Acqua benedetta. Quella limpida del bacino di Vaires-sur-Marne regala all’Italia un argento inatteso nella canoa, mentre la Senna fangosa diventa azzurra nel nuoto gran fondo. Ma andiamo con ordine. Gabriele Casadei e Carlo Tacchini, due piemontesi, hanno rinfrescato l’albo d’onore fermo al 1960, quando Aldo Dezi e Francesco La Macchia furono secondi nel C1 1000 all’Olimpiade di Roma. I nostri sono i classici bravi ragazzi che lavorano duro per arrivare dove li portano i sogni. Gabriele, 22 anni da compiere domenica, è di Ivrea, Carlo è un ventinovenne di Verbania: hanno unito le forze nel 2022, diventando al primo tentativo campioni d’Europa nella canoa biposto 500. Il successo ha consolidato certezze e ambizioni, poggiate sulla leggerezza di chi non è per forza tra i favoriti. L’approdo a Parigi è stato più semplice per Tacchini, già finalista a Rio 2016, mentre Casadei è debuttante assoluto. Insieme non se la sono cavata male, anzi.
Il percorso in gara durante una mattinata fatta di sprint a ripetizione è stato straordinario. Secondi in batteria, si sono messi in tasca il pass diretto per la semifinale senza dover passare dai quarti. Qui hanno concluso terzi, meritandosi un posto nella finalissima dove hanno costruito la volata perfetta. Dopo una partenza nelle retrovie, una rimonta travolgente fatta di cuore, tecnica, potenza e rabbia li ha portati a chiudere alle spalle dei cinesi Liu e Ji. Ma soprattutto hanno messo la punta davanti agli spagnoli Moreno e Dominguez, superati al fotofinish. Acqua d’argento, troppo bello.
Qualche ora prima di loro, nella capitale, altra grande festa: protagonista un pesce di nome Ginevra. Navigando a vista nella Senna per dieci chilometri, in un’acqua infida senza odore e senza sapore, la fiorentina Taddeucci si è messa al collo il bronzo della gran fondo. Cercando di capire dove e come fosse meglio nuotare per domare i flussi delle correnti, ha fatto un capolavoro tattico che l’ha portata a una manciata di secondi dalla fenomenale olandese Sharon Van Rouwendaal, già oro a Rio 2016 e argento a Tokyo 2021, e attaccata all’australiana Johnson. Ha visto da vicinissimo i talloni delle prime due senza riuscire a mettere la freccia: impossibile sorpassare, manco il fiume fosse il circuito di Montecarlo. Lei è stata comunque bravissima e si aggiunge nell’albo d’onore a Martina Grimaldi e Rachele Bruni, rispettivamente bronzo a Londra 2012 e argento a Rio 2016. Da applausi anche la compagna di viaggio, l’altra toscana Giulia Gabbrielleschi, sesta in classifica.

“È fantastico — ha spiegato l’azzurra raggiante — fino a un mese fa ero fuori dalle Olimpiadi. Non pensavo di farcela, quando ho toccato il sensore non ci credevo ancora: è stato bellissimo.” Favola o miracolo, Ginevra, 27 anni, cinque medaglie tra Europei e Mondiali ma esordiente ai Giochi, è stata ripescata com’è nel destino dei pesci. Aveva infatti mancato la qualificazione a Doha: non si è arresa alla delusione, ottenendo il pass per Parigi all’ultimo tuffo. In piscina, dove i nostri si sono allenati alla vigilia non fidandosi della Senna. Tutti conoscono le polemiche che hanno accompagnato l’avvicinamento alle gare: la balneabilità era il rebus, fra analisi chimiche e rinvii irrispettosi degli atleti, sospesi nell’incertezza fino all’ultimo momento. Certo l’impatto visivo è stato clamoroso, con un pubblico record assiepato festante sui ponti. Ma a chi nuota la cartolina interessa meno, chiede soltanto che tutto sia regolare e non è stato così, almeno non del tutto.
Il percorso, composto di sei giri, ha vissuto momenti paradossali: all’andata le ragazze volavano, al ritorno la corrente opposta ha reso la gara una terribile salita. Questo ha imposto strategie inedite, poco consone allo spirito del nuoto in acque libere: anziché cercare traiettorie alternative, le concorrenti si sono disposte in fila indiana lungo gli alti muraglioni dove l’acqua è piatta. Sembrava d’essere alla Parigi-Roubaix, dove i ciclisti cercano sulla strada gli strettissimi corridoi laterali privi di pavé. Taddeucci ha capito quali erano i rischi e si è adattata alla situazione, agganciando il trenino che contava fino al traguardo. Dovranno tenerne conto Greg Paltrinieri e Domenico Acerenza: domani toccherà a loro immergersi nella Senna, con ragionevoli aspettative di successo. Come ha fatto Ginevra a scansare le trappole? “Ho cercato di stare assieme alle altre, bisognava avere una chiave di lettura intelligente e poi era tutta un’incognita. So come comportarmi perché già a nove anni ho preferito alla vasca le grandi distanze in mare. Del resto la mia vita è sempre stata controcorrente: questa gara è la giusta conclusione del percorso”, ha detto sorridendo ai microfoni delle tivù. Aggiungendo una dedica particolare oltre quella ai genitori: “La medaglia è per il mio fidanzato Matteo Furlan, nuotatore, che mi ha salvata come solo lui poteva fare.” Ah, l’amour.