C’è qualcosa che va oltre il calcio. Qualcosa che non si misura in punti, trofei o classifiche. È il filo invisibile che lega un uomo a una città, un allenatore alla sua gente, un sogno di bambino alla sua realizzazione. Questo è Claudio Ranieri.
La Roma chiude la stagione al quinto posto, con una rincorsa d’orgoglio e dignità che porta la sua firma. Ma i numeri – 17 vittorie, una squadra risollevata dal fondo e la qualificazione all’Europa League – sono solo il contorno. Il cuore di questa storia batte altrove: nella curva Sud che nell’ultima partita in casa esplode in una coreografia commovente, nello sguardo lucido e fermo di Ranieri mentre ascolta l’inno della Roma, nella sua voce che sussurra a fine partita a tutti i tifosi: “Vi avevo chiesto aiuto. Infinitamente grazie.”
Claudio Ranieri saluta il calcio da allenatore, dopo 501 panchine in Serie A e una carriera vissuta tra successi e forti emozioni. L’ultima panchina è a Torino, dove ha ricevuto due importanti riconoscimenti: prima del fischio d’inizio la Lega Serie A gli ha conferito il premio “Philadelphia Fair Play Moment Of The Season” e il Torino FC ha omaggiato il tecnico con una targa commemorativa, celebrando la sua lunga carriera e il suo legame speciale con il calcio italiano e internazionale.
Ma il vero addio è avvenuto una settimana prima, all’Olimpico, nello stadio che è casa, nella città che è sangue. “Da Testaccio alla mia Roma, ho realizzato il mio sogno da bambino”: queste parole brillano sul maxi-schermo, mentre il tecnico romanista saluta la sua gente. Nessuno dimenticherà mai l’immagine di Sir Claudio che prima del fischio d’inizio, fermo sulla pista d’atletica, guarda il campo come se volesse imprimerselo negli occhi per sempre per poi voltarsi quasi incredulo verso la sud quando si colora di giallorosso e celebra il suo nome. Tutto lo stadio intona cori per Mister Ranieri e lui ringrazia con un applauso commosso che rivolge a ogni settore più di una volta.

Non tutti capiscono cosa sia il calcio a Roma. Qui non è sport, è una fede profana. È sarcasmo e poesia, dolore e appartenenza. Qui un allenatore può essere visto come un fratello maggiore o un padre acquisito. E Claudio Ranieri è stato tutto questo. Un uomo che ha sempre messo l’amore davanti all’ego, la lealtà prima dell’interesse. Il bello della storia tra Claudio Ranieri e la Roma è tutto qui: un bambino cresciuto a Testaccio, che prendeva a calci un pallone sognando in grande, ha realizzato il suo sogno. In fondo, è questa la magia del calcio. Sappiamo tutti che nella vita ci sono cose più importanti. Sappiamo che il mondo non gira attorno a un pallone; ma per novanta minuti, ogni settimana, ci illudiamo che sia così. E quei novanta minuti bastano per tornare bambini, per sognare, per sentirci vicino a chi tifava con noi e non c’è più, per essere parte di qualcosa che va oltre e che, come si dice a Roma “Non se pò spiega”.
Durante l’ultima conferenza stampa a Trigoria, tra sorrisi, battute e parole misurate, Ranieri riesce ancora una volta a essere sé stesso: elegante, garbato, ironico, lucido. Dopo i ringraziamenti ai giornalisti, prende un momento per parlare della coreografia che i tifosi gli hanno dedicato: “Pensavo a qualche striscione, non a una cosa così. Mi avete commosso.”
A fine conferenza, gli rivolgo una domanda in disparte. Gli chiedo: “Aldilà dei risultati, dal punto di vista affettivo, come definirebbe il rapporto con le squadre che ha allenato?” La risposta arriva dritta al cuore, senza retorica, ma con tutta la verità di un uomo che ha vissuto ogni panchina come un amore diverso: “La Roma è stata mamma, il Cagliari è stata la moglie. La Roma sta con me da sempre, il Cagliari è quel qualcosa in più che ho scelto.”
In una sola frase, c’è tutto Ranieri: l’attaccamento viscerale, la gratitudine, la capacità di guardare indietro senza rimpianti e avanti senza illusioni. Non smetterà di vivere il calcio, lo farà con un altro ruolo, accanto alla società. Ma da oggi, ufficialmente, non siederà più su una panchina.
Eppure, per i tifosi romanisti – e per tutti coloro che credono ancora nella bellezza nascosta di questo sport – Claudio Ranieri non smetterà mai. Perché certe figure non si archiviano come statistiche. Rimangono. Restano. Diventano simboli. Diventano casa.
Grazie Mister.
Grazie per averci fatto sognare. Ancora una volta.