Esordio contro il cileno Nicolas Jarry, quindi probabilmente il giapponese Taro Daniel e al terzo turno il possibile derby con Flavio Cobolli (che però dovrà faticare per arrivarci). Chi temeva un approccio da paura per Jannik Sinner all’Australian Open non può lamentarsi: tutto sommato l’inizio del torneo è più che abbordabile, anche se proprio il bombardiere sudamericano al primo turno è una trappola da evitare. Dunque ci siamo. Domenica scatterà il primo Slam della stagione 2025: due settimane di tennis per certi versi indecifrabili, prima di arrivare all’atto conclusivo del 26 gennaio. Stanotte s’è svolto il rito propiziatorio del sorteggio, molto atteso soprattutto rispetto agli accoppiamenti del campione uscente che si presenta ai blocchi da favorito. Per gli incroci di classifica, il numero uno del mondo rischiava di ritrovarsi gli avversari più temuti tutti nella sua parte alta del tabellone. E invece no: Alcaraz e Djokovic sono nell’altra metà, quella bassa che vede Sasha Zverev testa di serie numero due e punto di riferimento. In caso di percorso netto, Jan affronterà uno dei tre soltanto in finale. Pericolo scampato, dunque. Perché almeno in teoria Fritz e Medvedev, battuti più volte dall’altoatesino degli ultimi dodici mesi, fanno un po’ meno paura.
Tutto però è relativo negli AO e i pronostici sono scritti sulla sabbia. C’è anzitutto il fattore ambientale da mettere in conto: i campionati Down Under sono ostaggio delle termperature roventi, spesso del vento e talvolta degli scrosci improvvisi di Melbourne. Condizioni estreme sottolineate da Sinner nel match di beneficenza contro Popyrin: “Ho passato il Natale sulla neve delle mie montagne, qui ho trovato 40 gradi”. Sbalzo termico che ha messo in crisi più di un giocatore già nei tornei preliminari d’assaggio: Anna Kalinskaya, la ragazza di Jan, è stata costretta al ritiro ad Adelaide vittima di un collasso in campo. Considerando che il tennis al meglio dei cinque set è un altro sport, sarà per tutti una guerra di resistenza: una specie di Torneo della Morte nell’Arena reale del pianeta Mongo, solo Flash Gordon può uscirne vivo.
In realtà nessuno degli atleti in gara conosce precisamente il proprio stato di forma, tantomeno quello dei rivali. I candidati al titolo hanno scelto approcci differenti alla grande sfida. Per esempio il Djoker, ora seguito all’angolo da sir Andy Murray — il quarto dei Fab Four —, ha preferito iniziare piano a Canberra, dov’è uscito prematuramente in singolare e in doppio (assieme a quel Kyrgios diventato l’hater personale di Sinner). Alcaraz invece ha preso la strada delle esibizioni ben remunerate per testare un paio di novità tecniche: la racchetta più pesante per aumentare la potenza dei colpi e un movimento fluido al servizio. Quanto a Zverev, il tedesco è accompagnato da grandi aspettative, ma va monitorato per i problemi al gomito e lo stiramento al bicipite del braccio destro accusato il primo gennaio. Medvedev, che pareva uscito dai radar, s’è intanto rifatto vivo con una magnifica sorpresa: nella calza della Befana ha trovato il secondo figlio e vorrà dedicare a lui e alla mamma qualcosa di bello. Ma attenti a Taylor Fritz, che ha accumulato fiducia trascinando gli Usa alla vittoria nella United Cup di Sydney, ed è stufo di arrivare secondo dietro la Volpe rossa.
E poi c’è Wonder Boy. È alla sesta partecipazione all’AO, dove ha un bilancio di 15 vittorie e 4 sconfitte: i bookmaker lo danno in pole position per il bis, sulla scia dell’ascesa trionfale del 2024. In effetti Jannik ha curato ogni dettaglio della preparazione a Doha sotto gli occhi dei coach Vagnozzi e Cahill in tandem, la rifinitura a Montecarlo e l’approccio graduale al clima partita, privo di impegni ufficiali, in Australia. Domani l’ultimo test con il greco Tsitsipas, sarà la prova generale in attesa della prima. Al di là di imprevedibili scivolate, però, il suo torneo inizierà agli ottavi quando dovrebbe incontrare il polacco Hurkacz o il danese Rune. Sempreché non entri in ballo in quello spicchio di tabellone Matteo Berrettini, numero 35, appena fuori dalle teste di serie, che ha una voglia matta di tornare in alto nel ranking dopo il trionfo di squadra in Coppa Davis. Non è stato fortunato nel sorteggio, il finalista di Wimbledon 2021. Affronterà il mancino inglese Cameron Norrie, sconfitto nell’unico confronto diretto in finale al Queen’s quattro anni fa: erano tempi migliori per entrambi. Se la spunterà, troverebbe per via appunto Rune (o il cinese Zhizhen Zhang) ed eventualmente Hurkacz, casella 18 del tabellone.
Passando agli altri azzurri, spicca il derby Musetti-Arnaldi subito al primo turno. Il carrarino, numero due d’Italia e 16 nel torneo, non è mai andato oltre il secondo turno a Melbourne e anche stavolta si presenta come un enigma da risolvere: gloria o flop, senza mezze misure. Non ha certezze neppure l’avversario, tutti e due sono alla ricerca della quadra tra alti e bassi. Cobolli ha un brutto cliente come l’argentino Etcheverry, Sonego se la vedrà con Wawrinka che vinse l’Open undici anni fa, Fognini (per la diciottesima volta in Australia) ha un impegno proibitivo con il bulgaro Dimitrov, ma sarà comunque uno show fra creativi. E ancora due debuttanti nel main draw: Luca Nardi è dato alla pari con il canadese Diallo, Luciano Darderi può farcela con lo spagnolo Martinez. Infine Matteo Gigante, unico dei nostri a superare le qualificazioni ancora in attesa di conoscere il nome dell’avversario.
Sono dieci gli italiani in gara, la spedizione più ricca al maschile dopo l’ammiraglia a stelle e strisce. Tre sole le donne. È andata bene a Jasmine Paolini, numero quattro del seeding, che inizierà il viaggio con una qualificata o una lucky loser. Al secondo turno incrocerà la statunitense Taylor Townsend oppure la messicana Zarazua. Pericolosissimo il passo successivo: c’è l’ucraina Elina Svitolina, semifinalista al Roland Garros e a Wimbledon due anni fa, che sta risalendo la corrente dopo la maternità. Jas è nella parte bassa del tabellone con Swiatek e Ribakina, mentre nell’altra si fronteggeranno la numero uno Sabalenka e Coco Gauff. Apparentemente chiuse le altre due azzurre: Lucia Bronzetti, protagonista del successo in BJ King Cup, è abbinata a Victoria Azarenka; Elisabetta Cocciaretto trova la russa emergente Shnaider, a ridosso della top ten. Sperare però non costa niente.
Un’ultima annotazione. Se n’è andato a novant’anni Rino Tommasi, mito del giornalismo sportivo, commentatore della grande boxe e del grande tennis. Impossibile dimenticare i suoi duetti televisivi con Gianni Clerici, l’altra metà di una medaglia irripetibile, che l’aveva preceduto tre anni fa. E quel ritornello di Nilla Pizzi canticchiato assieme che apriva le loro telecronache su Tele+: “Oh bongo, bongo, bongo stare bene solo al Congo non mi muovo no, no. Bingo, bango, bengo, molte scuse ma non vengo, io rimango qui”. Così si gioca, si scrive e si racconta solo in Paradiso.