Nella sera dei miracoli, l’atletica regala all’Italia due medaglie inattese in cinque minuti. Nadia Battocletti, trentina di Cles, mezzofondista di 24 anni, ha risposto a modo suo alla cattiva sorte che le aveva assegnato per decisione della giuria il bronzo nei 5.000 metri, per poi farselo restituire un’ora dopo. Sui 10.000 invece ha fatto da sé, a scanso di equivoci: è rimasta attaccata senza cedere di un passo al treno delle tre kenyote, per piazzare in rettilineo il suo sprint bruciante. Se n’è mangiate due, lasciandosi dietro anche l’olandese Hassan che è arrivata al bronzo. Ma l’ultima africana, la fuoriclasse Chebet, oro già nei 5.000, le è rimasta davanti. Nella sua accelerazione finale Nadia ha dato la sensazione di poterla prendere, ma si è accontentata – è un modo di dire – di un argento luccicante sotto la pioggia sottile.
È stata un’impresa, perché Battocletti questa gara non doveva neppur farla, afflitta da un’infiammazione al tendine della gamba. “Durante il riscaldamento, ho sentito tanto dolore, mio padre mi ha consigliato di non esagerare. Ma io volevo comunque provarci”. S’è fatta applicare un tape sulla parte indolenzita, buona idea solo in teoria. “Mentre correvo ha cominciato a staccarsi, finché s’è scollato sotto la scarpa”. Non poteva essere quel contrattempo a fermarla. Ha tenuto duro e s’è fatta trovare pronta all’accelerazione del terzetto del Kenya. “La lezione dei 5.000 mi è servita – racconta ai microfoni. – Così mi sono detta: Stavolta non fartele scappare”. Il giro di pista dopo il traguardo, zoppicante, con il Tricolore sulle spalle, la scarpa in mano e le lacrime sul viso, resterà la cartolina della sua eccezionale Olimpiade.

Sulla pedana del triplo, nel frattempo, si sviluppava un triello caraibico combattuto sotto diverse bandiere. Jordan Diaz Fortun, nato a L’Avana e naturalizzato spagnolo, campione europeo; Pedro Pablo Pichardo, nato a Santiago di Cuba e naturalizzato portoghese, campione a Tokyo; Andy Diaz Hernandez, nato a L’Avana e naturalizzato italiano. In un derby multiplo inedito per i Giochi hanno rispettivamente conquistato l’oro, l’argento e il bronzo. Andy ha potuto indossare la divisa azzurra solo il 1° agosto, dopo tanti dubbi sul futuro. La cittadinanza ne ha fatto un simbolo di integrazione. Ha messo su casa a Livorno da rifugiato e ha trovato un allenatore coi fiocchi: Fabrizio Donato, che giusto 12 anni fa vinse il bronzo a Londra. Coincidenze astrali. “Devo ringraziare tutti quelli che mi stanno vicino, in Italia ho imparato tanto come atleta e umanamente”. Ha saltato 17,64, misura importante, a 20 cnetimentri dall’argento e a 22 dall’oro. Ce n’era abbastanza da fargli promettere: “è stata la prima volta. la prossima voglio vincere. Con la canottiera azzurra addosso”.