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Sinner in finale a Melbourne: pratica sbrigata in tre set contro Ben Shelton

7-6, 6-2, 6-2 con un match più ostico di quanto dica il punteggio. E in finale lo aspetta Zverev

Massimo CutòbyMassimo Cutò
Sinner in finale a Melbourne: pratica sbrigata in tre set contro Ben Shelton

Jannik Sinner celebrates after winning the Men's Singles Semifinals match against Ben Shelton of USA at the Australian Open tennis tournament in Melbourne, Australia, 24 January 2025. Ansa-EPA/JAMES ROSS

Time: 4 mins read
Finale. La seconda consecutiva per Sinner a Melbourne, che ha battuto l’americano Ben Shelton 7-6, 6-2, 6-2. Se la giocherà domenica con il tedesco Sasha Zverev nella sera australe, quando in Italia saranno le 9.30 del mattino: il numero uno e il numero due di fronte, sfida più affascinante non poteva essere. Ci sono voluti però tre set, due ore e 37 minuti per venire a capo di una partita più complicata di quanto dica il punteggio, almeno nel primo terzo di gara: avanti 6-5 e servizio a disposizione, Ben non ha trasformato due palle utili per vincere il set, portandosi dietro quel rimpianto nel cervello. Lì, e non solo lì, s’è vista la distanza tra due ragazzi che hanno quasi la stessa età – Jannik è più grande di quattordici mesi – ma un grado di maturazione differente. I confronti diretti indicavano un netto 4-1 in favore dell’azzurro, sconfitto solo nel primo testa a testa datato 2023. E poi c’è il peso del curriculum: l’altoatesino vanta diciotto titoli in carriera, il granatiere di Atlanta (77 chili l’uno, 88 l’altro) soltanto due. Qualcosa vorrà pur dire.
Esuberanza ed esplosività contro concretezza e attenzione. La partita è scivolata sul binario atteso, anche se Jannik è stato più lento a uscire dai blocchi. Ha perso immediatamente la battuta, offrendo al rivale la chance di scappar via. L’altoatesino si è chinato sui libri da sgobbone qual è, ha depurato il compitino dagli errori più gravi e ha piazzato un controbreak provvidenziale. Mettendo la freccia del sorpasso: 3-2, tutto tornato d’incanto al copione previsto. Non solo. Wonder Boy s’è conquistato a sua volta due palle break, annullate con merito dall’americano prima con una curva e il dritto in contropiede, poi con una smorzata  atterrata nell’ultimo centimetro utile della riga, dopo uno scambio mozzafiato. Timbro che ufficializzato la durezza dell’impegno.
Italy’s Jannik Sinner greets USA’s Ben Shelton after winning their men’s singles semi-final match on day thirteen of the Australian Open tennis tournament in Melbourne on January 24, 2025. Ansa/ WILLIAM WEST / AFP
C’erano in effetti alcuni problemi irrisolti in casa Sinner. Innanzitutto il servizio: la percentuale sotto il 50 per cento non era rassicurante. E il rovescio in back di Shelton, così basso da impedire al nostro eroe di spingere nello scambio come fa abitualmente. In più, a complicare le cose, bisognava disinnescare quel dritto a uncino dell’avversario, fastidioso quanto l’irripetibile gancio mancino di Nadal. Jan non ha trovato la chiave della serratura altrui, anzi è stato proprio lui a lasciare aperto il portone in dirittura d’arrivo: sul 15-40 ha concesso il secondo break di giornata a Ben, che è andato a servire per chiudere il primo set. S’è procurato una prima opportunità, poi una seconda. Senza esito. Finché il campione del mondo, sulla scia di una risposta prodigiosa, ha messo a referto il secondo controbreak: sei pari, arrivo in volata.
La bellezza del fuoriclasse sta nel piazzare l’affondo nel momento cruciale. Così nel tiebreak Sinner ha resettato gli errori, sistemando il servizio e affidandosi allo scambio da fondo: la velocità di gambe e la qualità dei colpi hanno fatto il resto. Shelton l’ha visto filare senza riuscire a stargli dietro. Due miseri punticini in saccoccia e davanti una montagna di granito: il 7-6 finale è stato inevitabile, rocambolesco e logico. “Come hai fatto a uscire da quella trappola?”, gli ha chiesto a fine match l’intervistatore Jim Courier. La risposta di Jannik è stata onesta quanto disarmante: “Non lo so neppure io”.
Archiviato il primo capitolo della storia, Shelton ha saldato i conti con sé stesso. Guardandosi allo specchio s’è ritrovato con niente in mano dopo aver fatto partita pari e anche di più, in qualche modo violentando il proprio istinto di attaccante. La valutazione l’ha talmente demoralizzato da costargli un break in avvio, confermato dall’avversario nel successivo turno di servizio non senza sforzo: un errore di Sinner in spinta gli ha dato l’opportunità di pareggiare. Niente da fare anche stavolta. Digrignando i denti, Jan è salito due a zero, tre a zero, quattro a zero sull’onda altissima della sua risposta da fantascienza – e sì che Ben è capace di battere a 232 chilometri orari. Partita in discesa con la Volpe Rossa entrata in modalità mostro, secondo la definizione del preparatore atletico Marco Panichi. Sigillata la seconda frazione 6-2 grazie a un ace, il fuoriclasse di San Candido pareva a un passo dallo striscione d’arrivo. Senonché è arrivata la reazione di Shelton.
Ben Shelton durante la semifinale maschile degli Australian Open contro Jannik Sinner, 24 gennaio 2025 /Ansa/Epa
L’americano ha ritrovato forza e determinazione, e sappiamo che quando si esalta è capace di spaccare la partita con le sue accelerazioni violente. Nel giro di qualche minuto s’è procurato  tre palle break, rispedite al mittente da Sinner che s’è legato allo scoglio fronteggiando il maestrale. Solidità più qualità, ha agganciato l’avversario sul 2-2, perché è quando il gioco si fa duro che i duri cominciano a giocare. Malgrado l’accenno di crampi e la chiamata del fisioterapista, il figlio d’Italia ha spinto a tutto gas bruciando l’ultima resistenza di Ben. S’è preso un break per sfinimento, un altro con il dritto sparato a 168 orari (e il doppio fallo di Shelton ormai senza difese) fino al match point trasformato grazie alla prima vincente: 6-2 e tutti a casa.
Italy’s Jannik Sinner talks to James Courier following his victory over USA’s Ben Shelton after their men’s singles semi-final match on day thirteen of the Australian Open tennis tournament in Melbourne on January 24, 2025. Ansa/Martin KEEP / AFP
“Jan ormai è diventato un professorino nel gestire gli incontri”, aveva detto alla vigilia il coach Vagnozzi. A lui e a Cahill ha dedicato il siparietto finale, buttato sul divertimento con la tensione finalmente alle spalle: “Tutti gli allenatori che ho avuto mi hanno insegnato qualcosa, i due che mi guardano adesso dal box sono importanti e diversi fra loro. Quantomeno per l’età. E per la carriera da giocatori: Simone è stato 161 della classifica, Darren il numero 30”, ha scherzato Sinner tra le risate del clan. Aggiungendo poi: “Siamo una grande famiglia”.
Domenica sarà comunque tutto un altro plot. Zverev ha lavorato moltissimo con un obiettivo preciso: vincere il suo primo Slam dopo due tentativi falliti. Il tedesco avrà il vantaggio non piccolo di aver risparmiato energie preziose, approfittando del ritiro di Djokovic. In più ha potuto analizzare nel dettaglio il match di Sinner, comodamente seduto in albergo davanti alla tivù. Si sarà reso conto dei problemi fisici accusati da Jannik. Che però li ha minimizzati, spiegando d’averli superati con  gli integratori e il succo di cetrioli sottaceto – un beverone stile Harry Potter da non augurare al peggior nemico. Sasha sa anche di aver vinto contro di lui quattro volte su sei, dato che gli regala fiducia. Sarà durissima batterlo.

 

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Massimo Cutò

Massimo Cutò

Giornalista, classe 1957, ha svolto tutta la sua carriera tra Resto del Carlino e Quotidiano Nazionale. È nato a Pescara ma vive e lavora a Bologna da molti anni. Ogni volta che arriva in piazza Maggiore non si rassegna a una domanda senza risposta: perché qui non c'è il mare?

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