È finita come doveva finire: Caterina Banti e Ruggero Tita hanno stravinto l’Olimpiade nella classe Nacra 17 della vela, sul bacino bizzoso di Marsiglia. Bastava arrivare settimi per conquistare l’oro, una pura formalità per il duo che domina il campo di regata da un tempo infinito. Sono stati secondi al traguardo in totale controllo. Eppure, paradossalmente, era proprio questo il grande pericolo nascosto tra le pieghe della Medal Race, l’ultima gara — la tredicesima, accidenti a chi crede alla scaramanzia — che assegna punti doppi: 20 ai primi e poi a scendere per i dieci equipaggi al via. I 14 punti di vantaggio sull’Argentina non garantivano il metallo più bello, ma almeno l’argento era già in un cassetto da ieri: 21 punti di distanza rispetto a britannici e neozelandesi mettevano i nostri al riparo da brutte sorprese. Però c’è sempre l’imprevisto, una rottura, una squalifica (è successo martedì agli azzurri), qualcosa che non è possibile prevedere né disinnescare.
Così non è stato. Malgrado i ritardi a ripetizione causati dal Mistral impercettibile e al limite della regolarità che sfavoriva i nostri, è andato tutto secondo programma con l’inno di Mameli e il tricolore sul pennone più alto. Insomma, la grande festa italiana continua e s’ingrossa il palmares della vela: il leggendario ammiraglio Tino Straulino da Lussinpiccolo nella classe star (Helsinki 1952), Alessandra Sensini e il suo windsurf volante (Sydney 2000); gli imbattibili Banti e Tita con il Nacra 17 (Tokyo 2021 e Parigi 2024); la stratega Marta Maggetti sul windsurf (Parigi 2024). Un popolo di poeti, eroi, santi. E navigatori.
Che tipi sono Caterina e Ruggero? Due professori in acqua. Campionissimi (vantano anche tre titoli mondiali) che si completano alla perfezione. Sette anni fa hanno unito i talenti per costruire una coppia di ferro: non sempre l’esperimento riesce, stavolta è stato un processo d’osmosi naturale e immediato. Si sono così impossessati di una classe giovanissima della vela. In pratica, si tratta di cavalcare un catamarano, progettato per equipaggio misto e realizzato in prospettiva Giochi, con caratteristiche tecniche innovative: 5,25 metri di lunghezza, 2,59 di larghezza, pesante 141 chili. A bordo, i compiti nel giostrare randa, fiocco e gennaker sono nettamente divisi: c’è il timoniere (Tita) e c’è una prodiera (Banti), che devono garantire equilibrio e velocità. La vittoria per loro ha un solo ingrediente, ovvero la certezza di aver preparato ogni cosa al meglio. Lui è il tattico che annusa l’aria e cerca l’onda, lei il funambolo che sfrutta il peso per spingere la barca: entrambi necessari, entrambi indispensabili.
“Fra noi c’è una sintonia totale fatta di tanto lavoro: non ci servono parole,” spiega Caterina, romana di 37 anni, alta 1,78 per 70 chili, laureata in Studi orientali con 110 e lode. Da ragazzina spaziava tra danza, scherma, atletica e ciclismo senza sapere bene cosa scegliere. Poi, tredicenne, è salita in barca e non è più scesa. “Non essere la classica bambina che mangia pane e vela mi ha fatto capire che le pressioni sono dannose: i più piccoli almeno all’inizio devono solo divertirsi. Costruire il percorso mattone su mattone viene più tardi.” Tutto all’inverso Ruggero, otto centimetri d’altezza meno della partner d’avventura, nato a Rovereto e baby prodigio in Nazionale già a 12 anni (oggi ne ha 32), diventato subito campione italiano ed europeo. Laureato in Economia gestionale, va pazzo per gli sport estremi, dal kitesurf allo ski freestyle passando per il parapendio. Insomma, la loro è una coppia perfetta, tanto che nel 2022 hanno condiviso il titolo di Velista dell’anno. “Allenarli è un piacere — ammette il direttore tecnico Michele Marchesini — perché assicurano emozioni speciali. Negli ultimi due giorni bisognava essere solidi, ci sono riusciti scansando le insidie del vento debole.” Che faranno adesso? “Torno a casa e vado in vacanza con il mio fidanzato che ha sopportato tutti gli allenamenti,” risponde Banti. Tita invece si unirà al team Prada per salire su Luna Rossa e dare l’assalto all’America’s Cup. Come volevasi dimostrare: gemelli diversi, però legati a filo doppio.