Meno uno. Il count-down è arrivato alla fine, il sabato del villaggio al Foro Italico proporrà domani il ritorno in campo di Jannik Sinner. È quasi un esordio stagionale rispetto al fatidico 26 gennaio scorso, il momento del trionfo all’Australian Open seguito dall’accordo penalizzante con la Wada: tre mesi senza tennis, per chiudere l’orribile vicenda Clostebol.
Non sarà semplice. Il nemico si chiama Mariano Navone, best ranking 29, che al primo turno ha fatto fuori Arnaldi: un regolarista pedalatore, il classico cagnaccio specialista della terra rossa che devi travolgere per batterlo. “Se perdo è la normalità, se vinco è un colpaccio”, ha commentato sorridendo l’argentino alla vigilia. Come dire: tutto quel che viene è guadagnato.
È un test serio. Gli allenamenti dell’azzurro a Roma sono stati un work in progress: così e così con lo sparring partner Lehecka, un po’ meglio con Sonego, rassicurante con Fritz, benino contro Ruud, a tratti esplosivo nella prova generale davanti a Cerundolo. “Devo mettermi in testa che ho un avversario al giorno. Non è facile riabituarsi immediatamente. Ho lavorato molto sul servizio, sul gioco a rete e sul dritto ma non ho riscontri reali sul mio stato di forma”, è la sua valutazione.
E gli altri che cosa dicono di lui?
Filippo Volandri, capitano di Davis: “Secondo il suo coach Simone Vagnozzi le cose vanno nel verso giusto. Jan è motivato e sta bene, come sempre trova il buono anche nelle situazioni difficili. Però il ritmo della partita non te lo dà nessun allenamento. Avrà bisogno magari di uno, due o tre match per sciogliersi e riattivare l’energia positiva.”
Brad Gilbert, americano, profeta del gioco sporco, un tipo che è stato numero quattro e ha allenato Agassi, Roddick e Coco Gauff: “Roma gli servirà solo per arrivare al massimo della condizione al Roland Garros. Per quanto si sia preparato, non è possibile ricreare a freddo le dinamiche della partita.”
Paolo Bertolucci, ex braccio d’oro e adesso commentatore Sky: “Un giocatore normale avrebbe qualche difficoltà, ma con lui tutto è possibile: di sicuro ha fatto quello che doveva per migliorarsi ancora di più. È una situazione inedita. Non è mai successo nella storia del tennis che il numero uno al mondo sia stato fermo così tanto tempo non per infortunio. Eppure ho la sensazione che ci stupirà: archiviata la brutta storia della Wada, mentalmente non avrà più freni e potrebbe partire a razzo.”
Anche i colleghi hanno avuto l’opportunità di tastargli il polso: ecco qualche commento.
Holger Rune: “È sempre il solito Sinner. Colpisce la palla in maniera incredibile, come ci ha abituati a vedere. Mi sono divertito molto ad allenarmi con lui a Montecarlo. Rientrare dopo tre mesi non è la cosa più semplice, è ovvio, ci vorrà un minimo di tempo, ma credo che possa fare comunque molto bene: Jannik è capace di qualsiasi impresa. In più l’attesa dei fan qui è enorme.”
Lorenzo Sonego: “Picchia e sorride, è tornato più forte e non vede l’ora di entrare nel torneo.”
Carlos Alcaraz: “Credo che non ci fosse posto migliore per tornare se non a Roma. Ho rivisto Jan e il suo team, è fantastico per il tennis e i tifosi averlo di nuovo tra noi. Siamo in lati opposti del tabellone: spero di incontrarlo in finale.”
Proprio lo spagnolo ha inaugurato ieri sul Centrale la parata dei top ten della classifica. Carlitos, al rientro dopo l’infortunio di Barcellona e abbondantemente protetto da una fasciatura nera sulla gamba destra, ha maltrattato il serbo Lajovic: è un giocatore ritrovato nel fisico e nella consapevolezza, se mai si fosse perso.
Ottimo il debutto di Lorenzo Musetti, testa di serie numero otto, che non si è nascosto: “Posso vincere, mi sento finalmente sicuro di me”, ha annunciato urbi et orbi. Il 6-3, 6-2 rifilato al finlandese Virtanen in 85 minuti è la prima pietra, più probante sarà il prossimo turno opposto all’americano Nakashima: i confronti diretti dicono uno a uno, l’avversario è tosto, da prendere con le pinze.
Medvedev, che ha vinto il titolo due anni fa, ha convinto contro Norrie, in attesa del campione uscente Zverev impegnato nella sessione serale.
Domattina sarà in campo anche Berrettini, di fronte all’inglese Fearnley. Il romano torna a casa dopo tre anni di assenza per la catena di incidenti che l’ha perseguitato. Due settimane fa si è ritirato a Madrid, colpito a tradimento dalla solita fitta al costato. Matteo è un enigma, il martello con tanta voglia di spaccare il mondo.
A che punto è la notte? La sua risposta è lucida, conscia del rischio incombente: “L’addome è la mia kriptonite. Anche se l’infortunio non è così grave, è una parte del corpo molto sensibile. A Madrid, nel primo set contro Draper, ho dimostrato che se gioco come so resto competitivo; poi ho deciso di ritirarmi pensando al prosieguo della stagione. Mettere meno esplosività nel servizio può aiutare, però così perdo in precisione e negli effetti, e l’avversario legge meglio dove batto. Sapere di avere un asso nella manica, e non poterlo utilizzare, ti fa sentire più debole.”
Sarebbe ora che la sfortuna si voltasse dall’altra parte, dimenticandosi di lui.
Quanto al resto della pattuglia tricolore, domani toccherà a Paolini – unica superstite delle nostre in singolare – dare risposte sulla propria condizione: opposta alla talentuosa tunisina Jabeur, la ragazza toscana si presenta con il nuovo coach Marc Lopez all’angolo. La separazione consensuale da Renzo Furlan richiede un fisiologico periodo di adattamento, ma Miss Smile non può perdere punti perché tra il Roland Garros e Wimbledon scadranno cambiali pesanti da onorare.
Infine le pagelle degli altri azzurri. Purtroppo bocciati Sonego, Arnaldi e Cobolli; promossi Darderi, Luca Nardi, Gigante e soprattutto Passaro, autore dell’impresa del giorno: l’eliminazione a sorpresa del bulgaro Dimitrov, testa di serie numero 15.