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Aspettando Sinner-Zverev, la finale perfetta agli Australian Open

I primi due del mondo scendono in campo a Melbourne

Massimo CutòbyMassimo Cutò
Aspettando Sinner-Zverev, la finale perfetta agli Australian Open

Jannik Sinner e Alexander Zverev in allenamento alle 2024 Nitto ATP Finals di Torino, 8 novembre 2024. Corinne Dubreuil/ABACAPRESS.COM/Reuters

Time: 3 mins read

E’ la finale perfetta: Sinner contro Zverev. Vale a dire il numero uno del mondo contro il numero due, evento che si ripete per la nona volta nella storia dell’Australian Open. Sarà un appuntamento senza pronostico per i sedicimila della Rod Laver Arena, nella sera dolce e senz’afa di Melbourne – in Italia saranno le 9.30 del mattino, il match si vedrà eccezionalmente in tivù in chiaro sul Nove. Chi è il favorito? I bookmaker puntano su Jannik con quote fin troppo generose. Il bilancio nei confronti diretti vede infatti Sasha avanti 4-2: l’azzurro ha vinto il primo e l’ultimo scontro, lasciando il grosso del bottino al rivale. Aveva 19 anni quando nel 2020 sorprese il tedesco in quattro set sulla terra rossa, ottavi al Roland Garros. Zverev aveva la febbre, andò sotto e la rimonta venne rintuzzata da Jan che tutti consideravano un predestinato. Ha dovuto però superare psicologicamente quattro brutti stop, prima di rifarsi l’anno scorso a Cincinnati: match terribile finito 7-6 (9) 5-7 7-6 (4). L’azzurro stava giocando maluccio, in pieno marasma emotivo per il caso Clostebol, eppure riuscì a tirar fuori le energie mentali e quella capacità di resistere che sono la sua cifra, acciuffando i tiebreak giocati allo spasimo e il match.

Tra i due successi, una lunga striscia di ko: due sul cemento Slam di New York nel 2021 e 2023 (precedente da sottolineare con qualche timore, pensando a domani). Pesante soprattutto la seconda sconfitta: cinque set di battaglia fra colpi di scena, l’intervento del fisioterapista, colpi da favola e molti errori – furono 64 di Jan contro 47 di Sasha. Quella sfida infinita durò quattro ore e quarantasette minuti nella notte di Flushing Meadows, lasciando Jannik prosciugato. Un rischio del genere esiste anche stavolta. Zverev arriva alla supersfida più fresco, avendo approfittato in semifinale del ritiro di Djokovic a fine primo set. E’ stato in campo 13 ore e mezza contro le 15 e spiccioli di Sinner, che ha finito con i crampi la partita vinta su Shelton. E resta insoluto il mistero del malessere accusato contro Rune negli ottavi. La struttura fisica del tedesco fa paura: un pennellone grande e grosso, 198 centimetri per 90 chili. L’italiano è alto 191 centimetri e pesa 77 chili, è un mingherlino rispetto all’altro secondo il profilo dell’Atp. Ma per quanto strano possa sembrare, Jannik non solo è cresciuto: sta ancora crescendo. Spiega il coach Cahill: “Ha uno sviluppo tardivo. Due anni fa misurava 188 centimetri, ora è a 195. Ha già dimostrato di saper superare partite dure di cinque set”.

Visti allo specchio, i due si equivalgono in alcune caratteristiche tecniche. Proviamo allora a indovinare come andrà il match. Facile immaginare scambi lunghi, diventerà fondamentale capire il momento di accorciare e quando invece rimanere nel rally. Sarà partita pari sulla diagonale di rovescio, il pezzo forte di entrambi: Zverev può andare avanti per ore a tirare forte e angolato da quel punto del campo, Sinner la usa di preferenza per guadagnare centimetri e uscire dallo scambio in lungolinea. Nel raffronto sul dritto prevale leggermente Jan, la sua frustata a braccio libero è superiore al gesto più ampio del tedesco. Il servizio è un’incognita. Il tedesco ha eliminato il vizio dei doppi falli grazie a una soluzione semplice quanto rischiosa: colpire a velocità sostenuta sia la prima sia la seconda, quasi senza differenze. Usando questa strategia ha messo a segno 67 ace nel torneo, mentre l’altoatesino 53: contro Shelton ha servito così così, dovrà migliorare quel 56 per cento per incidere sul match. Conforta però sapere che con la prima in campo ha vinto nel corso del torneo l’81 per cento dei punti rispetto al 78 per cento del rivale. Se il colpo d’inizio gioco sarà determinante, l’altra chiave è la risposta: il tedesco è molto solido, però la Volpe Rossa in questo fondamentale è sui livelli di Djokovic, lo dicono i numeri. E non serve aggiungere altro.

E poi naturalmente c’è il fattore mentale. Jannik viene da 20 vittorie Slam consecutive sul cemento; Saha sul veloce ha perso solo una delle ultime 18 partite, a Torino per mano di Fritz. Sinner vuole fare il bis all’AO, in tal caso sarebbe il primo italiano a vincere tre Slam superando Nicola Pietrangeli a quota due. Il tedesco ha vinto tantissimo in carriera: due Atp Finals, ventitré titoli nel circuito maggiore, l’oro olimpico. Ma ha il complesso dello Slam. Ha già giocato due finali perdendole: contro Alcaraz l’anno scorso a Parigi e agli US Open 2020 davanti a Thiem, entrambe le volte in cinque set. Insomma non è un drago sputafuoco nei momenti cruciali, quelli che per le statistiche sono i pressure point: le palle break convertite e quelle salvate, i tiebreak e i set decisivi vinti. Classifica che mette Sinner al primo posto e il tedesco al ventiduesimo. Vorrà dire qualcosa no?

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Massimo Cutò

Massimo Cutò

Giornalista, classe 1957, ha svolto tutta la sua carriera tra Resto del Carlino e Quotidiano Nazionale. È nato a Pescara ma vive e lavora a Bologna da molti anni. Ogni volta che arriva in piazza Maggiore non si rassegna a una domanda senza risposta: perché qui non c'è il mare?

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