«Y al Diego, Desde el cielo lo podemos ver, con Don Diego y con la Tota, alentándolo a Lionel». E’ stato questo il coro che nell’ultimo mese ha accompagnato la Seleccion, campione del mondo per la terza volta nella sua storia.
È il trionfo di Lionel Andrés Messi Cuccittini, il più grande calciatore dell’ultimo trentennio, per alcuni versi il più grande di sempre, unico erede di Diego Armando Maradona. Dopo la vittoria del Dios nel 1986, stavolta è toccato al Diez alzare la coppa più importante di tutte, quella che la Pulga di Rosario ha inseguito per tutta la vita. Dopo anni di delusioni, di finali perse all’ultimo secondo o ai calci di rigore, finalmente l’ex Barcellona porta l’Argentina sul tetto del mondo, a suon di prestazioni commoventi, gol e record.
Messi chiude il mondiale con all’attivo ben 7 reti, superando Gabriel Batistuta come miglior argentino della Seleccion nella manifestazione internazionale. Il numero 10, inoltre, diventa il primo calciatore della storia a segnare in ogni fase della competizione: gironi, ottavi, quarti, semifinale e finale. «Senza Xavi ed Iniesta non incide mai», si diceva fino a qualche anno fa: ecco, da domenica sera anche i più scettici saranno costretti a ricredersi.
E pensare che dopo la prematura eliminazione dal mondiale in Russia, il 10 aveva pensato di ritirarsi definitivamente dalla nazionale. Fortunatamente le cose sono andate diversamente. Grazie anche alla fiducia incondizionata del Ct Scaloni, Leo non solo è tornato a vestire l’amata maglia albiceleste, ma in poco più di un anno è riuscito a vincere consecutivamente coppa America e mondiale.
Se Diego è stato il Calcio, nella sua essenza più pura, popolare e ribelle, Messi è il suo profeta. Non è un caso che poco prima dell’ultimo rigore il 10 argentino, con il suo accento rosarino, guardando il cielo abbia esclamato «Vamos Diego, dàselo». Con la finale di domenica, la più bella di sempre, si chiude un cerchio, un’era: noi, tutti testimoni, non possiamo fare altro che ringraziare.