tutto. Ci deve essere dell’altro.
Cosa? Intanto l’accoglienza. Quindi la cucina a base di pesce. A cominciare dal Cus Cus, naturalmente a base di pesce, piatto che nel Trapanese è un’istituzione gastronomica. In Sicilia il Cus Cus di pesce lo si trova ormai ovunque. Ma nel Trapanese – senza offesa per le altre province siciliane – questo piatto è una delizia. Inimitabile. A San Vito Lo Capo, poi, ne hanno fatto un monumento. Non a caso, ogni anno, a settembre, va in scena 'Cous Cous Fest', manifestazione che registra un vero e proprio boom turistico, con una crescita delle presenze che, nel 2014, è cresciuta 30% rispetto al 2013 (dalle 88.290 presenze del 2013 si è passati alle 114.431 presenze nel 2014). Sembra incredibile, ma la rassegna internazionale del 'Cous Cous Fest', che da 18 anni va in scena a San Vito Lo Capo, “attira flussi turistici tali – come si legge in un comunicato – che le presenze turistiche del solo mese di settembre nella cittadina (114.431) sono addirittura superiori alle presenze turistiche annue di Pantelleria (102.898) o di Erice (90.022)” (per la cronaca, Erice e l’isola di Pantelleria sono altre due pregevoli stazioni turistiche del Trapanese).
Nel 2014 rispetto al 2013, leggiamo sempre in un comunicato, San Vito Lo Capo “ha registrato un incremento delle presenze turistiche, sia italiane che straniere, del 17 per cento, passate da 554.330 a 648.294, e un aumento degli arrivi del 10 per cento, passati da 117.878 a 129.897 (fonte: ufficio statistica della Provincia di Trapani)”.
Il dato è ancora più forte se si confrontano le performance turistiche della cittadina dell’ultimo triennio (2012-2014) rispetto alla provincia di Trapani e alla Sicilia. “In questo arco temporale – leggiamo sempre nel comunicato – gli arrivi a San Vito Lo Capo sono cresciuti, in media, di oltre il 25%, quasi tre volte di più rispetto a quelli nella Provincia di Trapani e dell’intera Sicilia. Le presenze, invece, sempre nel triennio, sono cresciute in media del 26 per cento, quasi il doppio rispetto alla Provincia di Trapani (+13%) e cinque volte di più rispetto alla media delle presenze turistiche complessive nell’Isola (+ 5%)”
Da anni, in Sicilia – dove, da sempre, opera un assessorato regionale al Turismo che non ha mai brillato in termini di risultati concreti – si cerca, senza però trovarla, la formula per destagionalizzare il turismo dell’Isola. Ovvero per attirare turisti in tutte le stagioni dell’anno e non soltanto in estate. Bisognerebbe puntare sulla gestione dei beni culturali: cosa che la Regione siciliana non fa, visto che, da almeno tre anni, aree archeologiche e monumenti, oltre a un’ormai storica disorganizzazione degli uffici, sono anche senza soldi.
Può sembrare incredibile raccontare queste cose ai lettori americani, ma in Sicilia i musei regionali, in molti casi, sono gestiti male. Nelle scorse settimane – e questa è una delle tante assurdità – il sindaco di Mazara del Vallo, Nicola Cristaldi, ha chiesto di poter gestire il museo del Satiro. Motivo: i dieci o più dipendenti regionali di questo piccolo museo, per cavillose gestioni dei turni di lavoro, non assicuravano l’apertura del museo tutti i giorni. Una follia, perché Mazara del Vallo, oggi, oltre che la città che ospita la più grande e più importante marineria della Sicilia (e forse d’Italia), è anche una bellissima città turistica con piazze, chiese, monumenti e interi quartieri storici rinati (si pensi alla Kasba, quartiere arabo rimesso a nuovo proprio dall’attuale amministrazione comunale e abitato dalle genti arrivate dal Nord Africa). Non riuscire a garantire l’apertura di un museo piccolissimo come quello del Satiro è, per l’appunto, una follia. Ma in Sicilia le follie, si sa, sono storicamente all’ordine del giorno.
Insomma, i turisti in Sicilia potrebbero arrivare e fare il pieno almeno 8 mesi all’anno. Ma questo non avviene. Qualcosa è cambiato negli ultimi anni, con l’arrivo delle navi da crociera. Ma – per fare un altro esempio della follia siciliana – i turisti arrivati in questi giorni a Palermo nei giorni delle feste pasquali che si sono appena conclusi, hanno trovato una città sommersa dai rifiuti non raccolti nelle strade. Un delirio. Questo perché i dipendenti della società comunale (Rap) addetti alla raccolta dell’immondizia non hanno trovato di meglio che scioperare nei giorni di Pasqua! Anche questo può sembrare una follia. Ma tant’è!
A San Vito Lo Capo, invece, la destagionalizzazione dei flussi turistici è una realtà. In questa cittadina, ormai ordinariamente, i turisti sono presenti da aprile a novembre. E da aprile a novembre l'amministrazione comunale organizza eventi per attirare i turisti.
“Le circa 750 mila presenze annue nel nostro Comune, considerando anche i turisti che soggiornano nelle case private, fanno della nostra cittadina una delle più importanti destinazioni della Sicilia – dice Matteo Rizzo, sindaco di San Vito Lo Capo -. Questi flussi turistici, italiani e stranieri, generano consistenti volumi di affari per l’economia del territorio consentendo a tanti giovani siciliani di potere lavorare nel settore del turismo e in tutti i comparti produttivi ad esso collegati, ma anche a tanti imprenditori di potere investire nel territorio”.
Il segreto di san Vito Lo Capo? E’ tutto nel Comune: nell’operosità dei suoi abitanti, nella lungimiranza dei suoi amministratori e, questo va detto, anche nella bellezza dei luoghi. La spiaggia di San Vito Lo Capo è bellissima ed è gestita nell’interesse di tutti. A differenza di Mondello – la spiaggia di Palermo per antonomasia – dove un solo privato monopolizza da decenni buona parte dell’arenile, a San Vito Lo capo la spiaggia è libera, a parte piccoli dove operano chioschi.
Il mare, l’abbiamo detto, è pulito. In questo Comune non si sognano lontanamente di scaricare in mare i liquami, come avviene, ad esempio, in tante aree dell’Agrigentino e, in generale, in altre zone della Sicilia. Poi c’è la civiltà degli abitanti. A Mondello, nel tratto di spiaggia libera, in estate, a fine giornata, le cartacce, l’immondizia e le cicche di sigarette sono la regola. A San Vito Lo Capo questo non succede. Gli stessi palermitani che d’estate si catapultano a San Vito Lo Capo, ‘misteriosamente’, non sporcano la spiaggia.
“Il successo del 'modello' San Vito lo Capo – dichiara l'assessore al Turismo della Regione siciliana, Cleo Li Calzi – è il frutto della capacità virtuosa di valorizzare il territorio con le sue risorse naturali, le tradizioni e le eccellenze della terra sapientemente promosse e messe a sistema da una collaborazione tra istituzioni pubbliche ed imprenditoria privata che ha saputo portare questa realtà alla ribalta del mercato turistico nazionale ed internazionale”. Abbiamo riportato questa dichiarazione perché l’assessore Li Calzi è in carica da qualche mese e non può certo essere responsabile di decenni di disattenzione. Perché la Regione siciliana non ha mai aiutato concretamente San Vito Lo Capo, che ha dovuto fare tutto da sola. Due esempi: l’acqua e la viabilità. Due questioni cruciali, per una cittadina turistica. Due problemi fino ad oggi risolti solo in parte, non certo per merito della Regione.
La viabilità è importante. Perché la provincia di Trapani è particolarmente ricca di monumenti, luoghi, aree archeologiche (si pensi a Selinunte, a Segesta e alle Cave di Cusa) e di città da visitare. Eppure, nonostante questi ed altri problemi strutturali mai affrontati seriamente, San Vito Lo Capo si è attrezzata sempre di più per accogliere nuovi visitatori: “Le strutture turistiche sono quasi decuplicate, passando da 24 a 202, mentre i posti letto sono passati da 2862 a 6630 facendo raggiungere a San Vito Lo Capo la media di 1,5 posti letto per abitante”, leggiamo sempre nel comunicato.
I visitatori che decidono di soggiornare in questa cittadina del Trapanese, negli anni scelgono di rimanere sempre di più: l’indice di permanenza media, a San Vito Lo Capo, è infatti di circa 5 giorni, a fronte dei 3,5 in provincia di Trapani e dei circa 3 in Sicilia.
Un risultato per certi versi eccezionale. Frutto, come abbiamo cercato di raccontare, del fascino di questi luoghi, ma anche di una politica comunale che sforna amministratori che si dedicano con amore al proprio Comune, invece di cimentarsi nella politica-politicante. Quando si parla di luoghi magici, beh, non dobbiamo dimenticare che San Vito Lo Capo confina con la Riserva naturale della Zingaro, una sorta di paradiso terrestre che si affaccia sul mare cristallino. Un mare, quello di San Vito Lo Capo, premiato ogni anno dalla Cinque Vele di Legambiente.
Insomma, per concludere con un ‘tecnicismo’ – che comunque è molto indicativo del successo di questa cittadina – il rapporto tra le presenze turistiche annue a San Vito Lo Capo e il numero dei suoi abitanti, ovvero il tasso di turisticità, fa letteralmente ‘volare’ questo Comune a 141,6, surclassando il valore della Provincia di Trapani (5,4) e della Sicilia 2,9.