“Ha un grande servizio. È molto solido da fondo campo, sa colpire forte oppure con le rotazioni. Mescola bene il gioco. Ha fatto molte partite quest’anno prendendo un buon ritmo, sarà un match complicato”. È l’identikit di Taylor Fritz disegnato da Sinner, aspettando la sfida di domani. La finale di uno Slam ha un gusto particolare, Jan l’ha provato. “Beh, dire che ho più esperienza di lui è esagerato”, dice sorridendo. “Ne ho giocata una sola, quella di gennaio a Melbourne, qui sarà tutta un’altra cosa”. Domani è l’8 settembre, il ragazzo italiano è pronto a firmare l’armistizio con gli Alleati — che sono pazzi di lui — dopo la storica carta del ’43. Il contesto lo esalta. “Siamo a New York e giocherò contro un americano nello stadio più grande del mondo, il pubblico sarà un po’ più dalla sua parte, ma è normale, lo accetto. Finora la gente mi ha sempre sostenuto, ringrazio tutti. Non mi sentirò solo: ho la mia squadra e persone che mi sono vicine. Nella testa so che saranno in molti a guardano la partita da casa, dall’Italia: il loro sostegno mi aiuterà”.
Ne ha bisogno. Fritz è un signor giocatore, passato indenne attraverso le trappole di un tabellone severo. Per issarsi alla finale ha battuto gente tosta come Berrettini, Ruud, Zverev e infine Tiafoe, il gemello diverso regolato in rimonta nel derby-maratona che ha diviso il tifo degli spettatori. Taylor è la grande speranza che il tennis a stelle e strisce aspetta dai tempi di Andy Roddick — ultimo a vincere a Flushing Meadows nel 2003. Nato a San Diego, il bisnonno fondatore dei grandi magazzini Macy’s, il padre miliardario ex tennista e coach, due fratelli, espressione dell’upper class, è figlio d’arte soprattutto per parte di madre: Kathy May, che lo segue dall’angolo assieme al marito, è stata tra le prime dieci del mondo. Talento precoce, vincitore da junior all’US Open e finalista al Roland Garros, vanta nel palmares un torneo Master 1000 ed è il numero 12 nella classifica live, appena sopra i compatrioti Shelton e Tommy Paul. L’ambizione è però tornare almeno alla casella 5 del best ranking, dove si trovava a febbraio dell’anno scorso. È sulla strada giusta: i successi stagionali a Eastbourne e Delray Beach gli hanno dato fiducia e una ritrovata consapevolezza.
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Alto e bello, con il giusto fisico del ruolo, ma riservato e riflessivo, Taylor ha una personalità tutt’altro che banale. Non parla mai a vuoto e analizza con acume i fatti del circuito. È suo malgrado un personaggio da copertina che piace al pubblico femminile e ai marchi della moda: se Sinner è un volto Gucci e Alcaraz ha Vuitton nel guardaroba, lui è testimonial di Hugo Boss (come Berrettini). Merito anche della fidanzata Morgan Riddle, modella e influencer con 400mila follower su Instagram, che funziona da magnete per le telecamere quando segue il boyfriend dal box. La parabola sentimentale di Fritz è stata finora piuttosto travagliata: s’è sposato a 18 anni con la tennista Raquel Pedraza — sono divorziati — e nel 2017 è diventato padre del piccolo Jordan “che riesco a vedere solo tra un aereo e l’altro o nell’appuntamento quotidiano su FaceTime quando gioco i tornei europei”.
La movimentata vita privata non l’ha distolto dall’obiettivo: diventare il più forte. Ricorda, a proposito, Tiafoe: “Qualche anno fa eravamo seduti vicini in aereo, Taylor che è un taciturno all’improvviso mi fa: fratello, diventeremo i primi due americani in testa alla classifica e apriremo la strada agli altri”. L’ostacolo di domani sera è un fenomeno, però i precedenti lo confortano. I confronti diretti tra il californiano e l’altoatesino, 27 anni da compiere a ottobre contro 23, sono in perfetta parità: uno a uno. Fritz ha vinto la sfida a Indian Wells nel 2021, Jan s’è preso la rivincita nel 2023 sempre sul cemento dei Pozzi Indiani. Gli altri numeri sono tutti per Wonder Boy che vanta un bilancio di 54 vittorie e 5 sconfitte quest’anno, è in testa al ranking e nella race, ha avuto la capacità di superare gli infortuni e il travaglio pesantissimo dell’inchiesta doping. Tutto sembra alle spalle in questa vigilia: “La finale è un evento speciale, sarà un’emozione. Sono felice di esserci arrivato: vale tanto, specie dopo i brutti momenti. Il polso è a posto. La pressione c’è ma è un privilegio”. “Jannik non ha punti deboli, sa fare tutto, però non è imbattibile”, replica l’altro. Preparate popcorn, sandwich, caffè e buon divertimento.