Oggi agli Us Open fa caldissimo. Temperature sopra i 35°C e un’umidità da foresta tropicale. Il cemento blu di Flushing Meadows scottava sotto il sole del programma diurno e il clima non è migliorato con il calare della notte.
Il match più difficile è stato quello del pomeriggio sull’Artur Ashe: Medvedev-Rublev. Una partita chiusa tre set a zero dal campione del 2021, che nonostante le due ore e mezza di gioco, tempo relativamente breve per uno Slam, ha incredibilmente sofferto.
Tantissimi i ventagli comparsi sulle tribune, i cappellini, i piccoli ventilatori automatici e le bottigliette d’acqua. “Così è troppo”, hanno detto alcuni spettatori lasciando vuoto il posto pagato profumatamente.
“È stata veramente dura”, le prime parole di Medvedev in conferenza stampa. “Non so se si sia visto dalla telecamera, ma oggi ho sudato così tanto e usato talmente tanti asciugamani che non ho più pelle sul naso, e qui, intorno alla bocca, sono tutto rosso. Non è una scottatura e non è colpa del sole”.
“Fino a dove possiamo arrivare?”, è la domanda che si fanno i giocatori. Quando il cuore batte forte e il respiro diventa affannato, una temperatura corporea troppo alta rischia di diventare un problema serio. Per ora i tennisti provano a contrastare il caldo con grandi asciugamani pieni di ghiaccio e tanta acqua. Ma a volte non basta. Un mese fa il cinese Yibing Wu è collassato in campo a Washington, stremato dalle condizioni climatiche.
“Non sono sicuro di cosa si possa fare per risolvere la situazione”, continua Medvedev. Fermare il torneo per qualche giorno? Impossibile, “sarebbe un danno troppo grande per tutti: televisioni, torneo, sponsor, pubblico. Anche giocare solo in notturna potrebbe non essere sufficiente. Lo abbiamo visto l’altro giorno nella partita tra Sinner e Zverev. Era notte fonda, eppure non sono stati molto meglio di noi”.
Medvedev propone allora una rivoluzione nel regolamento. “Potremmo giocare anche le partite maschili al meglio dei tre set (oggi sono al meglio dei cinque). Certo, alcuni non saranno contenti, perché perdere i match è più semplice quando sono brevi, ma non vorrei succedesse qualcosa per poi sentir dire: ‘Oh mio Dio, Medvedev l’aveva detto un paio di anni fa’”.
Resta da capire se l’ATP possa essere disposta a cambiare le tradizioni, come in realtà in passato è già successo. Fino al 2007, i Master 1000 maschili si giocavano al meglio dei cinque, proprio come gli Slam. Il precedente dunque esiste e l’idea di snellire le partite, lasciando ad esempio un solo servizio invece che due e abolendo i vantaggi durante i game (come già accade nel doppio), circola da un po’ nei corridoi del circuito.
“È sempre meglio parlarne prima che accada qualcosa”, l’ultimo monito di Medeved. “È sempre meglio”.