Lorenzo è dentro, Lorenzo è fuori. Destini opposti per i due azzurri con lo stesso nome, al terzo turno dell’Australian Open: avanza Sonego, il meno pronosticato che ha battuto Fabian Marozsan, mentre Musetti ha ceduto a Ben Shelton sconfitto nei precedenti confronti diretti.
Sonego è stato il grande protagonista di giornata. Vero è che classifica alla mano lui e l’ungherese se la giocavano alla pari, però l’avversario viene considerato dai tecnici come uno fra i ragazzi di maggior prospettiva nella nuova generazione. Capace di prendersi gli scalpi illustri di Alcaraz, Ruud, Rune, De Minaur. E quello di Tiafoe al turno precedente. Non così Lollo, che a 29 anni pareva avviato a vivacchiare a ridosso dei primo cinquanta del mondo, con qualche acuto sporadico e non molto di più. Per darsi una scossa ha invece salutato il vecchio coach e padre putativo Gipo Arbino, affidandosi a Fabio Colangelo: commentatore televisivo, ex discreto giocatore e direttore tecnico del circolo Sporting a Torino, che ha imposto al nuovo allievo alcuni cambiamenti essenziali nell’approccio alla partita. Due in particolare: maggiore aggressività e uno stop a quella frenesia che spesso lo tradisce nella trance agonistica. Un buon lavoro, a giudicare dall’atteggiamento e dai risultati.
“Non ho mollato, senza deprimermi per le occasioni non concretizzate – ha spiegato Sonego nel commento post gara. – Ho continuato a credere che prima o poi qualcosa di buono sarebbe arrivato”. Appoggiandosi a questa convinzione ha messo in riga 6-7, 7-6, 6-1, 6-2 il giovanotto di Budapest, che pure aveva intascato senza troppi meriti il primo set – le uniche palle break, due, le aveva avute l’italiano. Ma è stato un match spaccato a metà, come spiega il punteggio. La chiave di svolta è coincisa con il secondo tiebreak, quando il set e con sé l’incontro stavano volando via sotto il solleone. Sotto 3 punti a 6, Sonny ha tenuto i suoi servizi per poi strappare con coraggio il minibreak della speranza. E sullo slancio ha fatto il capolavoro: di testa, cuore e strategia. I cinque punti consecutivi hanno mandato al tappeto Marozsan, che non s’è ripreso dallo choc. Tanto da cedere di schianto come un pugile suonato: ha perso tre volte la battuta e l’ultimo game a zero.
Addio servizio ficcante, addio combinazioni letali uno-due, addio ai colpi in pressione. Encefalogramma piatto. La rottura prolungata è continuata identica nel quarto set. Anziché tentare di rimettere in ordine i tasselli del suo gioco, l’ungherese ha cominciato a tirare pallate a tutto braccio prive di costruzione logica. Il sipario è calato di lì a poco: Sonego non ha mai subìto break e ha messo a segno 15 ace. Vittoria per manifesta superiorità. E adesso si apre un’autostrada verso i quarti: affronterà Learner Tien, l’americanino dagli occhi a mandorla che ha prima buttato fuori Medvedev, finalista lo scorso anno qui a Melbourne, e oggi ha stroncato il francese pazzo Moutet. Un altro Next Gen, dieci anni meno di lui, sul suo percorso dopo il predestinato brasiliano Joao Fonseca: esperienza e garra, Sonego ha le armi per metterlo in fuorigioco.

Non ce l’ha fatta invece Musetti, eliminato con molti rimpianti. Shelton ha fatto un po’ meglio nei momenti importanti e il punteggio di 6-3, 3-6, 6-4, 7-6 racconta un match equilibrato, girato su un paio di punti che potevano indirizzarlo dalla parte del toscano. “Peccato davvero, vinto il secondo set ho pensato che ce l’avrei fatta. Ho avuto le occasioni però Ben è stato più bravo di me”, è stata l’analisi lucida e onesta dello sconfitto. Il momento nevralgico è conciso con il decimo game della terza frazione. Con l’americano avanti 5-4, il Muso s’è trovato 40-15 sul proprio servizio. Fin lì non aveva mai rischiato nulla nei turni di battuta, anzi: l’unica palla break era stata sua, annullata da una prima a 217 chilometri orari del bombardiere mancino di Atlanta. Un passaggio a vuoto gli è stato fatale. Ha perso il game, ha perso il set, ha perso tredici punti di fila compreso quello che è costato il break immediato nel prosieguo.
Sembrava il definitivo patatrac, invece Lorenzo s’è ribellato all’andazzo negativo. Ha reagito con carattere, e affidandosi alla qualità che lo distingue fra tutti s’è rifatto sotto, fino ad agganciare il rivale sul 3-3. In quel frangente l’inerzia della partita è tornata in bilico: sarebbe stato determinante il tiebreak. Arrivati a cinque punti pari, uno scambio in apnea risolto con una volée d’istinto ha consegnato la palla match a Shelton. L’americano ha caricato il servizio ed è finito tutto con quel bum. La prossima sfida è un piatto da assaggiare con gusto: all’orizzonte c’è Monfils, l’uomo-caucciù che ha fatto fuori Taylor Fritz e vuole godersi il sogno della sua terza o quarta giovinezza.