Non tanto il calore del pubblico (c’è chi sostiene che gli americani siano i tifosi più rumorosi del circuito), e nemmeno il caos attorno ai campi in cemento. Ciò che davvero disturba alcuni giocatori agli Us Open è un forte e persistente odore di marijuana.
“Sembra di stare nel salotto di Snoop Dogg”, ha detto Alex Zverev con il sorriso. Sorriso che però nascondeva un certo fastidio. Il tedesco, testa di serie numero 12 dello Slam americano, si è trovato a giocare il match sul campo 17, il più grande a Flushing Meadows dopo i tre giganti Artur Ashe, Louis Armstrong e Grandstand.
“L’odore è ovunque – ha fatto sapere dopo aver vinto all’esordio in tre set contro l’australiano Vukic – tutto il campo sa di cannabis”. La stessa impressione avuta anche da Maria Sakkari, ottava favorita del tabellone femminile sconfitta proprio sul campo 17 dalla spagnola Masarova.
Una doppia segnalazione che ha portato la United States Tennis Association ad aprire un’indagine per individuare la fonte della fragranza legale in tutto lo Stato di New York. La USTA è andata a fondo: ha interrogato gli ufficiali e rivisto una a una le immagini delle partite cercando di trovare qualcuno che, tra il pubblico, stesse fumando marijauana. Risultato: nessun indizio raccolto.
Qualcuno ha ipotizzato che la puzza possa venire dal Corona Park, un piccolo polmone verde a due passi dai campi. “Non lo escludo”, ha detto Sakkari, che ha poi rincarato la dose sostenendo di aver sentito spesso, sempre nell’incriminato 17, anche odore di cibo e sigarette. Lo stadio, inaugurato nel 2011 nell’angolo sud-ovest del complesso con 2.500 posti a sedere, ha un lato delle tribune adiacente agli alberi del parco.
La campionessa di Wimbledon Marketa Vondrousova, anche lei fatta giocare sullo stesso campo, ha confermato le sensazione dei colleghi. “È palese, ma penso sia un problema specifico di quell’arena. È così lontana, praticamente in mezzo al verde. Probabilmente tutto ciò che disturba il gioco arriva da lì”.
Il personale di sicurezza Rojas, che ha sempre sotto controllo tutto ciò che accade nell’impianto, ma che non ha nessun potere al di fuori delle mura del torneo, sostiene che gli odori della cannabis siano diventati inevitabili a New York.
“Girando ogni angolo, lo senti. Fa parte del nostro mondo ora. Bisogna abituarsi. Le lamentele di Sakkari? Dovrebbe provarla, la aiuterebbe a rilassarsi”.