Millenni di storia e di arte riflessi in ogni angolo di Sicilia non bastano. Ad attrarre molt turisti, a quanto pare, è la mafia e la sua storia. E non mancano tour operator pronti a puntare su quello che rischia di diventare (se non lo è già) un brand del marketing territoriale.
Così almeno lascia pensare la notizia diffusa dall'Ansa: ormai da mesi, tanti turisti americani incontrano il figlio del capomafia Bernardo Provenzano, Angelo. I meeting avvengono durante la tappa palermitana di un viaggio organizzato da un tour operator di Boston. E, a quanto pare, è un successo.
Nel corso degli incontri Provenzano, 39 anni, racconta ai turisti la sua vita e il rapporto col padre. Gli interventi, come racconta l'agenzia di stampa, sono preceduti da una breve introduzione sulla storia della mafia fatta da uno degli organizzatori. Se questa storia raccontata sia la solita solfa da film o qualcosa di più realistico non è dato sapere.
A quanto pare, inoltre, i turisti non lesinano domande sulla figura del padre, ma anche sul peso di un cognome tanto "ingombrante".
"Per me- ha commentato Angelo Provenzano- si tratta di una opportunità lavorativa importante in un settore, quello turistico, nelle cui potenzialità ho sempre creduto. E poi confrontarmi con una cultura diversa dalla nostra e scevra da pregiudizi mi pare un'avventura molto stimolante. Resta il fatto che vorrei una vita più normale possibile. Ma mi rendo conto che non c'è speranza".